Alain Gresh e Sarra Grira, Orient
XXI, 30/9/2024
Tradotto da Fausto Giudice, Tlaxcala
Alain Gresh (Il Cairo 1948) è un giornalista francese specializzato nel Mashreq e direttore del sito web OrientXXI.
Sarra Grira ha conseguito un dottorato in letteratura e civiltà francese, con una tesi intitolata Roman autobiographique et engagement: une antinomie? (XXe siècle), ed è caporedattrice di OrientXXI.
Fino a dove si spingerà Tel Aviv? Non contento di aver ridotto Gaza a un campo di rovine e di aver commesso un genocidio, Israele sta estendendo le sue operazioni al vicino Libano, utilizzando gli stessi metodi, gli stessi massacri e le stesse distruzioni, convinto dell'indefettibile sostegno dei suoi finanziatori occidentali che sono diventati complici diretti delle sue azioni.
Il numero dei libanesi uccisi nei bombardamenti ha superato i 1.640 e gli “exploit” israeliani si sono moltiplicati. Inaugurati dall'episodio dei cercapersone, che ha fatto svenire molti commentatori occidentali per la “prodezza tecnologica”. Alla faccia delle vittime, uccise, sfigurate, accecate, amputate, cancellate. Si ripeterà ad nauseam che, in fondo, si trattava solo di Hezbollah, una “umiliazione”, un' organizzazione che, non dimentichiamolo, la Francia non considera un'organizzazione terroristica. Come se le esplosioni non avessero colpito l'intera società, uccidendo miliziani e civili. Eppure l'uso di trappole esplosive è una violazione delle leggi di guerra, come hanno sottolineato diversi specialisti e organizzazioni umanitari.
Gli assassinii sommari di leader di Hezbollah, compreso quello del suo segretario generale Hassan Nasrallah, ogni volta accompagnati da numerose “vittime collaterali”, non suscitano nemmeno uno scandalo. L'ultima frecciatina di Netanyahu alle Nazioni Unite è stata quella di dare il via libera al bombardamento della capitale libanese nella sede dell'organizzazione stessa.
A Gaza e nel resto dei Territori palestinesi occupati, i
membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ignorano ogni giorno di
più i pareri della Corte internazionale di giustizia (CIG). La Corte penale
internazionale (Cpi) sta ritardando l'emissione di un mandato contro Benyamin
Netanyahu, anche se il suo procuratore riferisce di pressioni “da parte dei
leader mondiali” e di altre parti, incluso contro lui stesso e la sua
famiglia.
Abbiamo mai sentito Joe Biden, Emmanuel Macron o Olaf Scholz protestare contro
queste pratiche?
Da quasi un anno una manciata di voci, che sembrerebbero quasi gli scemi del paese, denunciano l'impunità israeliana, incoraggiata dall'inazione occidentale. Una guerra del genere non sarebbe mai stata possibile senza il trasporto aereo di armi usamericane - e in misura minore europee - e senza la copertura diplomatica e politica dei paesi occidentali. La Francia, se volesse, potrebbe adottare misure che colpiscano realmente Israele, ma si rifiuta ancora di sospendere le licenze di esportazione di armi che ha concesso. Potrebbe anche fare pressione sull'Unione Europea, insieme a paesi come la Spagna, per sospendere l'accordo di associazione con Israele. Non lo sta facendo.
L'infinita Nakba palestinese e l'accelerazione della distruzione del Libano non sono solo crimini israeliani, ma anche crimini occidentali di cui Washington, Parigi e Berlino sono direttamente responsabili. Lontano dalle pose e dai teatrini dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite di questi giorni, non lasciamoci ingannare dagli sfoghi finti di rabbia di Joe Biden o dai pii auspici di una “protezione dei civili” di Emmanuel Macron che non ha mai perso occasione per mostrare il suo incrollabile sostegno al governo di estrema destra di Benyamin Netanyahu. Non dimentichiamo nemmeno il numero di diplomatici che hanno lasciato la sala dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite quando il Primo Ministro israeliano ha preso la parola, in un gesto che aveva più a che fare con la catarsi che con la politica. Infatti, mentre alcuni paesi occidentali sono i principali responsabili dei crimini di Israele, altri, come la Russia e la Cina, non hanno intrapreso alcuna azione per porre fine a questa guerra, la cui portata si espande ogni giorno, estendendosi allo Yemen oggi e forse all'Iran domani.
Questa guerra ci sta facendo precipitare in un'epoca buia in cui le leggi, il diritto, le tutele, tutto ciò che impedirebbe all'umanità di sprofondare nella barbarie, vengono metodicamente abbattute. Un'epoca in cui una parte ha deciso di mettere a morte l'altra parte, giudicandola “barbara”. “Nemici selvaggi“, secondo le parole di Netanyahu, che minacciano la ”civiltà giudeo-cristiana”. Il Primo Ministro sta cercando di trascinare l'Occidente in una guerra di civiltà con sfumature religiose, in cui Israele si vede come avamposto in Medio Oriente. Con indubbio successo.
Con le armi e le munizioni che continuano a fornire a Israele, con il loro incrollabile sostegno a un “diritto all'autodifesa” fasullo, con il loro rifiuto del diritto dei palestinesi all'autodeterminazione e a resistere a un'occupazione che la Corte internazionale di giustizia ha dichiarato illegale e ha ordinato di fermare - una decisione che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si rifiuta di attuare - questi paesi sono responsabili dell'arroganza di Israele. In quanto membri di istituzioni prestigiose come il Consiglio di Sicurezza dell'ONU e il G7, i governi di questi Stati avallano la legge della giungla imposta da Israele e la logica della punizione collettiva. Questa logica era già all'opera in Afghanistan nel 2001 e in Iraq nel 2003, con risultati già noti. Nel 1982, Israele invase il Libano, occupò il sud, assediò Beirut e supervisionò i massacri nei campi palestinesi di Sabra e Shatila. È stata questa macabra “vittoria” a portare all'ascesa di Hezbollah, proprio come la politica di occupazione di Israele ha portato al 7 ottobre. Perché la logica della guerra e del colonialismo non può mai portare alla pace e alla sicurezza.