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24/04/2025

TLAXCALA
Perché non piangiamo Bergoglio

Gruppo di  traduttori·trici Tlaxcala, 23/4/2025

A tre giorni dal richiamo del Santo Padre al suo creatore, lo tsunami di lacrime che ha investito gran parte del pianeta ci ha costretto a prendere in mano le nostre tastiere e a dire: basta così!

Ascoltando e leggendo i commenti sul Papa scomparso, si rimane senza parole: tutti, dal cantante rivoluzionario cubano all'ex guerrigliera urbano e prigionieraitaliana, per non parlare degli ex consiglieri di presidenti antimperialisti, non fanno altro che elogiare il gesuita bonaerense che si è travestito da francescano e ha chiesto di essere sepolto sotto una lapide con la semplice scritta “Franciscus”. In tutti questi elogi, nemmeno un grammo di critica. Eppure, ci sono tante cose da dire.

Ma in che modo Bergoglio è stato rivoluzionario? In che modo ha apportato il minimo cambiamento evidente all'apparato di cui è stato a capo per 11 anni? La Chiesa cattolica apostolica e romana ha forse cessato, sotto il suo regno, di essere la tentacolare organizzazione criminale che è stata per troppi secoli? Diamo un'occhiata più da vicino.

Denaro sporco

Nel 2014, Bergoglio ha annunciato che qualsiasi mafioso sarebbe stato scomunicato. In Vaticano è stata istituita una commissione. Risultato: niente. La commissione è stata sciolta. Il motivo ufficiale: la mafia è un affare prettamente italiano, e spetta alla Conferenza episcopale italiana occuparsene. La Conferenza ha quindi istituito un “gruppo di studio” In altre parole, la scomunica è stata consegnata all'oblio.

Dopo il fallimento del Banco Ambrosiano, che il Vaticano utilizzava per riciclare il denaro della droga in tutto il mondo, fu creato il Nuovo Banco Ambrosiano. È scomparso senza lasciare traccia. D'ora in poi, è l’IOR a gestire i miliardi dell'Organizzazione, scusate, della Santa Sede. In modo altrettanto poco trasparente.

Il Francesco storico a cui Bergoglio si riferiva, quello di Assisi, aveva fisicamente rotto con le ricchezze, le merci e il denaro: una domenica, nella piazza principale di Assisi, si spogliò nudo, gettando via le pellicce e il puntale di seta. Bergoglio non è mai stato visto esibirsi in un simile spogliarello.

Pedocriminalità

l Francesco storico aveva una fidanzata. Si chiamava Chiara e dopo la sua morte divenne la patrona dell'Italietta. La sua presenza senza dubbio impediva a Francesco di prendersela con i bambini e le bambine. Bergoglio, da parte sua, non si è discostato dalla dottrina del celibato dei sacerdoti cattolici, l'unico clero sulla terra a cui è vietato copulare e sposarsi, a differenza dei pastori protestanti, dei sacerdoti ortodossi, dei rabbini, degli imam, degli ayatollah e dei bramini. E per quanto riguarda la pulizia delle stalle, se il povero gesuita avesse mai lanciato una grande operazione di pulizia, si sarebbe trovato tutto solo nei conclavi.



L'utero delle donne

Sotto Bergoglio, l'Organizzazione è rimasta sorda e cieca di fronte al diritto delle donne di disporre del proprio utero come meglio credono. Il suo potere di fare la legge è rimasto quasi intatto in America Latina. Due esempi eloquenti: la coppia al potere in Nicaragua, gli Ortegas, continua a opporsi alla liberalizzazione dell'aborto in seguito a un accordo con i vertici della Chiesa; la candidata di sinistra dell'Ecuador, Luisa González, ha espresso la sua opposizione all'aborto. Gli esempi potrebbero essere moltiplicati. Non c'è nulla di sorprendente: la ventina di università gesuite sparse per l'America Latina sono attente a formare élite formatate per garantire che "tutto cambi senza che nulla cambi".

Cambiamenti sociali, poveri, migranti

Negli elogi al pontefice si è parlato molto del suo “impegno” per i poveri e i migranti, dimenticando un fatto fondamentale: la Chiesa cattolica non è più una macchina bianca ed eurocentrica. I sacerdoti eurobianchi stanno scomparendo. Per continuare a funzionare, la Chiesa, come le altre macchine del potere bianco, deve reclutare sempre più persone dal Sud del mondo,  quindi è fondamentale che si batta per la “libera circolazione” delle vocazioni. Ed è fondamentale che si assicuri di sorvegliare e formare le nuove generazioni del Sud tentate da rivolte logiche.

Insomma, per concludere: no, Bergoglio non è stato un nuovo Che Guevara, checché ne pensino i·le nostr·e compagni·e piagnoni·e. Risparmiate le vostre lacrime per i martiri senza voce, senza nome, senza sepoltura.

Joep Bertrams


23/04/2025

TLAXCALA
Por qué no lloramos a Bergoglio

Grupo de traductor@s Tlaxcala, 23-4-2025

Tres días después de que el Santo Padre fuera llamado a su creador, el tsunami lagrimal que  recorre gran parte del planeta nos obliga a coger nuestros teclados para escribir: “¡Basta Ya!”


 "El último revolucionario": portada del diario Domani (Mañana)

Escuchando y leyendo los comentarios sobre el difunto Papa, nos quedamos sin palabras: todos, desde el cantante revolucionario cubano hasta la ex guerrillera urbana y rea italiana, pasando por antiguos asesores de presidentes antiimperialistas, no tienen más que elogios para el jesuita bonaerense que se disfrazó de franciscano y pidió ser enterrado bajo una lápida con la sencilla inscripción “Franciscus”. En todos estos elogios, ni un ápice de crítica. Sin embargo, hay tantas cosas que decir.

A ver: ¿en qué ha sido revolucionario Bergoglio? ¿De qué manera introdujo el más mínimo cambio perceptible en el aparato del que ha sido jefe durante 11 años? ¿Dejó de ser la Iglesia Católica apostólica y  Romana bajo su reinado la organización criminal tentacular que ha sido durante demasiados siglos? Veámoslo más de cerca.

Dinero sucio

En 2014, Bergoglio anunció que todo mafioso sería excomulgado. Se creó una comisión en el Vaticano. Resultado: nada. La comisión fue disuelta. Razón oficial: la mafia es un asunto estrictamente italiano, y le corresponde a la Conferencia Episcopal Italiana ocuparse de ella. Para eso la dicha Conferencia creó un “grupo de estudio”. Manera clásica de enterrar un problema.

Tras la quiebra del Banco Ambrosiano, que utilizaba el Vaticano  para blanquear dinero procedente de la droga en todo el mundo, se creó el Nuovo Banco Ambrosiano. Desaparecido sin dejar rastro. En adelante, es el IOR quien gestiona los miles de millones de la Organización, perdón, de la Santa Sede. De igual manera poco transparente.

El Francesco histórico al que se refería Bergoglio, el de Asís, rompió físicamente con la riqueza, las mercancías y el dinero: un domingo, en la plaza principal de Asís, se empelotó, despojándose de sus pieles y de su pechera de seda. Nunca se vio a Bergoglio realizar semejante striptease.

Pedocriminalidad

El histórico Francesco tenía novia. Se llamaba Chiara y, tras la muerte de Francesco, devino la patrona de la Italieta. Su presencia impidió sin duda que Francesco se metiera con niños y niñas. Bergoglio, por su parte, no se apartó de la doctrina del celibato de los curas católicos, único clero de la tierra al que se le prohíbe copular y casarse, a diferencia de los pastores protestantes, los sacerdotes ortodoxos, los rabinos, los imanes, los ayatolás y los brahmanes. Y en cuanto a la limpieza de los establos, si el pobre jesuita hubiese lanzado jamás una verdadera gran operación de limpieza, se habría visto muy  solito en los cónclaves.


El papa: “El aborto es como contratar a un sicario, no es un acto civil”

Vientres de mujer

Bajo Bergoglio, la Organización ha permanecido sorda y ciega ante el derecho de las mujeres a disponer de sus vientres como mejor les parezca. Su poder para imponer la ley se ha mantenido casi intacto en América Latina. Dos ejemplos elocuentes: la pareja reinante en Nicaragua, los Ortega, siguen oponiéndose a la liberalización del aborto tras un acuerdo con la cúpula de la Iglesia; la candidata de la izquierda en Ecuador, Luisa González, ha expresado su oposición al aborto. Los ejemplos podrían multiplicarse. No tiene nada de sorprendente: la veintena de universidades jesuitas repartidas por América Latina se esmeran en formar élites formateadas para hacer que “todo cambie sin que nada cambie”.

Cambio social, pobres, migrantes

En los panegíricos por el pontífice, se habló mucho de su "compromiso" con los pobres y los migrantes, olvidando un hecho básico: la Iglesia católica ya no es una máquina eurocéntrica blanca. Los sacerdotes euroblancos están desapareciendo. Para seguir funcionando, la Iglesia, como las demás maquinarias del poder blanco, debe reclutar cada vez más gente del Sur del mundo, por lo que es vital que haga campaña a favor de la “libre circulación” de vocaciones. Y es vital que se asegure de supervisar y formatear a las nuevas generaciones del Sur tentadas por revueltas lógicas.

En resumen, para concluir: no, Bergoglio no era un nuevo Che Guevara, a pesar de tod@s nuestr@s compañer@s lloron@s. Guardad vuestras lágrimas para los mártires sin voz, sin nombre, sin sepultura.


Joep Bertrams


TLAXCALA
Pourquoi nous ne pleurons pas Bergoglio

Groupe de traducteur·rices Tlaxcala, 23/4/2025

Trois jours après que le Saint Père a été rappelé à son créateur, le tsunami lacrymatoire qui a déferlé sur une grande partie de la planète nous oblige à prendre nos claviers pour dire : ça suffat comme ci !


 "Le dernier révolutionnaire": la Une du quotidien Domani (Demain)

En écoutant et en lisant les commentaires sur le défunt pape, nous restons en effet bouche bée : tous et toutes, du chanteur révolutionnaire cubain à l’ancienne guérillera urbaine et prisonnière italienne en passant par des anciens conseillers de présidents antiimpérialistes, n’ont que de louanges pour le jésuite bonaerense qui s’était travesti en franciscain et a demandé à être enterré sous une pierre portant simplement : « Franciscus ». Dans tous ces éloges funèbres, pas une once de critique. Et pourtant, il y en aurait des choses à dire.

Mais en quoi Bergoglio a-t-il été un révolutionnaire ? En quoi a-t-il apporté le moindre changement notable à l’appareil dont il a été le chef pendant 11 ans ? L’Église catholique apostolique et romaine a-t-elle cessé sous son règne d’être l’organisation criminelle tentaculaire qu’elle est puis trop de siècles ? Faisons une revue de détail.

L’argent sale

En 2014, Bergoglio a annoncé que tout mafieux serait excommunié. Une commission a été créée au Vatican. Résultat : rien de rien. La commission a été dissoute. Raison officielle : la mafia est une affaire strictement italienne, dont c’est à la Conférence épiscopale italienne de s’occuper de l’affaire. Laquelle conférence a donc créé un « groupe d’étude ». Autrement dit, l’excommunication a été envoyée aux oubliettes.

Après la faillite du Banco Ambrosiano qui servait au Vatican pour blanchir l’argent de la drogue au niveau planétaire, on a créé le Nuovo Banco Ambrosiano. Disparu sans laisser de traces. Désormais, c’est l’IOR qui gère les milliards de l’Organisation, pardon, du Saint-Siège. De manière tout aussi peu transparente.

Le Francesco historique auquel Bergoglio se référait, celui d’Assise, avait physiquement rompu avec la richesse, la marchandise, le fric : un dimanche, sur la grand-place d’Assise, il s’était carrément foutu à poil, se débarrassant de ses fourrures et de son pourpoint en soie. On n’a jamais vu Bergoglio effectuer un tel strip-tease.

La pédocriminalité

Le Francesco historique avait une petite copine. Elle s’appelait Chiara et elle est devenue après sa mort la sainte patronne de l’Italietta. Sa présence a sans doute évité à Francesco de s’en prendre aux petits garçons et aux petites filles. Bergoglio, lui, n’a pas dévié de la doctrine du célibat des prêtres catholiques, le seul clergé sur terre interdit de copulation et de mariage, à la différence des pasteurs protestants, des prêtres orthodoxes,  des rabbins, des imams, des ayatollahs et des brahmanes. Et quant à nettoyer les écuries, le pauvre jésuite, si jamais il avait lancé une véritable grande opération de nettoyage, se serait retrouvé bien seul dans les conclaves.


Le pape : « Avorter, c'est comme engager un tueur à gages, ce n'est pas un acte civil »

Le ventre des femmes

Sous Bergoglio, l’Organisation est restée sourde et aveugle au droit des femmes à disposer de leur utérus comme elles l’entendent. Son pouvoir de faire la loi est resté presque intact en Amérique Latine. Deux exemples parlants : le couple régnant au Nicaragua, les Ortega, continuent à s’opposer à une libéralisation de l’avortement suite à un deal avec le gratin de l’Église ; la candidate de gauche en Équateur, Luisa González, a exprimé son opposition à l’avortement. On pourrait multiplier les exemples. Rien d’étonnant à cela : la vingtaine d’universités jésuites disséminées dans toute l’Amérique latine veillent à éduquer des élites formatées pour veiller à « tout changer sans que rien ne change ».

Le changement social, les pauvres, les migrants

Dans les éloges funèbres du pontife, on a beaucoup parlé de son « engagement » pour les pauvres et les migrants, en oubliant une donnée de base : l’Église catholique n’est plus une machine eurocentrée blanche. Les prêtres euroblancs sont en voie de disparition. Pour continuer à fonctionner, elle doit donc, comme les autres machines de pouvoir blanc, recruter toujours plus au Sud du monde, donc il est vital pour elle de militer en faveur de la « libre circulation » des vocations. Et il est vital pour elle de veiller à encadrer et formater les nouvelles générations du Sud tentées par des révoltes logiques.

Bref, pour conclure : non, Bergoglio n’était pas un nouveau Che Guevara, n’en déplaise à tou·tes nos camarades pleureur·ses. Gardez vos larmes pour les martyrs sans voix, sans nom, sans sépulture.

Joep Bertrams


03/10/2023

GRADO GIOVANNI MERLO
Ce communiste de Saint-François
Témoin ou testimonial?

L’influence de l’Assisiate sur la culture de la gauche

Grado Giovanni Merlo, LUnità, 8/5/2014
Traduit par Fausto Giudice, Tlaxcala


Grado Giovanni Merlo (1945) est un historien italien, spécialiste de l’histoire des églises et mouvements religieux dans l’Italie du Moyen-Âge, auteur, notamment, de Au nom de saint François. Histoire des Frères mineurs et du franciscanisme jusqu’au début du XVIe siècle, traduit de l’italien par Jacqueline Gréal, préface de Giovanni Miccoli, Paris, Éditions du Cerf/Éditions franciscaines, 2006


NdT
Le pape Jean-Paul II l’avait proclamé, dans une bulle de 1979, “Patron céleste des cultivateurs de l’écologie”.  L’archevêque jésuite argentin Jorge Mario Bergoglio a choisi en 2013 le nom papal de François en son honneur. Et la gauche italienne, des communistes aux opéraïstes, n’a pas manqué de le revendiquer, ce qui n’est pas étonnant, vu qu’elle a été très fortement imprégnée de catholicisme et a toujours eu un certain mal à comprendre les vers de l’Internationale proclamant « Il n’est pas de sauveur suprême/Ni Dieu, ni César, ni tribun ». Ci-dessous l’analyse d’un médiéviste, qui remet les pendules à l’heure.

DANS LES “CAHIERS DE PRISON” ANTONIO GRAMSCI MENTIONNE RAREMENT SAINT-FRANçOIS

 Juxtaposé, en 1934, à “un Passavanti” et à “un (Thomas) a Kempis” pour sa “naïve effusion de foi”, saint François était auparavant entré dans la compagnie des “mouvements religieux populaires du Moyen Âge”. (...) Les fragments de Gramsci ne mettent pas en valeur ou ne mythifient pas saint François, dont l’histoire est considérée dans ses limites politiques, pour ainsi dire, mais aussi dans ses effets institutionnels.

 ALESSANDRO NATTA : SIMPLE FRÈRE

 En 1989 est paru le texte d’une longue interview d’Alceste Santini, “vaticaniste” de L’Unità, avec Alessandro Natta, jusqu’à l’année précédente secrétaire du Parti communiste italien (...). Vers la fin de l’entretien, Santini demande à Natta : « Quelle figure spirituelle ou religieuse vous semble la plus conforme ? » La réponse de l’ex-secrétaire communiste est la suivante : saint François, “homme d’une remarquable modernité” et “fondateur d’un des mouvements les plus modernes, proche, même historiquement, des problèmes du monde actuel”, au point de pousser le leader communiste à visiter “les lieux où il a prêché, fondé et animé son ordre religieux” : « J’étais à Assise en octobre 1987 (...). À cette occasion, j’ai rendu visite aux frères franciscains, dans leur couvent, renouvelant la visite faite précédemment par Berlinguer. Le prieur (sic !) était absent, et je suis revenu le lendemain pour le remercier de l’accueil qu’il m’avait réservé (...). Intéressé et intrigué, d’autant plus que le prieur (sic !) me semblait être à la fin de son second mandat, je lui demandai : “Et quand on n’est plus prieur ?”. Il me répondit : “Le prieur redevient simple frère”. Ce n’est pas un hasard si, dans sa lettre de démission du secrétariat du Parti communiste italien du 10 juin 1988, Natta déclare que pour lui “s’applique la règle des Franciscains, parmi lesquels le prieur (sic !) qui a terminé son mandat redevient simple frère”. 

La statue de saint François d’Assise devant la cathédrale Saint-Jean de Rome, entre deux affiches électorales, novembre 1960.

LE “MILITANT COMMUNISTE” FRANCISCAIN

Poursuivant notre chemin dans la gauche, nous rencontrons Empire. Ses auteurs sont Michael Hardt et Antonio Negri, plus connu sous le nom de Toni Negri. Le livre vise à illustrer “le nouvel ordre de la mondialisation”, avec la conviction que “l’Empire est le nouveau sujet politique qui régule le commerce mondial, le pouvoir souverain qui gouverne le monde” et dans la perspective d’identifier et d’illustrer “les forces qui contestent l’Empire et préfigurent en fait une société mondiale alternative”. Au terme d’une lecture laborieuse, on trouve un médaillon décrivant “le militant”, c’est-à-dire “l’agent de production biopolitique et de résistance à l’Empire”, celui qui, en se rebellant, se projette “dans un projet d’amour”. Nous assistons ici à l’entrée en scène de saint François d’Assise : « Il existe une légende ancienne qui pourrait éclairer la vie future du militantisme communiste : la légende de saint François d’Assise. Voyons quel fut son exploit. Pour dénoncer la pauvreté de la multitude, il a adopté la condition commune et y a découvert la puissance ontologique d’une société nouvelle. Le militant communiste fait de même (...). Contre le capitalisme naissant, François rejette toute discipline instrumentale et la mortification de la chair (dans la pauvreté et l’ordre établi) et lui oppose une vie joyeuse (à) la volonté de puissance et (à) la corruption. Dans la post-modernité, nous sommes toujours dans la situation de François, opposant la joie d’être à la misère du pouvoir ». On pourrait dire que nous sommes face à un Saint François situationniste-esthétisant dans une conception révolutionnaire situationniste-esthétisante. L’empire est laid et misérable, être un communiste militant est beau et joyeux, tout comme “sa” révolution. [Lire Le siècle bref de Toni Negri]

À ce stade, une association d’idées se fait jour qui nécessiterait de comparer l’élaboration de Hardt et Negri avec certains aspects connotant le MoVimento5Stelle. L’élément spéculaire qui confronte l’un à l’autre est, en l’occurrence, Saint François.

LE M5S ET LE FRANCISCANISME

Sur le blog de Beppe Grillo, on peut lire : « Le M5S est né, par choix, le jour de saint François, le 4 octobre 2009. C’était le saint qu’il fallait pour un mouvement sans contributions publiques, sans siège, sans trésoriers, sans dirigeants. Un saint écologiste et animaliste. Les gars du M5S (...) se sont appelés en 2010 les "fous de la démocratie", tout comme les Franciscains étaient appelés les "fous de Dieu". Il y a beaucoup d’affinités entre le franciscanisme et le M5S ». Peu importe que ces prétendues “affinités” soient très difficiles à percevoir ou, mieux encore, qu’elles n’existent pas du tout. Et lorsqu’elles sont mises en évidence, il ne faut pas longtemps pour se rendre compte qu’elles sont basées sur des données peu fiables ou fausses. On s’en aperçoit dès que l’on cherche à comprendre quel saint François les dirigeants du MoVimento s’imaginent être. À cet égard, le livret Il grillo canta sempre al tramonto [Le grillon chante toujours au crépuscule], un dialogue “à trois” entre Dario Fo, Gianroberto Casaleggio et Beppe Grillo, est éclairant. C’est Fo qui se charge de retracer, par rapport aux “faussetés” “qui nous ont été racontées pendant des siècles”, certains aspects de la “véritable histoire” de saint François.

 LE “GRAND RÉVOLUTIONNAIRE” ÉCOLOGISTE ET ANIMALISTE

 L’image de saint François écologiste et animaliste est très répandue. Elle occupe par exemple une place de choix dans le “dialogue de l’hiver 1994” entre les “communistes” Paolo Volponi et Francesco Leonetti. À un moment donné, le philosophe demande au célèbre écrivain “à quel classique italien” il fait référence. La réponse de Volponi est immédiate : « La leçon de saint François est toujours d’actualité, et aujourd’hui plus que jamais (...). J’aime (...) sa leçon. C’est celle d’un grand révolutionnaire, au nom de la beauté de la Terre et de l’honnêteté des êtres (...). Saint François, c’est l’idée du bonheur et de la vérité, dans le nouveau, de la révolution, du présent possible ». La réponse de Volponi ne contient pas seulement l’image d’un Saint François “écologiste et animaliste”, mais d’un Saint François qui fut même un “grand révolutionnaire” capable d’indiquer aux hommes de la fin du vingtième siècle les voies d’un changement radical dans leur façon d’agir et de se rapporter à la vie. Un air de famille semble envelopper et respirer la position exprimée synthétiquement par Volponi et Leonetti et celle de Hardt et Negri. Il est curieux de noter que Leonetti et Negri - ce dernier après avoir commencé sa militance dans l’Action catholique - ont à l’origine coulé leur vision communiste dans l’opéraïsme des années 1960.

La nÉcessitÉ D’UN “NOUVEAU MONDE”

Il n’est pas dans mon intention de suivre ce chemin “à rebours”, car je serais arrivé à l’extraordinaire “ouverture” que constitue l’élection de Jorge Mario Bergoglio comme évêque de Rome. Nombreux sont ceux qui ont repris des concepts qui ne sont pas nouveaux pour évoquer son choix de prendre le nom de Pape François. Pensons à un ancien militant et dirigeant du PCI, Alfredo Reichlin, qui, au début du mois d’avril 2103, s’exprimait ainsi : « Nous sommes entrés de plain-pied dans la mondialisation et nous la vivons sans nous rendre compte de l’énormité et du danger du fait qu’elle est dirigée par la logique des mouvements financiers (...). Qui la prend en charge ? (...) J’ai été très impressionné par l’élection de ce pape (François). C’est un grand événement qui fait allusion à un monde nouveau ; il fait allusion au fait que l’illusion de diriger la mondialisation à travers les marchés financiers a échoué et qu’une grande question sociale s’est ouverte au niveau planétaire. Le nom de François d’Assise a cette signification ». Ici encore, pour la énième fois, se fait sentir la nécessité d’un « monde nouveau » vers lequel les “François” d’hier et d’aujourd’hui sont en mesure de conduire l’humanité parce qu’ils sont les témoins actifs de valeurs “autres”, même si le franciscanisme n’est pas un humanisme ni n’est réductible à un humanisme “révolutionnaire” qui trouverait en lui-même justification et légitimité, mais est l’une des plus hautes expressions de la foi dans le Dieu trinitaire.

POST SCRIPTUM

Nous lisons dans La Stampa du 13 avril 2014, dans le compte rendu de l’événement d’ouverture de la campagne électorale pour les élections européennes de mai 2014 avec la participation éminente de Matteo Renzi, en tant que secrétaire du Parti démocrate, quelques nouveautés significatives dans le déroulement de l’événement : « Pas de VIP (...). Les présentateurs de la kermesse étaient également inhabituels (...). Les vidéos de Fantozzi, Maradona et Frankenstein Junior. Les citations racoleuses de Saint François d’Assise ». Bref, dans la culture de gauche, ou plutôt de centre-gauche, l’Assisiate risque de se transformer, de témoin de Jésus-Christ, en testimonial.

 
“...Et que vous le vouliez ou non, moi, je deviendrai célèbre, et pas qu'à Assise”: Franz, une BD d'Altan sur Saint-François, de 1982