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23/10/2025

Manifestazione in Estremadura contro Rheinmetall, fabbrica di morte: un messaggio universale


Tlaxcala, 23 ottobre 2025

Dalle profondità della Spagna rurale si leva un grido di rabbia, di dignità violata, un appello alle coscienze della vecchia Europa: fermiamo i fabbricanti e i mercanti di morte! Sabato 25 ottobre, per la seconda volta, si terrà una manifestazione davanti alla fabbrica di armi Rheinmetall a Navalmoral de la Mata, nella provincia di Cáceres, in Estremadura, su iniziativa dei collettivi La Vera con Palestina e Extremadura con Palestina. Di seguito un riassunto dei documenti pubblicati in spagnolo e tedesco.


L’appello s’intitola
“No al rearme, stop genocidio” – No al riarmo della Spagna e dell’Europa, fermiamo il genocidio. Nel quadro del piano “Rearm Europe” della Commissione europea, il governo di Madrid si è impegnato a rispettare l’obiettivo della NATO di destinare il 2% del PIL alle spese militari. L’obiettivo – che divide la coalizione di governo – è raggiungere entro il 2029 un bilancio superiore ai 40 miliardi di euro.

Collegare la lotta contro il riarmo alla solidarietà con la Palestina

La rivendicazione centrale è quella di unire la lotta contro il riarmo alla solidarietà con il popolo palestinese, vittima di un genocidio perpetrato da Israele con la complicità dell’Occidente. Gli organizzatori invocano la nascita di un movimento sociale internazionalista contro la militarizzazione e l’economia di guerra.

Critica del modello occidentale e appello alla disobbedienza

Il testo dell’appello dipinge un quadro apocalittico del mondo contemporaneo: l’Occidente è un impero decadente, guidato da élite egoiste (USA ed Europa) che, di fronte alla crisi ecologica ed energetica, scommettono sulla guerra e sulla conquista. Il riarmo è visto come una strategia per mantenere il modello iperconsumista e accaparrarsi le risorse del Sud. La Germania dei “poeti e pensatori” diventa quella dei “giudici e boia”, seguendo gli Stati Uniti, rinunciando alla propria autonomia energetica (il gas russo) per rilanciarsi con la produzione di armi.

L’appello sviluppa un argomento economico e morale: ogni aumento del bilancio militare si traduce in una riduzione delle spese sociali. Gli autori denunciano una nuova era di austerità, paragonabile a quella degli anni 2010, e accusano i governi spagnoli, compresi quelli socialisti, di partecipare alla privatizzazione del bene comune a vantaggio del complesso militare-industriale.

Un appello diretto è rivolto agli operai delle fabbriche Rheinmetall in Estremadura:
“Os parece ético trabajar para esta empresa cómplice del genocidio?”Vi sembra etico lavorare per un’azienda complice del genocidio?

Le rivendicazioni comprendono: eliminazione degli aiuti pubblici all’industria bellica, embargo totale sulle armi destinate a Israele, rottura delle relazioni diplomatiche, perseguimento penale dei dirigenti coinvolti, fine del riarmo europeo e avvio di un programma di decrescita.

Rheinmetall: un simbolo della guerra moderna

L’articolo di José Luis Ybot (El Salto, 17 settembre 2024) ripercorre la storia della Rheinmetall, la più grande impresa bellica tedesca, nata nel XIX secolo, associata al regime nazista, poi convertita alla produzione civile prima di tornare a essere un pilastro del riarmo dal 1956. Dal 2000 si è nuovamente concentrata sul settore militare: carri Leopard, Eurofighter Typhoon, droni, laser, sistemi di difesa, ecc.

Nel 2022 Rheinmetall ha acquistato Expal, filiale del gruppo spagnolo Maxam, proprietario degli stabilimenti di El Gordo e Navalmoral de la Mata. Questi siti, coinvolti nella produzione e nello smantellamento di mine antiuomo, fanno dell’Estremadura una regione “sacrificata” al servizio dell’economia di guerra.

Dall’inizio della guerra in Ucraina, il valore di Rheinmetall si è quintuplicato. Tra i suoi azionisti figurano BlackRock, Goldman Sachs e Bank of America. L’impresa beneficia della domanda mondiale di armamenti, soprattutto attraverso la sua filiale ucraina creata nel 2023.

Inchiesta: Rheinmetall a El Gordo e Navalmoral

Un reportage di Luis Velasco San Pedro (El País, 1 novembre 2024) mostra come il villaggio di El Gordo viva grazie a Rheinmetall: 200 abitanti vi lavorano, i salari superano i 1600 euro e la disoccupazione è quasi nulla. Ma domina una cultura del segreto. I dipendenti firmano clausole di riservatezza e affermano: “Lo que se hace allí es top secret.”

La deputata Nerea Fernández (Unidas por Extremadura) denuncia la complicità regionale e il finanziamento pubblico di Rheinmetall (58.060 euro di fondi europei). Invoca la riconversione di queste fabbriche alla produzione civile. Per lei, “il genocidio di Gaza comincia in Estremadura”.

Mobilitazioni popolari e critica globale

Il comunicato che convocava la precedente manifestazione del 6 ottobre 2024 invitava al boicottaggio di Israele e alla disobbedienza civile:
“La única forma de buscar la paz es no fabricar la guerra.”L’unico modo di cercare la pace è non fabbricare la guerra.

L’Europa vi era descritta come un “mega-Israele” militarizzato, costruito sulla paura e sulla dipendenza dall’economia di guerra.

Il dossier combina inchiesta, manifesto e appello morale. Denuncia il capitalismo di guerra e collega la lotta locale contro Rheinmetall alla causa palestinese. Gli autori affermano una convinzione: la lotta per la pace comincia là dove si fabbricano le armi.

Il messaggio vale urbi et orbi, in Europa, nelle Americhe e in Asia: bisogna fermare i fabbricanti e i commercianti di morte, ovunque essi siano, “con ogni mezzo necessario”. Finora solo una fabbrica d’armi, la Elbit Systems di Bristol, nel Regno Unito, ha cessato le proprie attività. Il merito va ai coraggiosi militanti di Palestine Action, banditi come “terroristi” e perseguiti in tribunale. Lo stesso accade ai militanti tedeschi di Palestine Action Germany, che hanno compiuto un’azione simbolica contro la fabbrica Elbit Systems di Ulm: cinque di loro sono sotto processo.

Un altro aspetto delle mobilitazioni riguarda il trasporto di armamenti verso Israele, di due tipi: armi pronte all’uso e componenti destinati alle fabbriche israeliane di morte. Manifestazioni si sono tenute a Marsiglia, Genova e Tangeri; altre sono in preparazione.

La nave cargo Marianne Danica, che trasportava proiettili da 155 mm per Elbit Systems, provenienti da Chennai (India) e diretti a Haifa, si è deviata da Gibilterra a Casablanca per evitare le proteste spagnole. Un’altra nave, l’Ocean Gladiator, con 163 tonnellate di bossoli di ottone prodotti nella fabbrica Wieland di Buffalo (USA), ha appena attraversato lo stretto di Gibilterra e si dirige verso Ashdod, con prossima tappa a Limassol (Cipro) il 3 novembre [si può seguire qui]. Lì la aspettiamo.

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