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27/02/2023

CARSTEN HANKE
Sommossa per la pace in Germania

Carsten Hanke, 26.2.2023
Tradotto da Fausto Giudice, Tlaxcala

Rostock-Berlino - Il rifiuto del corso bellico del governo tedesco e della copertura dei media borghesi da parte della popolazione tedesca si esprime sempre più spesso in azioni di piazza in molte città. È diventato particolarmente chiaro nel primo anniversario dell'intervento militare della Russia nella strage della propria popolazione nelle regioni di Donetsk e Lugansk, praticato dal governo di Kiev dal 2014. Secondo gli osservatori delle Nazioni Unite, da allora almeno 14.000 persone sono state uccise negli attacchi e sono state distrutte scuole, asili, ospedali e altre strutture importanti per il mantenimento dei rifornimenti della popolazione.

Vorrei usare solo due esempi per chiarire che sempre più cittadini della Repubblica Federale Tedesca stanno esprimendo pubblicamente il loro rifiuto della linea di guerra del governo federale con varie azioni di pace. Queste persone amanti della pace non sono più scoraggiate dalle diffamazioni dei media, come è accaduto ripetutamente nel periodo precedente al Manifesto per la Pace di Alice Schwarzer e Sahra Wagenknecht. Questo Manifesto per la pace non è stato sostenuto solo da noti personaggi pubblici come primi firmatari, ma anche da oltre 600.000 persone in pochissimo tempo.

La prima manifestazione per la pace si è svolta venerdì 24 febbraio alle ore 17.00 sulla Pariser Platz, proprio di fronte alla Porta di Brandeburgo e all'Ambasciata Usa a Berlino. Questa azione di pace è stata indetta da settimane dal Coordinamento per la pace di Berlino (FRIKO), che da molti anni lavora per la pace in tutto il mondo con varie attività di pace. In questa alleanza collaborano diverse organizzazioni, tra cui i nostri membri nell'area di Berlino della Società per la pace e la solidarietà internazionale (GeFiS).

Il 24 febbraio 2023, circa 1.000 manifestanti hanno seguito l'appello del Coordinamento con il motto “Stop alle uccisioni in Ucraina - per il cessate il fuoco e i negoziati!”, scritto congiuntamente da 18 gruppi pacifisti. Oltre a noti oratori, ad esempio i promotori del “Darmstädter Signal”, in cui ufficiali e soldati della Bundeswehr ancora o non più attivi si schierano sempre a favore di una risoluzione pacifica dei conflitti, è stato lanciato un appello a manifestare contro la guerra e per la pace, tra l'altro con la partecipazione del cantante Diether Dehm.


Ai margini di questo evento, alcuni passanti hanno ripetutamente cercato di disturbare con grida e provocazioni verbali questa manifestazione per la pace. Durante le varie misure di de-escalation da noi praticate, come la conversazione pacata, è stato ripetutamente notato che questi cosiddetti sostenitori di ulteriori forniture di armi all'Ucraina non solo avevano deficit storici, ma erano anche informati solo in modo unilaterale. Nonostante alcuni insulti feroci, i nostri sforzi di distensione hanno avuto successo e hanno evitato possibili scontri fisici.


"Chi vuole la pace, parli della guerra" (Walter Benjamin)
Cessate il fuoco, disarmo, pace subito!

Il 25 febbraio 2023 alle 14.00, sul lato ovest della Porta di Brandeburgo a Berlino, si è svolta la grande manifestazione annunciata dalle promotrici Alice Schwarzer e Sahra Wagenknecht e dal generale di brigata in pensione Erich Vad.

Nell'annuncio della manifestazione è stato esplicitamente dichiarato che non sarebbero stati esposti simboli di partito come bandiere ecc. e che i membri del partito AfD e di altri gruppi estremisti di destra non erano i benvenuti. Secondo gli organizzatori, si aspettavano circa 10.000 partecipanti. A causa del fatto che i partecipanti provenienti da tutta la Germania avevano viaggiato appositamente (altri membri del GeFiS avevano viaggiato in modo organizzato in autobus da Rostock e dintorni), l'inizio della manifestazione ha dovuto essere posticipato di circa 10-15 minuti.

Io stesso ho cercato di percorrere l'intera area della manifestazione per scattare delle foto e ho dovuto interrompere il mio tentativo perché i partecipanti erano così stretti da non potere passare. Secondo altri partecipanti, anche con un ritardo di 40 minuti, le persone continuavano ad arrivare. Il numero di 13.000 partecipanti, ripetutamente riportato dalla polizia e dai media, era lontano dai fatti e dimostra ulteriormente che questi non riportano la verità quando non è nel loro interesse.

Le numerose conversazioni spontanee con i visitatori della manifestazione sono state caratterizzate dalla grande preoccupazione che un numero sempre maggiore di forniture di armi porti solo profitti, ma non pace. Il rifiuto di negoziare non dimostra la volontà di pace, ma mette in pericolo delle vite. I partecipanti sono consapevoli che le sanzioni e la guerra economica stanno danneggiando la Germania e che ogni cittadino lo sta già sentendo. Denunciano il governo tedesco di essere responsabile dell'inflazione e del declino economico con la sua retorica di guerra.

Molti visitatori della manifestazione sono a conoscenza delle parole del comandante della NATO Stoltenberg “piuttosto una guerra nucleare che una vittoria russa in Ucraina”. Si sono attivati per chiarire che sono contro la follia nucleare, contro [l’istallazione di missili ipersonici usamericani] Dark Eagle, contro l'equipaggiamento molto più esteso con armi nucleari statunitensi in Europa e soprattutto in Germania. Vogliono fare una dichiarazione pubblica contro questa follia e allo stesso tempo invitare i cittadini che sono ancora passivi a diventare finalmente attivi.

La campagna diffamatoria e divisiva dei politici, all'unisono con i media borghesi, secondo cui l'evento sarebbe “aperto alla destra”, si è rivelata assurda non solo nel periodo precedente la manifestazione, ma anche durante l'intero evento.

Si è trattato di una forte dimostrazione per la pace e contro il governo tedesco e la sua pratica di guerra con la costante consegna di armi all'Ucraina. Ciò è stato reso evidente, tra l'altro, dalle numerose richieste a gran voce dei partecipanti alla manifestazione, che hanno scandito “Baerbock muss weg!” ( “Baerbock* vattene!”).

*Annalena Baerbock: Ministra guerrafondaia verde degli Affari Esteri

 

Carsten Hanke: autoritratto

Sono nato a Rostock, nella RDT, nel 1960. Ho completato la scuola secondaria di secondo grado e poi ho seguito una formazione de tornitore, perforatore e fresatore, cioè di costruttore metallico. Poi mi sono arruolato nella Volkspolizei (Polizia Popolare) e ho percorso tutti i gradi da zero, ho studiato lì e sono diventato ufficiale. Dopo la cosiddetta Svolta, nel 1990, l’Ovest non ha riconosciuto i nostri titoli di studio e poiché non volevo comunque prestare servizio negli organi di sicurezza del sistema capitalista dove magari avrei dovuto proteggere manifestazioni naziste, ho lasciato il servizio di polizia. Andai al dipartimento municipale dell'ordine pubblico e studiai per altri due anni per diventare un funzionario di grado superiore. Ma poiché ero troppo di sinistra, trovarono un modo “non ufficiale” per sbarazzarsi di me. Poi mi sono andato a lavorare in impresa e nel 1997 sono stato mandato in pensione anticipata a causa della mia malattia ossea. Ho dovuto lottare per 4 anni in tribunale con un avvocato per far riconoscere la mia malattia e ho vinto. Da allora sono sempre stato attivo politicamente e nel 2020 ho fondato con alcuni amici la "Società per la Pace e la Solidarietà Internazionale" (GeFiS), dove sosteniamo le forze progressiste dell'America Latina e abbiamo avviato la campagna di solidarietà “Farmaci per il Venezuela”. Sono stato invitato dal Consiglio elettorale nel 2019 come unico osservatore elettorale tedesco alle elezioni parlamentari in Venezuela e di nuovo nel 2021 con altri 3 rappresentanti come osservatore elettorale per le elezioni comunali. Sono stato selezionato come rappresentante delle ONG.@HankeCarsten

02/10/2022

5 domande a Fausto Giudice, autore di “Joe Hill, in memoriam”

Milena Rampoldi, 12/7/2022

Come hai scoperto Joe Hill?

Ero un giovane immigrato in Svezia alla fine degli anni Sessanta. Erano gli "anni d'oro" della socialdemocrazia al potere, che dichiarava ogni dissenso come "devianza", da trattare con mezzi psichiatrici. Mi identificavo con i "dannati della terra" e trovavo la morale luterana imperante incomparabilmente ipocrita. Chi diceva di volere il bene del popolo aveva riscritto la storia, cancellando l'"altro movimento operaio", che aveva combattuto il capitale con mezzi tutt'altro che pacifici. Joe Hill era una figura leggendaria in questo cosiddetto "altro movimento sindacale". Nel 1970 mi ritrovai con qualche centinaio di emarginati come comparsa nel film di Bo Widerberg su Joe Hill nei quartieri meridionali di Stoccolma. Tutto quello che conoscevo di lui fino ad allora era la canzone che Joan Baez cantò a Woodstock. Joe Hill mi diceva che la classe operaia svedese non era sempre stata il pacifico pachiderma della rappresentanza socialdemocratica. E ho scoperto Anton Nilsson, "l'uomo dell'Amalthea". Questo operaio ventunenne, insieme a due compagni, aveva piazzato una bomba vicino a una nave chiamata Amalthea, ormeggiata a Malmö, che ospitava i crumiri inglesi importati dai padroni contro uno sciopero dei portuali, nel 1908. Anton Nilsson fu condannato a morte e la sua pena fu commutata in ergastolo a seguito di una campagna internazionale, condotta in particolare dall'International Workers of the World, il sindacato in cui Joe Hill era attivo negli Stati Uniti.

Cosa ci dice oggi Joe Hill?

Il suo messaggio essenzialmente consiste in due cose: 1. è possibile organizzare i più sfruttati, i più oppressi in modo intelligente ed efficace, adattando le forme di organizzazione alla realtà sociale di coloro che stanno "sotto", i migranti, le donne, i precari, i non qualificati, quello che fece IWW, evitando qualsiasi forma di burocrazia socialdemocratica. Ecco cos'è l'"altro movimento operaio", in contrapposizione ad apparati come la DGB tedesca, l'AFL-CIO yankee o la LO svedese: un movimento che si attiene alla realtà della classe, che è mobile, fluida e mutevole. 2 – si possono inventare forme di comunicazione popolari, creative, incisive e umoristiche. Le canzoni di Joe Hill ne sono un esempio meraviglioso.

C'è qualche Joe Hill oggi?

Non che io sappia. Alcuni rapper potrebbero esserlo, se scegliessero di cantare con e per i lavoratori che si stanno organizzando presso Amazon, McDonalds, Starbucks, Deliveroo, Uber e tutte le altre aziende del "nuovo capitalismo",  nuovo solo nelle sue forme.

Che cosa avrebbero fatto oggi Joe Hill e l'IWW?

Avrebbero organizzato gli "altri" lavoratori, camminando su due gambe: sul contatto fisico e su quello virtuale. È quanto sta accadendo, ad esempio, in Cina, dove i giovani lavoratori delle fabbriche mondiali, senza un sindacato che li difenda, utilizzano i social media per rivendicare i propri diritti e per organizzarsi.

Perché la collezione "Erga Omnes"?

"Erga Omnes", "Per tutti", era il motto dei ribelli schiavi guidati da Spartaco che misero a repentaglio la Repubblica romana tra il 73 e il 71 a.C. Questa collana si propone di pubblicare libri sulle grandi figure, a volte dimenticate, delle rivolte logiche – per usare le parole di Rimbaud - attraverso i secoli.

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13/09/2022

SERGIO FERRARI
La memoria naviga negli oceani e riunisce le generazioni
Libro di ex prigionieri politici argentini lanciato in italiano


 Sergio Ferrari, La Pluma, 13/9/2022
Tradotto da Fausto Giudice, Tlaxcala

Sergio Ferrari, ex prigioniero politico argentino, vive dal 1978 in Svizzera, dove lavora come giornalista per vari media europei e latinoamericani.

La memoria collettiva non conosce confini e non accetta amnesie imposte. Il Grand Hotel Coronda si rivolge al Vecchio Mondo e cerca nuovi porti per condividere fari di speranza.

  

Vista attuale del reparto numero 5 del carcere di Coronda. Foto Sergio Ferrari

Da Coronda a Roma, passando per la Svizzera italiana

Dal 15 settembre, si presenta in Europa Grand Hotel Coronda. Racconti di prigionieri politici sotto la dittatura argentina 1974-1979, a quasi vent'anni dalla pubblicazione in Argentina della versione originale spagnola, Del otro lado de la mirilla.

 

 El Periscopio – Olvidos y Memorias de ex Presos Políticos de Coronda 1974 – 1979

Dalla sua pubblicazione nel 2003, Del otro lado de la mirilla ha avuto ripercussioni significative, sia a livello nazionale che all'estero. Si tratta di una testimonianza collettiva e anonima di ex prigionieri politici detenuti a Coronda, Santa Fe, una delle carceri di massima sicurezza in Argentina durante l'ultima dittatura civile-militare (1976-1983). Si tratta di uno dei primi libri del genere pubblicati in America Latina, frutto del lavoro di un nutrito gruppo di autori riuniti nella Asociación El Periscopio.

Fonte di ispirazione per la creazione teatrale Coronda en Acción, presentata nel 2006 (https://www.youtube.com/watch?v=mkK12e2yaFw), durante la recente pandemia, questo lavoro collettivo ha alimentato concettualmente anche il progetto Corondaes, un'esperienza performativa audiovisiva. Ha inoltre ispirato la realizzazione del cortometraggio Retorno a Coronda (2020), proiettato come introduzione alle presentazioni del libro in Europa.

Nel 2020, l'editore svizzero de l'Aire ha pubblicato la traduzione francese con il titolo Ni fous, ni morts (“Né pazzi né morti”). E dalla seconda settimana di settembre sarà presentato in italiano con il titolo Grand Hotel Coronda, frutto del lavoro di un grande collettivo di solidarietà e della prestigiosa casa editrice romana Albatros Il Filo, che ha una vasta rete di distribuzione attraverso librerie e media digitali.

Molto più che un libro “storico”

“Più che un progetto editoriale, concepiamo Grand Hotel Coronda come una proposta educativa e di sensibilizzazione per rafforzare la solidarietà tra i popoli”, spiega il ricercatore scientifico italiano Enrico Vagnoni, membro del Gruppo di gestione del progetto, composto da una ventina di membri che ne hanno reso possibile la pubblicazione.

Per Vagnoni, che tra il 2001 e il 2006 è stato operatore di sviluppo per una ONG italiana nel nord di Santa Fe e in altre zone dell'Argentina, l'obiettivo principale di Grand Hotel Coronda è raggiungere un pubblico giovane. E per portare loro “un messaggio di speranza e di solidarietà, che rafforzi in Italia, in Svizzera, o ovunque lo leggiate, le sfide globali che le nuove generazioni devono affrontare. Tra le altre, nella lotta per la difesa del clima, per l'uguaglianza di genere, contro la spietata esclusione dei rifugiati, per la ricostruzione collettiva della memoria”.

Secondo Vagnoni, che vive a Sassari, in Sardegna, il contenuto di quest'opera di 410 pagine, organizzata in 39 capitoli, apporta e attualizza valori come la resistenza alle strategie del terrore, la solidarietà e l'impegno collettivo. Si tratta di riferimenti etici universali che trascendono lo specifico contesto geografico e storico del Grand Hotel Coronda. E per questo, spiega Vagnoni, molte delle presentazioni in Europa “faranno parte di un progetto educativo che prevede incontri nelle scuole, nei licei e nelle università, oltre a spettacoli teatrali e musicali e altre iniziative educative e culturali ispirate ai contenuti dell'opera”.


La prima di queste attività, il calcio d'inizio di una vera e propria maratona politico-letteraria, si svolgerà il 15 settembre in un collegio della città svizzera di Bellinzona, con la partecipazione di un centinaio di giovani che stanno per terminare la loro formazione pre-universitaria.

Nella Svizzera italiana, con la presenza di tre ex prigionieri politici di Coronda, sono previste presentazioni pubbliche anche a Biasca, Lugano e Mendrisio. A partire da lunedì 19 settembre, il Grand Hotel Coronda visiterà centri comunitari, culturali e sindacali a Parma, Bologna, Pavia, Livorno e Roma, dove Casa Argentina ospiterà il lancio pubblico il 4 ottobre. Nello stesso mese, una mezza dozzina di altre attività si svolgeranno in Sardegna e nella regione Toscana (Rignano sull'Arno e Firenze).