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02/10/2023

PANAGIOTIS GRIGORIOU
Gli occupanti... occupati!
L’odissea dell’esercito di occupazione italiano in Grecia

Panagiotis Grigoriou, Greek City, 30/9/2023

Tradotto da Fausto Giudice, Tlaxcala


Panagiotis Grigoriou (Atene, 1966) è un etnologo e storico greco, redattore del sitio web Greek Crisis e del suo successore Greek City e direttore della società di turismo alternativo Grèce Autrement.


 Si potrebbe pensare che le nostre “storielle”, ricordate durante le riunioni di famiglia, a volte illustrino solo il lato aneddotico degli eventi, l’insieme di fatti storici che siamo un po’ troppo veloci a liquidare come secondari. A casa nostra, nostro zio Chrístos, che non c’è più, amava raccontarci i suoi aneddoti degli anni ‘40, la guerra greco-italiana, l’occupazione, la Resistenza, e poi tutta l’illogica guerra civile greca dal 1944 al 1949, fino all’ultimo dettaglio della storia che era sua all’inizio. È stato persino felice di raccontarci la presenza dei soldati italiani in Grecia, la cui storia tortuosa si trova talvolta, ancora oggi, tra memoria e oblio.


Va ricordato che il 28 ottobre 1940 l’Italia diede inizio alla guerra greco-italiana invadendo la Grecia dall’Albania. Inizialmente Mussolini aveva lanciato l’invasione della Grecia in modo piuttosto frettoloso, poi, vista la preparazione militare della Grecia, non prevista dagli italiani, e la capacità dell’esercito ellenico di operare in un terreno montuoso, l’offensiva italiana iniziale fu contenuta e l’invasione si impantanò rapidamente.

Tuttavia, va ricordato che nell’ottobre 1940, con la benedizione di Londra, molti leader politici e istituzionali di Atene erano disfattisti prima del tempo, ritenendo che la regione dell’Epiro, nel nord-est della Grecia, potesse essere abbandonata a favore dei piani di Mussolini.

L’ambasciatore britannico in Grecia dell’epoca, Sir Michael Palairet, nel suo telegramma da Atene del 28 settembre 1940, documento reso noto diversi decenni più tardi negli archivi del Foreign Office, informava il suo governo “che il Capo di Stato Maggiore Generale, Generale Papágos, era pronto, se ritenuto necessario, a cedere l’Epiro agli italiani”.


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06/08/2023

ROMARIC GODIN
Karl Korsch, scongelare il marxismo

Romaric Godin, Mediapart, 3/8/2023
Tradotto da Fausto Giudice, Tlaxcala

Cento anni fa, “Marxismo e filosofia”, il libro di un professore di diritto tedesco, fece scalpore a sinistra. Segnò l’inizio di un singolare percorso intellettuale in opposizione alle ideologie marxiste di ogni tipo, chiedendo di valorizzare le lotte sul campo, e che rimane più che mai attuale. 

Illustrazione Simon Toupet

Poco meno di cento anni fa, il 16 ottobre 1923, un trentasettenne professore di diritto dell’Università di Jena, Karl Korsch, veniva nominato Ministro della Giustizia del Land (Stato) di Turingia. Si trattò di un evento nella politica tedesca, in quanto egli era membro del Partito Comunista di Germania, il KPD, e si unì, insieme ad altri due compagni, a un governo guidato da un socialdemocratico dell’SPD, August Frölich.

Quest’ultimo aveva deciso di formare un gabinetto unitario di sinistra, seguendo le orme del suo omologo della vicina Sassonia, Ernst Ziegler, che aveva incluso due comunisti nel suo governo. Negli ultimi quattro anni, tuttavia, il KPD, che aveva aderito alla IIIa Internazionale bolscevica, e l’ SPD, che aveva guidato molti governi nella Repubblica di Weimar, sono sembrati inconciliabili.

Ma nel 1923 il Paese sembrava essere nel caos. L’iperinflazione e l’invasione francese e belga della Ruhr avevano distrutto l’economia tedesca. Il governo federale del liberale Gustav Stresemann intraprese una politica di severa austerità, che portò a tentazioni separatiste in Baviera e in Renania e a putsch di estrema destra, come quello tentato dai nazisti a Monaco l’8 novembre.

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