Affichage des articles dont le libellé est Barkhane. Afficher tous les articles
Affichage des articles dont le libellé est Barkhane. Afficher tous les articles

25/01/2022

RICHARD WERLY
Burkina-Faso, Mali... La Françafrique implode nel 2022

Richard Werly , Le Temps, 24/1/2022
Tradotto da
Fausto Giudice, Tlaxcala

Richard Werly è il corrispondente da Parigi del quotidiano svizzero Le Temps. Prima ancora a Tokyo, Bruxelles, Bangkok. @LTWerly

Tentativo (riuscito) di golpe militare a Ouagadougou lunedì. Forze francesi bloccate in Mali, dove il governo attacca apertamente Parigi. Il mandato di Emmanuel Macron finisce in un innegabile fallimento africano

 Un manifestante regge un volantino contro le politiche del presidente francese Emmanuel Macron a Bamako, 14 gennaio 2022. - Florent Vergnes/AFP Foto

Novembre 2017: all'Università di Ouagadougou, Emmanuel Macron pronuncia un presunto discorso di rifondazione. Sotto la lunga presidenza autoritaria di Blaise Compaoré (1987-2014), la capitale del Burkina Faso ha svolto il ruolo di quartier generale della “Françafrique”, mentre la situazione nella vicina Costa d'Avorio e nel Sahel si deteriorava. La caduta del padrino Compaoré, questo militare ex protetto di Parigi, tre anni prima, ha dato un nuovo impulso alla democratizzazione. Il nuovo capo di stato francese, appena eletto, ha mostrato la sua volontà di rompere con il passato: “Non sono venuto qui per dirvi qual è la politica africana della Francia, come alcuni sostengono. Perché non c'è più una politica africana della Francia! C'è una politica che possiamo condurre, ci sono amici, ci sono persone con cui siamo d'accordo, altre no. Ma soprattutto c'è un continente che dobbiamo guardare in faccia”.

 Scommesse perdute

 Quello che è successo dopo è ben noto. Gli studenti protestano contro l'aria condizionata fuori servizio nel loro campus. Solo per essere immediatamente rimandati da Emmanuel Macron al loro presidente, Roch Marc Christian Kaboré, che era appena scappato dall'aula. Quattro anni dopo, l'epilogo di questo malessere tra l'ex potenza tutelare francese e le fragili autorità del Burkina Faso potrebbe essersi svolto lunedì 24 gennaio nel fragore delle armi e nel caos di una giornata di rivolte. Arrestato da militari putschisti e poi detenuto in una caserma di Ouagadougou, il presidente burkinabé sembra essere sull'orlo di un destino identico a quello del suo omologo maliano, Ibrahim Boubacar Keïta, morto il 16 gennaio e rovesciato il 18 agosto 2020. La scommessa della Francia di installare governi eletti sullo sfondo della guerra contro il terrorismo islamista e la diffusione dei traffici (droga, migranti, ecc.) nel Sahel sembra sempre più destinata a fallire: “La scommessa fatta sugli eserciti locali e gli sforzi fatti per riportare i servizi statali in questi paesi sono falliti”, conclude pessimisticamente la giornalista Isabelle Lasserre nel suo saggio molto pertinente Macron, le disrupteur (Ed. L'Observatoire).

 “Françafrique”: Emmanuel Macron non sopporta questo termine e ha fatto di tutto per liberarsene, nonostante l'intervento dell'esercito francese in Mali dal 2013 e il suo spiegamento a sostegno delle forze del G5 Sahel (Mali, Burkina Faso, Niger, Mauritania, Ciad). “La relazione tra la Francia e l'Africa sta cambiando profondamente”, ha ripetuto ai suoi interlocutori al vertice Francia-Africa a Montpellier nell'ottobre 2021, dedicato esclusivamente ai giovani, lontano dai governi. Il problema è che la realtà sul terreno è l'opposto di questa pia speranza difesa all'Eliseo dal Consiglio presidenziale per l'Africa istituito nell'agosto 2017, un gruppo di esperti dominato da africani della diaspora, educati lontano dal continente nero. Le capitali del Mali e del Burkina Faso, controllate da una borghesia imprenditoriale legata ai militari, non sono più trampolini di lancio per il cambiamento democratico, ma metropoli chiuse dove vive un'élite che ha perso il contatto con il paese reale.

16/01/2022

ANTONIO MAZZEO
Les forces armées italiennes sont prêtes pour la guerre au Mali

 Antonio Mazzeo, Africa Express,  15/1/2021
Traduit par
Fausto Giudice, Tlaxcala

Nous avons vraiment décidé de nous faire du mal. Et beaucoup. On ne pouvait pas choisir un pire moment pour rendre la nouvelle mission militaire italienne au Mali à 100% opérationnelle. Le pays sahélien, durement éprouvé politiquement, économiquement et socialement par les deux coups d'État orchestrés en août 2020 et mai 2021, a été mis au ban de la CEDEAO (Communauté économique des États de l'Afrique de l'Ouest) car l'homme fort de Bamako, le colonel Assimi Goïta, ne montre aucune intention de favoriser une véritable transition démocratique. Le report des élections, initialement prévues en février, a convaincu l'organisation africaine de fermer ses frontières avec le Mali et de brandir la menace de nouvelles sanctions, telles que la suspension des transactions financières et le gel des avoirs de l'État dans les banques des États membres.Mali : Assimi Goïta hier, aujourd’hui... Encore et encore

14 pays européens et le Canada se sont prononcés contre le gouvernement du colonel Goïta, irrités par l'autorisation et le financement de troupes mercenaires sur le territoire malien. En particulier, la célèbre société de contractants russes Wagner, proche de l'establishment poutinien, est à l'index, mais aussi les fournitures militaires que Moscou vient d'envoyer à l'État africain (dont quatre hélicoptères de transport et de combat Mi-171). Les relations avec la France sont encore plus mauvaises : le président Emmanuel Macron a accéléré le retrait d'une partie du contingent déployé au Sahel (sur les 5 000 militaires début 2021, il en restera 3 000 fin 2023) et fin 2021, les bases de Kidal, Tessalit et Tombouctou, utilisées depuis août 2014 dans le cadre de la mission « anti- terroriste » Barkhane, ont été rendues aux forces armées maliennes.


Les Français partent, en partie, pour être remplacés par leurs plus fidèles partenaires européens, l'Italie en tête, totalement inconsciente du scénario géostratégique très compliqué et dangereux au Sahel. Paris demandait depuis des années à l'UE un partage du fardeau militaire et financier en Afrique sub-saharienne. Ainsi, en janvier 2020, Macron a lancé la Task Force Takuba (Épée en langue tamasheq), une mission multinationale dirigée par la France, à laquelle se sont déjà joints l'Italie, la Belgique, le Danemark, l'Estonie, l'Allemagne, la Grèce, la Norvège, les Pays-Bas, le Portugal, le Royaume-Uni, la République tchèque, la Roumanie, l'Espagne et la Suède.