Alessandro Ghebreigziabiher, Storie e Notizie N. 2067, 7/10/2022
Non manca tanto, amici. Resistete, vi prego.
Tra poco più di un mese il grande spettacolo avrà inizio.
Ma chi l’avrebbe detto che sarebbe stata l’occasione per fare qualcosa di giusto, solidale, in una sola parola, umano?
A quanto pare, nonostante l’impatto ambientale sia considerevole e i costi esorbitanti, forse per una volta il fine giustificherà i mezzi.
Perché, udite udite, dall’inizio del torneo, per circa tre settimane ben 140 campi riceveranno almeno 10.000 litri di acqua al giorno. Acqua dolce, chiaro? Preventivamente desalinizzata,
con tutti gli sforzi economici e industriali del caso, oltre a quelli
ambientali, come già detto. Ma questa è l’occasione di chiudere un
occhio, perché è in gioco la sopravvivenza dei nostri simili maggiormente in difficoltà.
Adesso non li ho contati tutti, ma 140 campi è un numero importante, caspita, e 10.000 litri di acqua da bere al giorno rappresentano una vera manna dal cielo, anzi dal mare.
Sto pensando ovviamente ai campi con il maggior numero di abitanti, come quello di Bidi Bidi, in Uganda, con i suoi 270.000 rifugiati in fuga dalla guerra civile in Sud Sudan, e quello di Kutupalong, nel Bangladesh, il quale ospita rifugiati Rohingya, e compete al precedente il triste primato di presenze.
Diecimila litri d’acqua al giorno sarebbero
un’incredibile benedizione, lì dove anche solo un sorso è in grado di
influire sulla possibilità di sopravvivere all’indomani.
Ma l’elenco è lungo ed è davvero bello poter annunciare tale magnifica notizia.
Immagino la gioia negli altri campi africani, come ovviamente quello di Dadaab, in Kenia, per la maggior parte abitato da rifugiati somali a causa pure stavolta di una maledetta guerra "civile", anche se mi sfugge il motivo per il quale ci ostiniamo a chiamarla ancora così. Cosa c’è di civile nello sterminare intere generazioni? Mah…