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25/04/2025

Elnet, ovvero l'arte sionista di comprare le coscienze europee a basso prezzo

Si chiama Elnet, acronimo di European Leadership Network, da non confondere con ELN, acronimo dell'altro European Leadership Network, un think tank “rispettabile” creato nel 2011 e con sede a Londra. Elnet non ha nulla di rispettabile: è una macchina da guerra israelo-yankee creata nel 2007 dopo la seconda Intifada per intossicare l'opinione pubblica occidentale con la più pura hasbara [propaganda] sionista. Obiettivo principale: i parlamentari nazionali dell’UE e gli eurodiputati. Dopo il 7 ottobre 2023, Elnet ha organizzato 20 viaggi in Israele per 300 parlamentari europei e britannici. Ma Elnet ha anche diversificato le sue operazioni, organizzando viaggi in Terra Promessa per militari, industriali e grandi intellettuali, tra cui Bernard-Henri Lévy e Michel Onfray, senza dimenticare l'inimitabile svizzero-catalano Manuel Carlos Valls i Galfetti, nonché viaggi di politici e militari israeliani in Europa. Tra i parlamentari, si rastrella ampiamente, dai conservatori agli ecologisti, passando per i liberali e i socialdemocratici, dai lituani ai portoghesi, passando per gli ungheresi, i rumeni, i francesi, i tedeschi, gli italiani, ecc. Di seguito alcuni documenti su questa impresa di acquisto (a basso prezzo) delle coscienze. - -Ayman El Hakim

 

Elnet, un agente di influenza filoisraeliano nel cuore del Parlamento francese

Dal 2017, questa lobby ha inviato in Israele, spese pagate, un centinaio di parlamentari. Il suo amministratore delegato sostiene di aver fatto «più del [suo] dovere» nel sostenere «l'immensa maggioranza» dell'Assemblea nazionale e del Senato nei confronti dello Stato ebraico dal 7 ottobre.

Pauline GraulleMediapart, 29/12/2024
Tradotto da Tlaxcala

Nelle foto posano sorridenti davanti al Muro del Pianto, concentrati in una sala riunioni del ministero degli Esteri israeliano o con espressione grave durante una visita a un kibbutz attaccato da Hamas il 7 ottobre... Nel corso degli anni, queste immagini di deputati e senatori francesi sono apparse a decine sul sito web di Elnet – acronimo di «European Leadership Network» , un'associazione ben nota alla maggior parte dei parlamentari che ricevono regolarmente le sue e-mail con inviti a viaggi in Israele.

Sulla carta, questi soggiorni, interamente finanziati da Elnet – occorrono 4.000 euro per quattro giorni, hotel e viaggio in aereo compresi –, hanno tutto per attirare i politici: offrono incontri “di alto livello” con intellettuali, ambasciatori o ufficiali dell'esercito israeliano, ma anche visite alla Knesset, al memoriale di Yad Vashem o alle basi militari al confine con la Palestina...


”Con la vostra presenza, contribuirete a rafforzare le relazioni strategiche bilaterali tra due paesi [...] che condividono gli stessi valori [e] hanno gli stessi nemici”, scriveva l'organizzazione nell'estate del 2021 in una mail inviata a trentaquattro parlamentari macronisti, Les Républicains (LR), centristi e socialisti, alla vigilia della loro partenza per lo Stato ebraico. Un viaggio durante il quale hanno potuto incontrare un ex numero due del Mossad per discutere delle questioni di sicurezza del Paese, o Benjamin Netanyahu, allora capo dell'opposizione, che ha riassunto in una sola parola la ricetta del «miracolo israeliano»: il «capitalismo».

Nel marzo 2023, quindici deputati LR si sono recati nuovamente a Gerusalemme per ascoltare, tra l'altro, un comandante della polizia che ha presentato loro il sistema di videosorveglianza con riconoscimento facciale della città vecchia e per guardare con lui il video di un attentato compiuto poche settimane prima dai palestinesi. Due mesi prima, mentre si moltiplicavano le manifestazioni contro la controversa riforma della giustizia di Netanyahu, era stata la volta dei deputati macronisti di ascoltare un deputato del Likud assicurare loro che il governo non avrebbe in alcun caso leso le libertà fondamentali…

Dopo il 7 ottobre, Elnet ha rafforzato la sua azione. Solo otto giorni dopo i massacri commessi da Hamas, l'organizzazione ha inviato dieci deputati LR e Renaissance – insieme a Manuel Valls, recentemente nominato ministro d’oltremare [colonie] – a visitare la base militare di Shurah, a sud di Tel Aviv, dove giacevano i corpi di 300 vittime non ancora identificate, a incontrare le famiglie degli ostaggi e a parlare con i sopravvissuti all'ospedale Ichilov. «Mentre l'attenzione dei media si concentra sulle immagini della distruzione a Gaza, è ancora più importante che i decisori europei vedano la realtà sul campo dal punto di vista israeliano per contribuire a mantenere il necessario sostegno da parte dei principali alleati europei», ha commentato Elnet dopo la visita.

Nel gennaio 2024, mentre il numero dei morti a Gaza sfiorava i 25.000, una delegazione di 22 senatori, tra cui Francis Szpiner, Loïc Hervé e Françoise Gatel, ministro dei governi Barnier e Bayrou, ha pubblicato un editoriale al ritorno dal viaggio con Elnet: «Questo viaggio ha rafforzato il nostro attaccamento alla società israeliana e la nostra profonda convinzione che Israele [...] sia in prima linea in una guerra di civiltà contro la barbarie», hanno scritto.

Un lungo lavoro di influenza

Creata nel 2010, la sezione francese di Elnet – che ha anche sedi in Belgio, Regno Unito, Germania e Italia – ha sede a pochi metri dall'Assemblea Nazionale, in rue Saint-Dominique. Una posizione strategica per l'ONG, che dichiara di essere finanziata «al 100%» da contributi privati (vedi allegati) e che ha l'ambizione di «rafforzare il dialogo diplomatico, politico e strategico tra Francia e Israele».

Dietro questo obiettivo, Elnet fatica a nascondere la sua simpatia per il governo di estrema destra guidato da Netanyahu. Ancora di più dall'inizio della guerra a Gaza, che diverse organizzazioni internazionali, tra cui Amnesty International, definiscono ormai un «genocidio». «È una lobby che ha una certa importanza», riassume il senatore socialista Rachid Temal, autore di un rapporto pubblicato a luglio sulle influenze straniere, che sottolinea che «l'associazione, come tutte le altre lobby, ha il diritto di esercitare la propria influenza purché lo dichiari».

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Una regolarizzazione molto tardiva presso l'HATVP

Nonostante la legge Sapin del 2016 sulla lotta alla corruzione, che obbliga i rappresentanti di interessi a registrarsi come tali presso l'Alta Autorità per la trasparenza della vita pubblica (HATVP), Elnet ha impiegato otto anni per registrarsi presso l'istituzione.

Un'incongruenza che non era sfuggita alla senatrice UDI Nathalie Goulet che, durante le discussioni sulle influenze straniere al Palazzo del Lussemburgo quest'estate, aveva osservato che «alcuni organismi che invitano regolarmente i parlamentari in viaggio [...] non figurano nell'elenco di queste lobby, Elnet per non citarne uno».

Interrogata il 21 novembre da Mediapart sui motivi per cui non si era ancora dichiarata all'HATVP, l'associazione ha risposto: «Non ritenevamo di rientrare nella categoria dei rappresentanti di interessi. Al fine di garantire la nostra conformità alla legge, abbiamo incontrato l'HATVP e abbiamo concordato con i suoi responsabili che dovevamo dichiararci come tali. La procedura è quindi in corso». Contattata a sua volta su questo punto, l'HATVP ha dichiarato di «non poter fornire ulteriori informazioni». Per una fortunata coincidenza, Elnet è finalmente apparsa nel registro... cinque giorni dopo la nostra richiesta.

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Il 23 settembre, in un'intervista al media online Qualita, un canale destinato ai francesi immigrati in Israele, il presidente di Elnet-France, Arié Bensemhoun, si è apertamente congratulato per l'influenza della sua organizzazione sul microcosmo politico francese.

«Rimango relativamente ottimista sulla capacità di cambiare i parametri del discorso diplomatico», ha affermato. Da un lato c'è la diplomazia ufficiale, dall'altro c'è la diplomazia parlamentare. Ricordo che la stragrande maggioranza del parlamento [francese] sostiene Israele [...] nella sua lotta contro Hamas e Hezbollah, e questo è il risultato di decenni di lavoro svolto da alcuni, da altri, noi abbiamo fatto più che la nostra parte”.

Di fatto, dal 2017, i dibattiti sul conflitto israelo-palestinese hanno gradualmente cambiato tono in un'Assemblea nazionale che fino ad allora aveva mostrato una linea piuttosto benevola nei confronti della causa palestinese, in sintonia con il Quai d'Orsay. Tra il voto, nel 2019, di una risoluzione che condanna qualsiasi discorso « antisionista » in quanto automaticamente antisemita, l'accusa, in piena aula, contro l'avvocato franco-palestinese Salah Hamouri nel 2022, le dimissioni del presidente del gruppo Francia-Palestina, privato della parola durante un dibattito sull'« apartheid » in Israele, e il “sostegno incondizionato” allo Stato ebraico decretato dalla presidente dell'Assemblea nazionale Yaël Braun-Pivet nel 2023, è poco dire che l'atmosfera è cambiata.

Da qui a vedere la mano di Elnet? L'associazione non ha comunque perso tempo per influenzare le rappresentanze dei parlamentari francesi negli ultimi anni. Interrogata da Mediapart, l'ONG dichiara di «non tenere i conti», ma stando alle dichiarazioni ufficiali dei deputati e dei senatori – tenuti a rendere pubblica «ogni accettazione di un invito a un viaggio da parte di una persona giuridica o fisica di cui hanno beneficiato in ragione del loro mandato» , dal 2017 sono stati organizzati 55 viaggi per deputati e 46 per senatori.

A queste cifre si aggiungono i viaggi di andata e ritorno effettuati ma non dichiarati: in totale, un centinaio di parlamentari sono così partiti per Israele con Elnet, che è diventata di gran lunga la prima organizzazione a esercitare influenza attraverso i viaggi dei parlamentari.

Tifosi nella Macronia e tra le fila della LR

Alcuni parlamentari sono persino diventati habitué di Elnet. Tra i macronisti, la deputata di Renaissance des Français d'Israël, Caroline Yadan, ma anche la sua collega dell'Hauts-de-Seine Constance Le Grip o ancora il ministro degli Affari europei Benjamin Haddad hanno effettuato diversi viaggi di andata e ritorno. Ferventi difensori del “diritto di Israele a difendersi” dal 7 ottobre, tutti appartengono al gruppo di amicizia Francia-Israele e assumono una forma di proselitismo filoisraeliano nelle file del campo presidenziale.

È anche il caso dell'ex presidente del gruppo di amicizia Francia-Israele (dal 2019 al 2023), oggi ministro delegato per la parità tra donne e uomini e la lotta contro le discriminazioni, Aurore Bergé, che è stata una delle prime a beneficiare dei viaggi Elnet. Nel luglio 2018, subito dopo il suo ingresso al Palais-Bourbon, la giovane deputata degli Yvelines ha fatto parte di una delegazione Elnet di trentuno parlamentari ricevuti per una discussione definita “costruttiva” con Benjamin Netanyahu.

Da allora, colei che giudica questa associazione “utile per combattere il flagello dell'antisemitismo, tanto più in questo momento in cui sta riemergendo”, è tornata almeno due volte con Elnet. L'ultimo viaggio risale al 7 ottobre 2024, in occasione delle commemorazioni degli attacchi mortali di Hamas, insieme ai colleghi Caroline Yadan e Sylvain Maillard. Dal luogo del massacro del festival Nova, hanno colto l'occasione per difendere una posizione pienamente conforme a quella del Ministero degli Affari Esteri in merito alla fornitura di armi a Israele.

Sempre a destra, Elnet trova diversi altri sostenitori, come il vicepresidente (UDI) del Senato Loïc Hervé, Meyer Habib, “amico personale” di Netanyahu, ma anche i deputati LR Michèle Tabarot, Roger Karoutchi, Karl Olive – oggi vicino a Emmanuel Macron – o Pierre-Henri Dumont. L'ex presidente della commissione affari internazionali dell'Assemblea – che ha perso il suo seggio nel 2024 – non ha mai esitato a farsi ambasciatore dell'organizzazione: «È un onore far parte della delegazione di Elnet», ha recentemente affermato in un messaggio calibrato, debitamente diffuso sui social network dall'organizzazione.

Al contrario, molti deputati non apprezzano le insistenti richieste di Elnet. Il deputato macronista Ludovic Mendès riferisce di essere stato avvicinato dal CEO di Elnet-France due anni fa, durante una cena del Crif (Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche di Francia). Ma «non se ne parla di andare da nessuna parte con un'organizzazione finanziata da chissà chi e che promuove una linea religiosa o politica», assicura a Mediapart. Quando vado in Israele, voglio poter andare dove voglio, anche dalla parte palestinese”. Anche un'ex deputata vicina a Gabriel Attal racconta di aver rifiutato le proposte dell'ONG: ‘Ho un'etica’, dice.

Tra le fila socialiste, anche l'ex deputata Valérie Rabault e il deputato Jérôme Guedj, entrambi membri del gruppo Francia-Israele all'Assemblea, hanno deciso di non rispondere alle richieste di Elnet, per paura di potenziali «ingerenze». Il deputato Liot (Libertà, indipendenti, oltremare e territori), ex vicepresidente del Palais-Bourbon incaricato delle questioni deontologiche, David Habib, ha invece deciso di giocare a carte scoperte: ha effettivamente partecipato a un viaggio con Elnet, ma ha pagato tutte le spese di tasca propria.

Rimangono infine i partecipanti che accettano i viaggi ma dicono di “non essere ingannati” sui suoi obiettivi. “Elnet fa soft power e chiaramente non è lì per portare un messaggio critico su Israele. Ma questi viaggi rimangono interessanti”, ritiene il macronista Mounir Belhamiti, membro della commissione difesa dell'Assemblea nazionale, che si è recato una volta in Israele al momento della legge di programmazione militare, ma ha rifiutato di tornarci dopo il 7 ottobre.

Una posizione condivisa dal suo collega Christophe Marion, che si è recato due volte in Israele con Elnet: «È un po' come i viaggi in URSS negli anni '30, sorride, anche se permette di comprendere meglio la complessa situazione nella regione. Non ho problemi ad andarci, purché non mi venga chiesto di sostenere determinate posizioni al mio ritorno». Tuttavia, il politico riconosce che probabilmente si porrebbe più domande se l'organizzazione gli proponesse di tornarci oggi.

Il bersaglio dell'«estrema sinistra»

Definendosi un «think tank per il dialogo strategico tra Francia e Israele», Elnet assicura di limitarsi a promuovere «la democrazia, la libertà, la giustizia e la pace» in modo «indipendente» e «apolitico».

Arié Bensemhoun, presidente di Elnet-France, non parla però d'altro che di politica. Sia su Radio J, dove tiene una rubrica regolare, sia su CNews, è ben lungi dall'avere una visione « apolitica » del conflitto in Medio Oriente.

Così, all'indomani della decisione dei giudici della Corte penale internazionale (CPI) di emettere un mandato di arresto internazionale contro il primo ministro israeliano, ha scritto su X: «Le accuse mosse [...] non si basano su nulla, nessuna prova, se non le false affermazioni delle ONG al soldo degli islamisti e dei terroristi di Hamas e dell'Autorità palestinese [...]. Come un tempo davanti ai nazisti, le nazioni si sono piegate davanti agli islamisti che vogliono distruggere le nostre società libere e democratiche».

A metà settembre, mentre l'Unicef contava più di 43.000 morti, tra cui oltre 14.100 bambini nella Striscia di Gaza, Arié Bensemhoun spiegava anche su Radio J che «i civili palestinesi che ci vengono presentati come innocenti non sono tutti innocenti. Nessuno può immaginare che i nazisti abbiano potuto fare tutto ciò che hanno fatto senza che tutto o parte del popolo fosse complice. È la stessa cosa per i palestinesi di Gaza», affermava colui che da un anno denuncia «le ONG vendute ad Hamas».

In Francia, attacca anche gli «islamisti», gli «estremisti di sinistra» e altri «wokisti». «L'estrema sinistra» rimane infatti il bersaglio privilegiato dell'ex presidente dell'Unione degli studenti ebrei di Francia (UEJF) di Tolosa (Alta Garonna), a cominciare da La France insoumise (LFI) e dalla sua «ossessione antiebraica» che Arié Bensemhoun critica aspramente nei suoi editoriali. Qualche giorno fa è stato Dominique de Villepin a farne le spese, come testimonia questo testo pubblicato sul sito di Elnet, dopo le dichiarazioni dell'ex primo ministro.

Il 16 ottobre, il direttore di Elnet-France si è anche permesso di inviare una lettera aperta alla presidente dell'Assemblea nazionale per chiedere «solennemente» a Yaël Braun-Pivet di «pronunciare sanzioni disciplinari» nei confronti del vicepresidente del Gruppo di amicizia Francia-Israele, Aymeric Caron.

Secondo lui, l'Insoumis avrebbe “un ruolo cinico e preponderante nella legittimazione dell'odio verso gli ebrei nel nostro Paese” per aver diffuso video “non verificati” dei massacri a Gaza o aver paragonato l'esercito israeliano al “mostro nazista”. Secondo le nostre informazioni, Yaël Braun-Pivet ha respinto la richiesta del leader di Elnet. Il suo entourage ha tuttavia rifiutato di farci leggere la lettera.

Parigi, 18-19 maggio 2025, un appuntamento da non perdere

Elnet Italia



Roberta Anati




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➤ Lista degli agenti dell’Entità sionista in Italia e dei loro collaboratori – aggiornata al 18.09.2024

21/04/2025

Elnet, or the Zionist art of buying European consciences on the cheap


It’s called Elnet, short for European Leadership Network, not to be confused with ELN, short for the other European Leadership Network, a “respectable” think tank created in 2011 and based in London. Elnet is anything but respectable: it is an Israeli-Yankee war machine created in 2007 after the second Intifada to poison Western opinion with pure Zionist hasbara [propaganda]. Its core target: national and European MPs in EU. After October 7, 2023, Elnet organized 20 trips to Israel for 300 European and British MPs. But Elnet has also diversified its operations, organizing trips to the Promised Land for military personnel, industrialists, and leading intellectuals, including Bernard-Henri Lévy and Michel Onfray, not to mention the indescribable Swiss-Catalan Manuel Carlos Valls i Galfetti, as well as trips for Israeli officials to Europe. Among the parliamentarians, the organization casts a wide net, from conservatives to environmentalists, liberals to social democrats, and from Lithuanians to Portuguese, Hungarians, Romanians, French, Germans, Italians, and more. Below are documents on this enterprise of buying (at low prices) consciences. -Ayman El Hakim

 

Elnet, a pro-Israel agent of influence at the heart of French Parliament

Since 2017, this lobby has sent around a hundred members of parliament to Israel, all expenses paid. Its CEO claims to have done “more than [his] share” in the support of the “vast majority” of the French National Assembly and Senate for the Jewish state since 7 October.

Pauline GraulleMediapart, 29/12/2024
Translated by Tlaxcala

In the photos, they pose smiling in front of the Wailing Wall, looking focused in a meeting room at the Israeli Ministry of Foreign Affairs, or looking serious during a visit to a kibbutz attacked by Hamas on 7 October... Over the years, dozens of these images of French MPs and senators have appeared on the website of Elnet – which stands for ‘European Leadership Network’, an association well known to most parliamentarians who regularly receive emails inviting them to travel to Israel.

On paper, these trips, which are fully funded by Elnet - they cost €4,000 for four days, including hotel and air travel - are very attractive to elected representatives: they offer “high-level” meetings with intellectuals, ambassadors and Tsahal officers, as well as visits to the Knesset, the Yad Vashem memorial or military bases on the Palestinian border...


“Through your presence, you will contribute to strengthening the bilateral strategic relationship between two countries [...] that share the same values [and] have the same enemies”, wrote the organisation in the summer of 2021 in an email sent to thirty-four Macronist, Les Républicains (LR), centrist and Socialist MPs on the eve of their departure for the Hebrew State. During their trip, they were able to meet a former No. 2 in the Mossad to discuss the country’s security issues, and Benyamin Netanyahu, then leader of the opposition, who summed up the recipe for the “Israeli miracle” in one word: “capitalism”.

In March 2023, fifteen LR MPs travelled to Jerusalem to, among other things, listen to a police commander explain the video surveillance system in the Old City, which uses facial recognition, and watch with him the video of an attack committed a few weeks earlier by Palestinians. Two months earlier, as demonstrations against Netanyahu’s controversial reform of the justice system multiplied, it was the turn of the Macronist MPs to listen to a Likud MP assure them that the government would in no way undermine fundamental freedoms...

After 7 October, Elnet stepped up its action. Just eight days after the massacres committed by Hamas, the organisation sent ten LR and Renaissance MPs - as well as Manuel Valls, recently appointed Minister for Overseas Territories - to visit the Shurah military base south of Tel Aviv, where the bodies of 300 as yet unidentified victims lay, to meet hostage families and talk to survivors at Ichilov hospital. “As media attention turns to images of destruction in Gaza, it is even more critical for European decision-makers to see the reality on the ground from an Israeli perspective to help maintain the necessary support from key European allies”, commented Elnet after the trip.

In January 2024, as the death toll in Gaza approached 25,000, a delegation of 22 senators, including Francis Szpiner, Loïc Hervé and Françoise Gatel, ministers in the Barnier and Bayrou governments, also published an opinion piece on their return from their Elnet trip: “This trip has strengthened our attachment to Israeli society and our deep conviction that Israel [...] is in vanguard of a war of civilisation against barbarism”, they wrote.

A long lobbying work

Created in 2010, the French branch of Elnet - which also has branches in Belgium, the UK, Germany and Italy - has taken up residence just a few metres from the National Assembly on rue Saint-Dominique. A strategic location for the NGO, which claims to be “100%" funded by private contributions and has set itself the goal of “strengthening diplomatic, political and strategic dialogue between France and Israel”.

Behind this objective, Elnet finds it hard to hide its bias in favour of the extreme right-wing government led by Netanyahu. Even more so since the start of the war on Gaza, which several international organisations, such as Amnesty International, are now describing as “genocide”. “It’s a lobby that’s well established”, sums up Socialist senator Rachid Temal, author of a report published in July on foreign influences, who stresses that “the association, like all other lobbies, has the right to work to influence others as long as it declares itself as playing this role”.

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Very late regularisation by the HATVP

Despite the 2016 Sapin law on the fight against corruption, which requires lobbyists representing special interests to register as such with the Haute Autorité pour la transparence de la vie publique (HATVP – High Authority for Transparency in Public Life), it took Elnet eight years to register with the body.

This incongruity was not lost on UDI senator Nathalie Goulet who, during discussions on foreign influences at the Palais du Luxembourg this summer, noted that, “Some organisations that regularly invite MPs on trips [...] are not on the list of these lobbies, such as Elnet”.

Asked by Mediapart on November 21 about the reasons it had not yet declared itself to the HATVP, Elnet replied: “We did not feel that we fell into the category of lobbyist. To ensure that we were in compliance with the law, we met with the HATVP and agreed with its officials that we needed to declare ourselves as such. This is now underway”. Also contacted on this point, the HATVP indicated that it “could not tell [us] any more about it”. As luck would have it, Elnet finally appeared on the register... five days after we contacted them.

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On September 23, in an interview with the online medium Qualita, a channel aimed at French people who have emigrated to Israel, the president of Elnet-France, Arié Bensemhoun, openly congratulated himself on his organisation’s influence on the French political microcosm.

“I remain relatively optimistic about the ability to change the parameters of diplomatic discourse,” he said. “On the one hand, there is official diplomacy, and on the other, there is parliamentary diplomacy. I would remind you that the vast majority of the [French] parliament supports Israel [...] in its fight against Hamas and Hezbollah, and this is the result of decades of work by many people, and we have done more than our share.”

Indeed, since 2017, debates on the Israeli-Palestinian conflict have gradually changed in tone in a National Assembly that until then had taken a rather benevolent line on the Palestinian cause, in unison with the Quai d’Orsay [French Foreign Office]. Between the vote, in 2019, on a resolution to condemn any “antizionist” speech to automatically consider it antisemitic, 

“In 2022, the President of the France-Palestine group resigned after being deprived of the floor a debate on “apartheid” in Israel, and in 2023 the President of the National Assembly, Yaël Braun-Pivet, declared her “unconditional support” for the Hebrew State: it would be an understatement to say that the atmosphere has changed.

Could this be the hand of Elnet? In any case, the association has been hard at work lobbying French MPs in recent years. When questioned by Mediapart, the NGO said that it "does not keep the accounts”. However, if we are to believe the official statements made by MPs and senators - who are obliged to make public “any acceptance of an invitation to travel a legal or natural person from which they have benefited by virtue of their mandate” - 55 trips have been organised for MPs and 46 for senators since 2017.

In all, around one hundred members of parliament have travelled to Israel with Elnet, which has become by far the leading organisation for influencing the country via trips by members of parliament.

Aficionados in the Macron party and in the LR party

Some members of parliament have even become Elnet regulars. On the Macronist side, the Renaissance deputy for the French in Israel, Caroline Yadan, as well as her colleague from Hauts-de-Seine, Constance Le Grip, and the Minister for European Affairs, Benjamin Haddad [son of Jewish Tunisians, Transl. N.], have made several return visits. Fervent defenders of Israel’s “right to defend itself” since October 7, they all belong to the France-Israel Friendship Group and carry out a form of pro-Israel campaigning within the ranks of the presidential camp.

This is also the case for Aurore Bergé, former president of the France-Israel Friendship Group (from 2019 to 2023) and now Minister for Equality between Women and Men and for the Fight against Discriminations, who was one of the very first to take advantage of Elnet trips. In July 2018, just after she entered the Palais-Bourbon, the young MP for Yvelines was part an Elnet delegation of thirty-one parliamentarians who were welcomed for a discussion described as a “constructive” dialogue with Benyamin Netanyahu.

Since then, she went on at least two more trips with Elnet, and she describes the association as “useful in the fight against the scourge of anti-Semitism, especially at a time when it is resurfacing”. Her most recent trip was on October 7, 2024, to commemorate the deadly Hamas attacks, in the company of her colleagues Caroline Yadan and Sylvain Maillard. From the scene of the Nova festival massacre, they took the opportunity to defend a position aligned with that of the Ministry of Foreign Affairs on sending weapons to Israel.

Elnet also has several supporters on the right, including Loïc Hervé, vice-president of the French Senate (UDI), Meyer Habib, a “personal friend” of Netanyahu, as well as LR members Michèle Tabarot, Roger Karoutchi, Karl Olive - now close to Emmanuel Macron - and Pierre-Henri Dumont. The former chairman of the Assembly’s International Affairs Committee - who lost his post in 2024 – has never hesitated to act as an ambassador for the organisation: “It’s an honour to be part of the Elnet delegation,” he said recently in a well-calibrated message, duly relayed on social networks by the organisation.

On the other hand, a number of MPs do not take kindly to Elnet’s insistent solicitations. Ludovic Mendès, a Macronist MP, reports that he was approached by the CEO of Elnet-France two years ago at a dinner organised by Crif (the representative council of Jewish institutions in France). But “there’s no question of going anywhere with an organisation funded by who knows who and which promotes a religious or political line”, he assures Mediapart. “When I go to Israel, I also want to be able to go wherever I want, including to the Palestinian side”. A former member of parliament close to Gabriel Attal also says that she refused the NGO’s proposals: “I have ethics,” she says.

In the Socialist ranks former MP Valérie Rabault and MP Jérôme Guedj, both members of the France-Israel group at the French National Assembly, have also decided not to respond to Elnet’s requests, for fear of potential “interference”. David Habib, MP Liot (Liberté, indépendants, outre-mer et territoires) and former vice-president of the Palais-Bourbon in charge of ethics, has decided to put his cards on the table: he did indeed go on a trip with Elnet, but he paid all the expenses out of his own pocket.

Finally, there are the participants who accept the trips but say they are “not fooled” about their objectives. “Elnet is about soft power and is clearly not there to send a critical message about Israel. But these trips are still interesting”, says Macronist Mounir Belhamiti, a member of the National Assembly’s defence committee, who visited Israel once at the time of the military programming law, but refused go back after October 7.

A position shared by his colleague Christophe Marion, who has visited Israel twice with Elnet:

“It’s a bit like the trips to the USSR in the 1930s,” he smiles, “even though it gives us a better understanding of the complex situation in the region. I have no problem going as long I’m not asked to take a position afterwards.” However, the elected representative admits that he would probably ask himself more questions if the organisation offered him the chance to go back today.

Targeting the “far left”

Defining itself as a “think tank for strategic dialogue between France and Israel”, Elnet asserts that it is content to promote “democracy, freedom, justice and peace” in an “independent” and “apolitical” manner.

But politics are all that Arié Bensemhoun, the chairman of Elnet-France, talks about when it comes to politics. Whether on Radio J [Zionist radio station], where he has a regular column, or on CNews [far-right TV channel, owned by tycoon Vincent Bolloré], he is far from taking an “apolitical” view of the conflict in the Middle East.

The day after the judges of the International Criminal Court (ICC) decided to issue an international arrest warrant for the Israeli Prime Minister, he wrote on X: “The accusations made [...] are based on nothing, no evidence, apart from the false allegations of NGOs in the pay of the Islamists and terrorists of Hamas and the Palestinian Authority [...]. Like they did with the Nazis in the past, nations have bowed down to the Islamists who want to destroy our free and democratic societies”.

In mid-September, when UNICEF counted more than 43,000 deaths, including more than 14,100 children, in the Gaza Strip, Arié Bensemhoun also explained on Radio J that “the Palestinian civilians we are told are innocent are not all innocent. No one can imagine that the Nazis could have done everything they did without all or part of the people being complicit. The same applies to the Palestinians in Gaza”, said the man who has been denouncing “NGOs sold out to Hamas” for  past year.

In France, he also attacks “Islamists”,“left-wing extremists” and other “wokists”. The “far left” remains the favourite target of the former president of the Union of Jewish Students of France (UEJF) in Toulouse (Haute-Garonne), starting with La France insoumise (LFI) and its “anti-Jewish obsession”, which Arié Bensemhoun criticises time and again in his editorials. A few days ago, it was Dominique de Villepin who paid the price, as shown by this text published on the Elnet website, following statements made by the former Prime Minister.

On October 16, the head of Elnet-France also took the liberty of sending an open letter to the President of the National Assembly, “solemnly” calling on Yaël Braun-Pivet to “impose disciplinary sanctions” on Aymeric Caron, vice-president of the France-Israel Friendship Group.

According to him, the Insoumis MP plays “a cynical and leading role in legitimising hatred of Jews in our country” for having relayed “unsourced” videos of massacres in Gaza or comparing the Israeli army to the “Nazi monster”. According to our information, Yaël Braun-Pivet refused to receive the Elnet leader’s request. However, her entourage refused to let us read the letter.

Elnet in UK (click to read)





Paris, May 18-19, 2025, an event not to be missed

20/04/2025

Elnet, o el arte sionista de comprar barato las conciencias europeas

Se llama Elnet, acrónimo de European Leadership Network, que no debe confundirse con ELN, acrónimo de la otra European Leadership Network, un «respetable» think tank creado en 2011 y con sede en Londres. Elnet no tiene nada de respetable: es una máquina de guerra yanquisraelí creada en 2007 tras la segunda Intifada para intoxicar a la opinión pública occidental con la más pura hasbara [propaganda] sionista. Su objetivo principal: los parlamentarios nacionales de la UE y europeos. Después del 7 de octubre de 2023, Elnet organizó 20 viajes a Israel para 300 parlamentarios europeos y británicos. Pero Elnet también ha diversificado sus operaciones, organizando viajes a la Tierra Prometida de militares, industriales y grandes intelectuales, entre ellos Bernard-Henri Lévy y Michel Onfray, sin olvidar al inefable suizo-catalán Manuel Carlos Valls i Galfetti, así como viajes de responsables políticos y militares israelíes a Europa. Entre los parlamentarios, se abarca un amplio espectro, desde conservadores hasta ecologistas, pasando por liberales y socialdemócratas, y desde lituanos hasta portugueses, pasando por húngaros, rumanos, franceses, alemanes, italianos, etc. A continuación se presentan documentos sobre esta empresa de compra (a bajo precio) de conciencias. -Ayman El Hakim

Elnet, un agente de influencia proisraelí en el corazón del Parlamento francés

Desde 2017, este lobby ha enviado a un centenar de parlamentarios a Israel, con todos los gastos pagados. Su director general afirma haber hecho "más de [su] parte" en apoyo de la "gran mayoría" de la Asamblea Nacional y el Senado al Estado judío desde el 7 de octubre.

Pauline GraulleMediapart29.12.2024
Traducido por Tlaxcala

En las fotos, posan sonrientes ante el Muro de las Lamentaciones, con aspecto concentrado en una sala de reuniones del Ministerio de Asuntos Exteriores israelí, o con expresión seria durante una visita a un kibutz atacado por Hamás el 7 de octubre... A lo largo de los años, decenas de imágenes de diputados y senadores franceses han sido publicadas en el sitio web de Elnet -por "European Leadership Network", una asociación bien conocida por la mayoría de los parlamentarios, que reciben regularmente sus correos electrónicos invitándoles a viajes a Israel.

En teoría, estos viajes, financiados íntegramente por Elnet -cuestan 4.000 euros por cuatro días, hotel y avión incluidos-, ejercen un gran atractivo para los representantes electos: ofrecen encuentros de «alto nivel» con intelectuales, embajadores y oficiales del Tsahal, así como visitas a la Knesset, el memorial de Yad Vashem o las bases militares en la frontera palestina...


"Con su presencia, contribuirán a reforzar la relación estratégica bilateral entre dos países [...] que comparten los mismos valores [y] tienen los mismos enemigos", escribió la organización en el verano de 2021 en un correo electrónico enviado a treinta y cuatro diputados macronistas, Los Republicanos (LR), centristas y socialistas en vísperas de su partida hacia el Estado hebreo. Durante su viaje se reunieron con un antiguo número 2 del Mossad para hablar de los problemas de seguridad del país, y con Benyamin Netanyahu, entonces líder de la oposición, que resumió la receta del "milagro israelí" en una palabra: "capitalismo".

En marzo de 2023, quince diputados de LR viajaron a Jerusalén para, entre otras cosas, escuchar a un comandante de policía explicar el sistema de videovigilancia con reconocimiento facial de la Ciudad Vieja, y ver con él el vídeo de un atentado cometido unas semanas antes por los palestinos. Dos meses antes, en un momento en que se multiplicaban las manifestaciones contra la muy controvertida reforma de la justicia de Netanyahu, les tocó a los diputados de Macron escuchar a un diputado del Likud asegurarles que el gobierno no atentaría en modo alguno contra las libertades fundamentales...

Después del 7 de octubre, Elnet intensificó su acción. Sólo ocho días después de las masacres cometidas por Hamás, la organización envió a diez diputados de LR y Renacimiento -así como a Manuel Valls, recién nombrado Ministro de los Territorios de Ultramar- a visitar la base militar de Shurah, al sur de Tel Aviv, donde yacían los cadáveres de 300 víctimas aún no identificadas, para reunirse con las familias de los rehenes y hablar con los supervivientes en el hospital Ichilov. "A medida que la atención de los medios de comunicación se centra en las imágenes de destrucción en Gaza, es aún más importante que los responsables europeos vean la realidad sobre el terreno desde una perspectiva israelí para ayudar a mantener el apoyo necesario de los principales aliados europeos", comentó Elnet tras el viaje.

En enero de 2024, cuando el número de muertos en Gaza se acercaba a los 25.000, una delegación de 22 senadores, entre ellos Francis Szpiner, Loïc Hervé y Françoise Gatel, ministros de los gobiernos Barnier y Bayrou, publicaron también un artículo de opinión a la vuelta de su viaje a Elnet: "Este viaje ha reforzado nuestro apego a la sociedad israelí y nuestra profunda convicción de que Israel [...] está en vanguardia de una guerra de civilización contra la barbarie", escribieron.

Un largo proceso de influencia

Creada en 2010, la rama francesa de Elnet - que también tiene filiales en Bélgica, Reino Unido, Alemania e Italia, se ha instalado a pocos metros de la Asamblea Nacional, en la calle Saint-Dominique. Un lugar estratégico para la ONG, que afirma estar financiada "al 100%" por contribuciones privadas (véanse los anexos) y se ha fijado como objetivo "reforzar el diálogo diplomático, político y estratégico entre Francia e Israel".

Detrás de este objetivo, a Elnet le cuesta ocultar su parcialidad en favor del gobierno de extrema derecha dirigido por Netanyahu. Más aún desde el inicio de la guerra en Gaza, que varias organizaciones internacionales, como Amnistía Internacional, califican ahora de "genocidio". "Es un lobby que goza de de cierta notoriedad", resume el senador socialista Rachid Temal, autor de un informe publicado en julio sobre las influencias extranjeras, quien subraya que "la asociación, como todos los demás lobbies, tiene derecho de influencia siempre que esté declarada para ello".

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Un registro tardío en la HATVP

A pesar de la ley Sapin de 2016 sobre la lucha contra la corrupción, que obliga a los representantes de intereses a registrarse como tales en la Haute Autorité pour la transparence de la vie publique (HATVP) (Alta Autoridad para la Transparencia de la Vida Pública), Elnet tardó ocho años en registrarse en el organismo. 

Esta incongruencia no pasó desapercibida a la senadora de UDI Nathalie Goulet, quien, durante los debates sobre influencias extranjeras en el Palacio de Luxemburgo este verano, señaló que "Ciertas organizaciones que invitan regularmente a parlamentarios a viajes [...] no figuran en la lista de estos grupos de presión (lobbies), Elnet es uno de ellos".

Interrogada por Mediapart el 21 de noviembre sobre las razones por las que aún no se había declarado ante la HATVP, la asociación respondió: "No nos parecía que entráramos en la categoría de representante de intereses. Para asegurarnos de que cumplíamos la ley, nos reunimos con la HATVP y acordamos con sus responsables que debíamos declararnos como tales. Esto ya está en marcha. También en este caso, el HATVP dijo que "no podía decirnos nada más". La suerte quiso que Elnet apareciera finalmente en el registro... cinco días después de nuestra solicitud.

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El 23 de septiembre, en una entrevista concedida al medio de comunicación en línea Qualita, canal dirigido a los franceses emigrados a Israel, el presidente de Elnet-France, Arié Bensemhoun, se felicitó abiertamente por la influencia de su organización en el microcosmos político francés.

"Continúo siendo relativamente optimista sobre la capacidad de cambiar los parámetros del discurso diplomático", afirmó. Por un lado, está la diplomacia oficial y, por otro, la diplomacia parlamentaria. Les recuerdo que la gran mayoría del Parlamento [francés] apoya a Israel [...] en su lucha contra Hamás y Hezbolá, y esto es el resultado de décadas de trabajo de unos y otros, y hemos hecho más de lo que nos correspondía".

De hecho, desde 2017, los debates sobre el conflicto israelo-palestino han cambiado gradualmente de tono en una Asamblea Nacional que hasta entonces había adoptado una línea más bien benévola sobre la causa palestina, al unísono con el Quai d'Orsay. Entre la votación, en 2019, de una resolución destinada a condenar cualquier discurso "antisionista" por considerarlo automáticamente antisemita, las acusaciones, en pleno hemiciclo, contra el abogado franco-palestino Salah Hamouri en 2022, y la dimisión del presidente del grupo Francia-Palestina, privado de la palabra durante un debate sobre "el apartheid" en Israel, y el "apoyo incondicional" al Estado hebreo decretado por la Presidente de la Asamblea Nacional Yaël Braun-Pivet en 2023, sería insuficiente decir que el ambiente ha cambiado. 

¿Podría ser obra de Elnet? En cualquier caso, la asociación ha trabajado duro para influir en las representaciones de los diputados franceses en los últimos años. Interrogada por Mediapart, la ONG afirma que "no lleva las cuentas", pero según las declaraciones oficiales de diputados y senadores -que están obligados a hacer pública "toda aceptación de una invitación a viajar de una persona jurídica o física de la que se hayan beneficiado como consecuencia de su mandato"-, desde 2017 se han organizado 55 viajes para diputados y 46 para senadores.

A estas cifras, se agregan las idas y vueltas efectuadas pero no declaradas: en total, un centenar de parlamentarios han viajado a Israel con Elnet, que se ha convertido, de lejos, en la principal organización que hace cabildeo (lobbying) a través de viajes de parlamentarios.

Aficionados en la macronía y en los LR

Algunos diputados se han convertido incluso en asiduos de Elnet. En el bando macronista, la diputada Renacimiento de los franceses en Israel, Caroline Yadan, así como su colega de Hauts-de-Seine, Constance Le Grip, y el ministro de Asuntos Europeos, Benjamin Haddad [de origen tunecino judío, NdT],  han realizado varias visitas de ida y vuelta. Fervientes defensores del "derecho a defenderse" de Israel desde el 7 de octubre, todos ellos pertenecen  al Grupo de Amistad Francia-Israel y asumen una forma de proselitismo proisraelí en las filas del bando presidencial.

Es también el caso de Aurore Bergé, expresidenta del Grupo de Amistad Francia-Israel (de 2019 a 2023) y ahora ministra delegada para la Igualdad entre Mujeres y Hombres y la Lucha contra la Discriminación, que fue una de las primeras en aprovechar los viajes de Elnet. En julio de 2018, nada más entrar en el Palacio Borbón [sede de la Asamblea Nacional, la cámara baja del parlamento, NdT], la joven diputada por Yvelines formó parte de una delegación de Elnet de treinta y un parlamentarios que fueron recibidos para lo que se describió como un diálogo "constructivo" con Benyamin Netanyahu.

Desde entonces, aquella, que juzga esta asociación "útil para luchar contra la lacra del antisemitismo, especialmentes en un momento en que está resurgiendo", ha vuelto al menos dos veces con Elnet. Su último viaje fue el 7 de octubre de 2024, para conmemorar los mortíferos atentados de Hamás, en compañía de sus colegas Caroline Yadan y Sylvain Maillard. Desde el lugar de la masacre del Festival Nova, aprovecharon para defender una posición alineada con la del Ministerio de Asuntos Exteriores sobre el envío de armas a Israel.

Elnet también cuenta con varios partidarios en la derecha, como Loïc Hervé, vicepresidente del Senado francés (UDI), Meyer Habib, "amigo personal" de Netanyahu, así como los miembros de LR Michèle Tabarot, Roger Karoutchi, Karl Olive -ahora cercano a Emmanuel Macron- y Pierre-Henri Dumont. El antiguo presidente de la comisión de asuntos internacionales de la Asamblea -que perdió su escaño en 2024- nunca ha dudado en actuar como embajador de la organización: "Es un honor formar parte de la delegación de Elnet", declaró recientemente en un mensaje calibrado, debidamente retransmitido en las redes sociales por la organización.

Por otra parte, varios diputados no ven con buenos ojos las insistentes solicitudes de Elnet. El diputado macronista Ludovic Mendès cuenta que el director general de Elnet-France se le acercó hace dos años, en una cena organizada por el Crif (el Consejo representativo de las instituciones judías de Francia). Pero "no es cuestión de ir a ninguna parte con una organización financiada por no se sabe quién [ya sí se sabe, basta hacer una pequeña búsqueda, señor diputado, principalmente por millonarios yanquis, empezando con el fundador Larry Hochberg, NdT] y que promueve una línea religiosa o política, aseguró a Mediapart. Cuando voy a Israel, también quiero poder ir donde quiera, incluso al lado palestino". Una antigua diputada cercana a Gabriel Attal también afirma que rechazó las propuestas de la ONG: "Tengo ética", dice.

En las filas socialistas, la ex diputada Valérie Rabault y el diputado Jérôme Guedj, ambos miembros del grupo Francia-Israel en la Asamblea Nacional francesa, también han decidido no responder a las peticiones de Elnet, por temor a posibles "injerencias". David Habib, diputado Liot (Liberté, indépendants, outre-mer et territoires) y antiguo vicepresidente del Palacio Borbón encargado de ética, ha decidido poner las cartas sobre la mesa: efectivamente, realizó un viaje con Elnet, pero pagó todos los gastos de su bolsillo.

Por último, están los participantes que aceptan los viajes pero dicen que "no se engañan" sobre sus objetivos. "Elnet tiene que ver con el poder blando y está claro que no está ahí para enviar un mensaje crítico sobre Israel. Pero estos viajes no dejan de ser interesantes", estima el macronista Mounir Belhamiti, miembro de comisión de Defensa de la Asamblea Nacional, que visitó Israel una vez en la época de la ley de programación militar, pero se negó volver después del 7 de octubre.

Una postura compartida por su colega Christophe Marion, que ha visitado Israel en dos ocasiones con Elnet:"Es un poco como los viajes a la URSS en los años 1930", sonríe, "aunque nos permite comprender mejor la compleja situación de la región. No tengo ningún problema en ir allí mientras no se me pida que tome posición después". Sin embargo, el representante electo reconoce que probablemente se haría más preguntas si la organización le propusiera que volviera hoy.

El blanco de "extrema izquierda"

Elnet, que se define como un " think tank del diálogo estratégico entre Francia e Israel", asegura que se contenta con promover "la democracia, la libertad, la justicia y la paz" de forma "independiente", y "apolítica". 

Pero Arié Bensemhoun, el Presidente de Elnet-France, no habla de otra cosa que de política. Tanto en Radio J, donde escribe regularmente, como en CNews [emisora de televisión de ultra derecha, propriedad  del magnate Vincent Bolloré, NdT], está lejos de adoptar una visión "apolítica" del conflicto de Oriente Medio.

Al día siguiente de que los jueces de la Corte Penal Internacional (CPI) decidieran emitir una orden de detención internacional contra el primer ministro israelí, éste escribió en X: "Las acusaciones formuladas [...] no se basan en nada, en ninguna prueba, aparte de las falsas acusaciones de ONG a sueldo de los islamistas y terroristas de Hamás y de la Autoridad Palestina [...]. Como los nazis en el pasado, las naciones se han doblegado ante los islamistas que quieren destruir nuestras sociedades libres y democráticas".

A mediados de septiembre, cuando UNICEF contabilizó más de 43.000 muertos, entre ellos más de 14.100 niños, en la Franja de Gaza, Arié Bensemhoun también explicó en Radio J que "los civiles palestinos que nos dicen que son inocentes no son todos inocentes. Nadie puede imaginar que los nazis pudieran haber hecho todo lo que hicieron sin que todo o parte del pueblo fuera cómplice. Lo mismo puede decirse de los palestinos de Gaza", dijo el hombre que lleva un año denunciando a las "ONG vendidas a Hamás". En Francia, también ataca a los «islamistas», «extremistas de izquierda» y otros «wokistas». La «extrema izquierda» sigue siendo el blanco preferido del expresidente de la Unión de Estudiantes Judíos de Francia (UEJF) de Toulouse (Alto Garona), empezando por La France insoumise (LFI) y su «obsesión antijudía», que Arié Bensemhoun critica duramente en sus editoriales. 

Es esta "obsesión antijudía" la que Arié Bensemhoun critica una y otra vez en sus editoriales. Hace unos días, fue Dominique de Villepin [ex Primer ministro y posible candidato a la elección presidencial de 2027, NdT] quien pagó el precio, como muestra este texto muy largo publicado en la web de Elnet, a raíz de unas declaraciones del ex Primer Ministro en un debate televisivo con la ex primera ministra Elizabeth Borne.

El 16 de octubre, el responsable de Elnet-France también se tomó la libertad de enviar una carta abierta a la Presidenta de la Asamblea Nacional, pidiendo "solemnemente" a Yaël Braun-Pivet que "imponga sanciones disciplinarias" a Aymeric Caron, vicepresidente del Grupo de Amistad Francia-Israel como diputado de La France Insoumise.

Según Bensemhoun, Caron desempeñaría "un papel cínico y protagonista en la legitimación del odio a los judíos en nuestro país" por haber difundido vídeos "sin fundamento" de las masacres de Gaza y haber comparado al ejército israelí con el "monstruo nazi". Según nuestras informaciones, Yaël Braun-Pivet se negó a recibir la petición del jefe de Elnet. Sin embargo, su entorno se negó a dejarnos leer su correo.

París, 18-19 de mayo de 2025, una cita que no te puedes perder

Elnet, ou l’art sioniste d’acheter les consciences européennes à bas prix


Ça s’appelle Elnet, acronyme de European Leadership Network, à ne pas confondre avec ELN, acronyme de l’autre European Leadership Network, un think tank « respectable » créé en 2011 et basé à Londres. Elnet n’a rien de respectable : c’est une machine de guerre israélo-yankee créée en 2007 après la deuxième Intifada pour intoxiquer les opinions occidentales avec la plus pure hasbara [propagande] sioniste. Cœur de cible : les parlementaires nationaux des pays de l’UE et européens. Après le 7 octobre 2023, Elnet a organisé 20 voyages en Israël de 300 parlementaires européens et britanniques. Mais Elnet a aussi diversifié ses opérations, organisant des voyages en Terre promise de militaires, d’industriels et de grands intellectuels, notamment Bernard-Henri Lévy et Michel Onfray, sans oublier l’inénarrable Helvético-Catalan, Manuel Carlos Valls i Galfetti, ainsi que des voyages de décideurs israéliens en Europe. Parmi les parlementaires, on ratisse large, des conservateurs aux écologistes, en passant par les libéraux et les sociaux-démocrates, et des Lituaniens aux Portugais en passant par les Hongrois, Roumains, Français, Allemands, Italiens etc.. Ci-dessous des documents sur cette entreprise d’achat (à bas prix) de consciences. -Ayman El Hakim

 

Elnet, un agent d’influence pro-Israël au cœur du Parlement français

Depuis 2017, ce lobby a envoyé, tout frais payés, une centaine de parlementaires en Israël. Son PDG revendique avoir fait « plus que [sa] part » dans le soutien de « l’immense majorité » de l’Assemblée nationale et du Sénat à l’égard de l’État hébreu depuis le 7-Octobre.

Pauline GraulleMediapart, 29/12/2024

Sur les photos, ils posent en souriant devant le Mur des lamentations, l’air concentré dans une salle de réunion du ministère des affaires étrangères israélien, ou la mine grave lors d’une visite d’un kibboutz attaqué par le Hamas le 7-Octobre… Au fil des années, ces images de députés et de sénateurs français sont venues par dizaines abonder le site Internet d’Elnet – pour « European Leadership Network » –, une association bien connue de la plupart des parlementaires qui reçoivent régulièrement ses mails les invitant à des voyages en Israël.

Sur le papier, ces séjours, intégralement financés par Elnet – il faut compter 4 000 euros pour quatre jours, hôtel et trajet en avion compris –, ont de quoi attirer les élus : ils proposent des rencontres « de haut niveau » avec des intellectuels, des ambassadeurs ou des officiers de Tsahal, mais aussi des visites de la Knesset, du mémorial de Yad Vashem ou de bases militaires à la frontière palestinienne...


« Par votre présence, vous contribuerez au renforcement de la relation stratégique bilatérale entre deux pays […] qui partagent les mêmes valeurs [et] ont les mêmes ennemis », écrivait ainsi l’organisme, à l’été 2021, dans un mail envoyé à trente-quatre parlementaires macronistes, Les Républicains (LR), centristes et socialistes, à la veille de leur départ vers l’État hébreu. Un voyage durant lequel ils ont pu rencontrer un ex-numéro 2 du Mossad pour évoquer les enjeux sécuritaires du pays, ou Benyamin Nétanyahou, alors chef de l’opposition, qui a résumé en un mot la recette du « miracle israélien » : le « capitalisme ».

En mars 2023, quinze députés LR se rendaient encore à Jérusalem pour, entre autres, écouter un commandant de police leur présenter le dispositif de vidéosurveillance avec reconnaissance faciale de la vieille ville, et regarder avec lui la vidéo d’un attentat commis quelques semaines plus tôt par des Palestiniens. Deux mois auparavant, alors que les manifestations se multipliaient contre la très controversée réforme de la justice de Nétanyahou, c’était au tour de députés macronistes d’écouter un député du Likoud leur assurer que le gouvernement ne porterait en aucun cas atteinte aux libertés fondamentales…

Après le 7-Octobre, Elnet a renforcé son action. Huit jours seulement après les massacres commis par le Hamas, l’organisation envoyait dix députés LR et Renaissance – ainsi que Manuel Valls, récemment nommé ministre des outre-mer – visiter la base militaire de Shurah, au sud de Tel-Aviv, où reposaient les corps de 300 victimes non encore identifiées, rencontrer des familles d’otages et s’entretenir avec des survivants à l’hôpital Ichilov. « Alors que l’attention médiatique se tourne vers les images de destructions à Gaza, il est encore plus critique pour les décideurs européens de voir la réalité sur le terrain du point de vue israélien pour contribuer à maintenir le soutien nécessaire de la part des alliés européens clés », commentait Elnet après le déplacement.

En janvier 2024, alors que le nombre de morts à Gaza frôlait les 25 000, une délégation de 22 sénateurs et sénatrices, dont Francis Szpiner, Loïc Hervé ou Françoise Gatel, ministre des gouvernements Barnier et Bayrou, publiaient aussi une tribune à leur retour de leur voyage Elnet : « Ce voyage a renforcé notre attachement à la société israélienne et notre conviction profonde qu’Israël [...] est à l'avant-garde d'une guerre de la civilisation contre la barbarie », écrivaient-ils.

Un long travail d’influence

Créée en 2010, la branche française d’Elnet – qui dispose également d’antennes en Belgique, au Royaume-Uni, en Allemagne ou en Italie – a pris ses quartiers à quelques mètres de l’Assemblée nationale, rue Saint-Dominique. Un endroit stratégique pour l’ONG qui déclare être financée « à 100 % » par des contributions privées (voir en annexes) et affiche pour ambition de « renforcer le dialogue diplomatique, politique et stratégique entre la France et Israël ».

Derrière cet objectif, Elnet cache difficilement son tropisme en faveur du gouvernement d’extrême droite emmené par Nétanyahou. Plus encore depuis le début de la guerre à Gaza que plusieurs organisations internationales, à l’instar d’Amnesty International, qualifient désormais de « génocide ». « C’est un lobby qui a pignon sur rue », résume le sénateur socialiste Rachid Temal, auteur d’un rapport publié en juillet sur les influences étrangères, qui souligne que « l’association, comme tous les autres lobbys, a le droit de faire de l’influence dès lors que c’est déclaré ».

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Une régularisation très tardive à la HATVP

Malgré la loi Sapin de 2016 sur la lutte contre la corruption qui oblige les représentants d’intérêts à s’inscrire comme tels sur le registre de la Haute Autorité pour la transparence de la vie publique (HATVP), il aura pourtant fallu huit ans à Elnet pour s’enregistrer auprès de l’instance.

Une incongruité qui n’avait d’ailleurs pas échappé à la sénatrice UDI Nathalie Goulet qui, lors des discussions sur les influences étrangères au Palais du Luxembourg cet été, avait noté que « certains organismes qui invitent des parlementaires en voyage de façon régulière […] ne figurent pas sur la liste de ces lobbies, Elnet pour ne pas le nommer ».

Questionnée le 21 novembre par Mediapart sur les raisons pour lesquelles elle ne s’était pas encore déclarée auprès de la HATVP, l’association a répondu : « Nous n’estimions pas relever de la catégorie de représentant d’intérêts. Afin de nous assurer que nous étions bien en conformité avec la loi, nous avons rencontré l’HATVP et nous sommes convenus avec ses responsables qu’il nous fallait nous déclarer comme tel. C’est donc en cours. » Également contactée sur ce point, la HATVP a indiqué qu’elle ne « pouvait pas [nous] en dire plus ». Comme un heureux hasard, Elnet a finalement fait son apparition dans le registre... cinq jours après notre sollicitation.

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Le 23 septembre, dans une interview au média en ligne Qualita, une chaîne destinée aux Français ayant immigré en Israël, le président d’Elnet-France, Arié Bensemhoun, se félicitait ouvertement de l’influence de son organisation sur le microcosme politique français.

« Je reste relativement optimiste sur la capacité de changer les paramètres du discours diplomatique, disait-il. D’un côté, il y a la diplomatie officielle, et de l’autre côté, il y a la diplomatie parlementaire. Je rappelle que l’immense majorité du parlement [français] soutient Israël […] dans son combat contre le Hamas et le Hezbollah, et c’est le résultat de décennies de travail qui a été fait par les uns, par les autres, nous y avons fait plus que notre part. »

De fait, depuis 2017, les débats sur le conflit israélo-palestinien ont peu à peu changé de ton dans une Assemblée nationale qui affichait jusque-là une ligne plutôt bienveillante à l’égard de la cause palestinienne, à l’unisson avec le Quai d’Orsay. Entre le vote, en 2019, d’une résolution visant à condamner tout discours « antisioniste » au motif qu’il serait automatiquement antisémite, le réquisitoire, en plein hémicycle, contre l’avocat franco-palestinien Salah Hamouri en 2022, la démission du président du groupe France-Palestine, privé de parole lors d’un débat sur « l’apartheid » en Israël, et le « soutien inconditionnel » à l’État hébreu décrété par la présidente de l’Assemblée nationale Yaël Braun-Pivet en 2023, c’est peu dire que l’ambiance a changé.

De là à y voir la main d’Elnet ? L’association n’a en tout cas pas chômé pour peser sur les représentations des parlementaires français ces dernières années. Interrogée par Mediapart, l’ONG indique « ne pas tenir les comptes », mais à en croire les déclarations officielles des députés et sénateurs – tenus de rendre publique « toute acceptation d’une invitation à un voyage émanant d’une personne morale ou physique dont ils ont bénéficié à raison de leur mandat » –, 55 voyages ont été organisés pour des députés et 46 pour des sénateurs depuis 2017.


© Infographie Mediapart 

À ces chiffres, s’ajoutent les allers-retours effectués mais non déclarés : en tout, une centaine de parlementaires sont ainsi partis en Israël avec Elnet devenue, de loin, la première organisation à faire de l’influence via des voyages de parlementaires.

Des aficionados dans la macronie et chez LR

Certains parlementaires sont même devenus des habitués d’Elnet. Côté macronistes, la députée Renaissance des Français d’Israël, Caroline Yadan, mais aussi sa collègue des Hauts-de-Seine Constance Le Grip ou encore le ministre des affaires européennes Benjamin Haddad ont fait plusieurs allers-retours. Fervents défenseurs du « droit d’Israël à se défendre » depuis le 7-Octobre, tous appartiennent au groupe d’amitié France-Israël et assument une forme de prosélytisme pro-israélien dans les rangs du camp présidentiel.

C’est également le cas de l’ex-présidente du groupe d’amitié France-Israël (de 2019 à 2023), aujourd’hui ministre déléguée chargée de l’égalité entre les femmes et les hommes et de la lutte contre les discriminations, Aurore Bergé, qui fut l’une des toutes premières à profiter des voyages Elnet. En juillet 2018, juste après son entrée au Palais-Bourbon, la jeune députée des Yvelines faisait ainsi partie d’une délégation Elnet de trente et un parlementaires reçus pour une discussion qualifiée de « constructive » avec Benyamin Nétanyahou.

“C’est un honneur de faire partie de la délégation d’Elnet”

L’ex-député LR Pierre-Henri Dumont 

Depuis, celle qui juge cette association « utile pour lutter contre le fléau de l’antisémitisme, ce d’autant plus dans ce moment où il refait surface », est repartie au moins deux fois avec Elnet. Dernier voyage en date, le 7 octobre 2024, pour les commémorations des attaques meurtrières du Hamas, en compagnie de ses collègues Caroline Yadan et Sylvain Maillard. Depuis les lieux du massacre du festival Nova, ils en ont profité pour défendre une position alignée sur celle du ministère des affaires étrangères sur l’envoi des armes en Israël.

À droite encore, Elnet trouve plusieurs autres soutiens, tels le vice-président (UDI) du Sénat Loïc Hervé, Meyer Habib, « ami personnel » de Nétanyahou, mais aussi les élus LR Michèle Tabarot, Roger Karoutchi, Karl Olive – aujourd’hui proche d’Emmanuel Macron – ou Pierre-Henri Dumont. L’ancien président de la commission des affaires internationales de l’Assemblée – qui a perdu son siège en 2024 – n’a jamais hésité à se faire l’ambassadeur de l’organisation : « C’est un honneur de faire partie de la délégation d’Elnet », assurait-il récemment dans un message calibré, dûment relayé sur les réseaux sociaux par l’organisation. 

© Infographie Mediapart 


A contrario, nombre de députés ne goûtent guère les sollicitations insistantes d’Elnet. Le député macroniste Ludovic Mendès rapporte avoir été approché par le PDG d’Elnet-France il y a deux ans, lors d’un dîner du Crif (Conseil représentatif des institutions juives de France). Mais « pas question d’aller où que ce soit avec un organisme financé par on ne sait qui et qui promeut une ligne religieuse ou politique, assure-t-il à Mediapart. Quand je vais en Israël, je veux par ailleurs pouvoir me rendre où je veux, y compris du côté palestinien ». Une ancienne députée proche de Gabriel Attal raconte également avoir refusé les propositions de l’ONG : « J’ai une éthique », dit-elle.

Dans les rangs socialistes, l’ex-députée Valérie Rabault et le député Jérôme Guedj, tous deux membres du groupe France-Israël à l’Assemblée, ont eux aussi décidé de ne pas répondre aux sollicitations d’Elnet, par peur des potentielles « ingérences ». Le député Liot (Liberté, indépendants, outre-mer et territoires), ancien vice-président du Palais-Bourbon chargé des questions de déontologies, David Habib a, quant à lui, décidé de jouer cartes sur table : il a effectivement réalisé un voyage avec Elnet, mais il a payé tous les frais de sa poche. 

“C’est un peu comme les voyages en URSS dans les années 1930”

Christophe Marion, député macroniste 

Reste enfin les participants qui acceptent les voyages mais disent ne « pas être dupes » sur ses objectifs. « Elnet fait du soft power et n’est clairement pas là pour porter un message critique sur Israël. Mais ces voyages restent intéressants », estime le macroniste Mounir Belhamiti, membre de la commission de la défense à l’Assemblée nationale, qui s’est rendu une fois en Israël au moment de la loi de programmation militaire, mais a refusé d’y retourner après le 7-Octobre.

Une position partagée par son collègue Christophe Marion, qui s’est rendu deux fois en Israël avec Elnet : « C’est un peu comme les voyages en URSS dans les années 1930, sourit-il, même si cela permet de mieux appréhender la situation complexe dans la région. Je n’ai pas de problème à y aller du moment qu’on ne me demande pas de porter des positions ensuite. » Pour autant, l’élu reconnaît qu’il se poserait probablement davantage de questions si l’organisation lui proposait de repartir aujourd’hui.

La cible de « l’extrême gauche »

Se définissant comme un « think tank du dialogue stratégique entre la France et Israël », Elnet assure se contenter de promouvoir « la démocratie, la liberté, la justice et la paix » de manière « indépendante » et « apolitique ».

De politique, Arié Bensemhoun, le président d’Elnet-France, ne parle pourtant que de cela. Que ce soit sur Radio J où il tient une chronique régulière, ou sur CNews, il est loin de porter un regard « apolitique » sur le conflit au Proche-Orient.

Ainsi, au lendemain de la décision des juges de la Cour pénale internationale (CPI) de délivrer un mandat d’arrêt international contre le premier ministre israélien, il écrit sur X : « Les accusations portées […] ne reposent sur rien, aucune preuve, si ce n’est les allégations mensongères des ONG à la solde des islamistes et des terroristes du Hamas et de l’autorité palestinienne […]. Comme autrefois devant les nazis, les nations se sont couchées devant les islamistes qui veulent détruire nos sociétés libres et démocratiques. »

Mi-septembre, alors que l’Unicef comptabilisait plus de 43 000 morts dont plus de 14 100 enfants dans la bande de Gaza, Arié Bensemhoun expliquait aussi, sur Radio J, que « les Palestiniens civils que l’on nous dit innocents ne sont pas tous innocents. Personne ne peut imaginer que les nazis aient pu faire tout ce qu’ils ont fait sans que tout ou partie du peuple ait été complice. C’est la même chose pour les Palestiniens de Gaza », affirmait celui qui, depuis un an, dénonce « les ONG vendues au Hamas ».

En France, il s’attaque aussi aux « islamistes », « extrémistes de gauche » et autres « wokistes ». « L’extrême gauche » reste en effet la cible privilégiée de l’ancien président de l’Union des étudiants juifs de France (UEJF) de Toulouse (Haute-Garonne), à commencer par La France insoumise (LFI) et son « obsession anti-juive » qu’Arié Bensemhoun étrille à longueur d’éditos. Il y a quelques jours, c’est Dominique de Villepin qui en faisait les frais, comme en témoigne ce texte publié sur le site d’Elnet, après des déclarations de l’ancien premier ministre.

Le 16 octobre, le patron d’Elnet-France se permettait aussi d’envoyer une lettre ouverte à la présidente de l’Assemblée nationale pour réclamer « solennellement » à Yaël Braun-Pivet de « prononcer des sanctions disciplinaires » à l’encontre du vice-président du Groupe d’amitié France-Israël, Aymeric Caron.

L’Insoumis jouerait selon lui « un rôle cynique et prépondérant dans la légitimation de la haine des Juifs dans notre pays » pour avoir relayé des vidéos « non sourcées » des massacres à Gaza ou comparé l’armée israélienne au « monstre nazi ». D’après nos informations, Yaël Braun-Pivet a opposé une fin de non-recevoir au dirigeant d’Elnet. Son entourage a toutefois refusé de nous faire lire le courrier.

Paris 18-19 mai 2025, un RV à ne pas rater