Affichage des articles dont le libellé est Argentina. Afficher tous les articles
Affichage des articles dont le libellé est Argentina. Afficher tous les articles

11/09/2025

SERGIO FERRARI
Argentina, il progetto libertariano sotto la lente d'ingrandimento
Gli investimenti che Milei sognava e che non arrivano

 Sergio Ferrari, 7/9/2025

Originale spagnolo

Traduzione a cura del Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati

Fin dall'inizio, il progetto economico del governo Milei ha puntato ad aprire le porte dell'Argentina agli investimenti stranieri, con due obiettivi: facilitare l'ingresso di grandi capitali e accelerare le esportazioni nel breve termine.

La leva per promuovere l'arrivo di questi capitali è il Regime di Incentivazione dei Grandi Investimenti (RIGI), uno dei pilastri della Legge di Base e Punto di Partenza per la Libertà degli Argentini. Si tratta di un pacchetto di agevolazioni fiscali, tributarie e legali della durata di trent'anni per gli investimenti privati stranieri o nazionali in megaprogetti che superano i 200 milioni di dollari. Secondo il decreto 749, che ha sancito questo pacchetto, il governo anarchico-libertariano del presidente Javier Milei concettualizza il RIGI come “uno strumento per attrarre investimenti significativi per l'economia nazionale, che altrimenti non si svilupperebbero”. I settori prioritari sono l'industria forestale, il turismo, le infrastrutture, l'estrazione mineraria, la tecnologia, la siderurgia, l'energia, il petrolio e il gas. Il decreto sostiene che, nel contesto attuale, gli incentivi concessi nell'ambito del RIGI contribuiranno a rendere “la ripresa economica più rapida, sostenibile e duratura”.

Il termine per aderire a questo regime speciale di promozione del capitale transnazionale scade nel luglio 2026, ma il governo potrebbe prorogarlo. (https://www.boletinoficial.gob.ar/detalleAviso/primera/312707/20240823).

Alleanza per un controllo cittadino

A un anno dall'entrata in vigore del RIGI, cinque organizzazioni e istituzioni argentine - la Fondazione Ambiente e Risorse Naturali (FARN), il Centro di Studi Legali e Sociali (CELS), lo Spazio di lavoro fiscale per l'equità (ETFE), il Centro di politiche pubbliche per il socialismo (CEPPAS) e la Scuola di politica e governo dell'Università Nazionale di San Martín (EPYG/ UNSAM) - insieme al Transnational Institute (TNI), con sede ad Amsterdam, Paesi Bassi, hanno elaborato un primo bilancio multitematico. Esso si concentra sui risultati dell'applicazione del RIGI, ma con un occhio di riguardo per i diritti umani, la giustizia ambientale e la sovranità territoriale. Pubblicato in agosto dall'Osservatorio RIGI, questo rapporto rappresenta un contributo scientifico di rilevanza internazionale. 

Luciana Ghiotto

Secondo Luciana Ghiotto, ricercatrice associata del TNI e del Consiglio Nazionale delle Ricerche Scientifiche e Tecniche, CONICET, (presso la sede dell'Università Nazionale di San Martín), questa sinergia tra diverse organizzazioni nazionali e internazionali, promossa in modo articolato, è coerente con “la tradizione di lavorare insieme alle organizzazioni del Sud del mondo”. E simile all'esperienza vissuta in altri paesi, come la Colombia, dove il TNI fa parte della campagna internazionale #Frenemos el Poder de las Transnacionales (Fermiamo il potere delle multinazionali). Nel caso dell'Argentina, spiega Ghiotto, “abbiamo partecipato alla campagna contro l'Accordo di libero scambio (ALCA) negli anni 2003-2005 ed esiste già una tradizione di lavoro e analisi congiunta con diverse organizzazioni sociali e accademiche che oggi compongono l'Osservatorio del RIGI”.

La giovane ricercatrice sottolinea la ricchezza che apporta la diversità all'interno dell'Osservatorio: “L'alleanza è stata costruita grazie all'azione di organizzazioni come la FARN e il CELS che, già nel 2024, hanno avuto un ruolo attivo nei dibattiti sulla Legge di Base, di cui fa parte il RIGI”. Tali dibattiti hanno cercato di mostrare i possibili impatti negativi che il Regime di Incentivazione avrebbe avuto sull'ambiente e sui territori. Successivamente, “una volta approvata la Legge di Base, abbiamo convenuto sulla necessità di agire congiuntamente con approcci diversi per poter analizzare le implicazioni del RIGI”. Ghiotto spiega che questo regime mira a promuovere l'afflusso di capitali attraverso la concessione di “vantaggi fiscali, valutari, doganali e di certezza giuridica” agli investitori. Inoltre, “ogni organizzazione dell'Osservatorio contribuisce con le proprie conoscenze e capacità di analisi sui diversi aspetti inclusi nel decreto”.

Bilancio preliminare: RIGI, rinviato

In questo primo anno, il Regime di Incentivazione ha ricevuto diciannove progetti per oltre 30 miliardi di dollari. Sette di questi progetti, per un valore di 13,067 miliardi di dollari, sono stati approvati, uno è stato respinto e gli altri sono ancora in fase di valutazione. Il tutto, tuttavia, molto lontano dai 40 miliardi di dollari che inizialmente il governo Milei pensava di attrarre.

Due dei progetti approvati riguardavano il settore degli idrocarburi, due quello minerario, due quello delle energie rinnovabili e uno quello siderurgico. Secondo l'Osservatorio, e sulla base di uno studio dell'Istituto di Ricerche Politiche dell'Università di San Martín e del CONICET, nel settore degli idrocarburi i principali investimenti sono orientati alla costruzione di infrastrutture per l'esportazione, dove si concentrano gli importi più elevati. Nel settore minerario, il rame e il litio sono in testa alle iniziative proposte, con progetti localizzati principalmente nelle province di San Juan, Salta e Catamarca.

Il RIGI, spiega Ghiotto, riflette l'orientamento del governo verso un minore intervento statale nella gestione dei beni comuni e con un ruolo preponderante per il settore privato. Secondo la ricercatrice e attivista sociale, questa visione costituisce una prospettiva “allarmante, in particolare perché l'espansione dei diritti degli investitori avrà un impatto sulla vita quotidiana delle persone che vivono nei territori interessati da questi progetti”. Inoltre, sostiene Ghiotto, il RIGI non prevede meccanismi di pianificazione industriale né incorpora disposizioni per la protezione ambientale o sociale degli ecosistemi e delle comunità nelle aree di influenza.

Non mantiene nemmeno la promessa eterna di creare nuovi posti di lavoro a livello locale. Anche nelle proiezioni più ottimistiche pubblicate dal governo, gli investimenti approvati prevedono poco più di mille nuovi posti di lavoro diretti. Questa cifra risulta ancora più limitata se si considera che non esiste un piano concreto di industrializzazione o di creazione di filiere produttive che consenta a questi investimenti di avere un impatto economico duraturo per le regioni coinvolte (https://observatoriorigi.org/2025/08/14/el-rigi-tras-su-primer-ano/).

Tutto al servizio del grande capitale

Secondo il CELS, il RIGI rientra nella strategia del governo Milei “per attirare investimenti estrattivi attraverso lo smantellamento delle protezioni legali alle comunità indigene e ai produttori locali”. Di conseguenza, “l'uso dell'apparato di sicurezza statale è orientato al controllo dei conflitti socio-ambientali attraverso la sorveglianza, il monitoraggio e la repressione delle resistenze”. Ne è un esempio il fatto che il governo Milei abbia smantellato l'architettura istituzionale che esisteva per garantire e proteggere i diritti dei popoli indigeni sui loro territori. La principale misura ufficiale in tal senso è stata l'abrogazione della legge 26.160, approvata nel 2006, che dichiarava lo stato di emergenza territoriale indigena, obbligava lo Stato a effettuare un censimento nazionale dei territori abitati dalle comunità e sospendeva gli sfratti. Verso la fine del 2024, quando tale legge è stata abrogata, era stata censita poco meno della metà dei territori comunitari. Il decreto di abrogazione riconosce che esistono ancora più di 250 conflitti territoriali.

Un altro esempio critico affrontato anche dal Centro di Studi Legali e Sociali riguarda l'agricoltura familiare, poiché il governo ha indebolito la politica volta ad accompagnare e rafforzare questo settore. Appena salito al potere, Milei ha licenziato quasi tutti i lavoratori dell'Istituto Nazionale dell'Agricoltura Familiare. Una delle conseguenze di questo svuotamento è stato l'abbandono dei produttori che vivono in luoghi difficili da raggiungere, dove solo questo organismo poteva arrivare. Nel luglio 2025 Milei ha abrogato con un decreto la maggior parte degli articoli della Legge sull'agricoltura familiare contadina indigena, che mirava a rafforzare questo settore. Questo abbandono da parte dello Stato ha indebolito la posizione dei produttori e delle produttrici e la loro capacità di resistere ai tentativi di sfratto, generalmente promossi dagli imprenditori locali.

Da parte sua, il TNI mette in guardia da un grave pericolo che accompagna l'applicazione del regime speciale di incentivi al grande capitale imposto da Milei: il meccanismo di risoluzione delle controversie tra investitori e Stati (ISDS), che amplia i diritti degli investitori stranieri e nazionali a scapito degli Stati e apre la porta a potenziali richieste di arbitrato internazionale, cosa che, di fatto, è costata molto cara all'Argentina. Diverse società con progetti RIGI (Rio Tinto, Chevron, Shell e Pan American Energy, tra le altre) hanno già ampiamente utilizzato questo meccanismo di arbitrato per esercitare pressioni o citare in giudizio diversi Stati per politiche pubbliche che, secondo loro, danneggiano i propri interessi e i propri profitti. “La combinazione del RIGI e di queste aziende”, sottolinea il TNI, “crea uno scenario ad alto rischio per la sovranità normativa, le finanze pubbliche e la capacità dello Stato di dare priorità agli interessi sociali e ambientali”.

Il litio e il rame tra i settori più ambiti dagli investimenti stranieri. Foto Litium Triangle South America

Governo indebolito e situazione instabile

Nella loro analisi del contesto politico argentino, le sei organizzazioni dell'Osservatorio concordano sul fatto che tutto sembra indicare che gli investitori internazionali guardano con cautela alla possibilità di investire capitali prima delle elezioni di ottobre 2025, quando sarà rinnovata metà della Camera dei deputati e due terzi del Senato.

Se il piano economico del governo non funzionerà e i risultati elettorali non saranno favorevoli, Milei difficilmente riuscirà a promuovere gli investimenti desiderati. Inoltre, sottolineano, a questa situazione instabile si aggiungono le tensioni sociali esistenti, la mancanza di partecipazione dei cittadini, l'assenza di meccanismi di responsabilità e la criminalizzazione delle comunità locali. Tutti questi fattori configurano uno scenario particolarmente preoccupante quando si tratta di progetti estrattivi che potrebbero essere realizzati fino a 30 anni.

La riflessione finale di Ghiotto sul progetto economico del presidente Milei e del suo partito anarchico-libertariano afferma che “è il progetto della libertà del capitale” e che il suo obiettivo è quello di “portare investimenti nel settore primario-estrattivo, poiché l'interpretazione che ne danno [i governanti] è che l'Argentina non ha altro da offrire al mondo se non le sue risorse naturali a basso costo e senza restrizioni”.  Da qui il fatto che il RIGI rappresenti uno strumento centrale, accompagnato da un Comando Unificato di Sicurezza Produttiva che garantisce agli investitori non solo la sicurezza giuridica, ma anche quella fisica dei loro investimenti. Ed è per questo che il piano di Milei non accetta alcuna protesta che possa fermare il libero arbitrio del capitale. Resta da vedere cosa succederà con il RIGI, come verranno attivate le sue clausole quando inizieranno le proteste e la resistenza contro alcuni dei progetti estrattivi approvati.

Quello sarà il momento di misurare realmente la pressione e il ricatto esercitati dal grande capitale per non perdere nessuna delle sue enormi aspettative di guadagno.

La conclusione macro-regionale è categorica per la ricercatrice e attivista sociale del Cono Sud: “In questo modo, il RIGI argentino può servire da monito per il resto dei paesi latinoamericani sui rischi della nuova ondata di quadri normativi ‘amichevoli’ con gli investimenti che proliferano nella regione, che ampliano il quadro di protezione dei trattati bilaterali di investimento”.

10/09/2025

RUBÉN KOTLER
Mis amigos y colegas no son antisemitas

 Rubén Kotler, 7-9-2025

Rubén Kotler es un historiador argentino, judío antisionista (A 30 años de Oslo: cómo dejé de ser sionista; Rubén Kotler: “El judío sionista teme verse reflejado históricamente en el soldado nazi del ‘39”), especialista en historia reciente de Tucumán, cofundador de la Asociación de Historia Oral de la República Argentina y coadministrador de la Red Latinoamericana de Historia Oral, coguionista y responsable de la investigación histórica del documental El Tucumanazo (sobre las revueltas obrero-estudiantiles de Tucumán). https://www.deigualaigual.net/  

El relato sionista indica que todo aquel que ose cuestionar a Israel está subiéndose a la ola del antisemitismo global, disfrazado, en este caso, de antisionismo. Aún en aquellas personas que sostienen el derecho a la existencia de Israel y que cuestionan las acciones bélicas contra el pueblo palestino, les cabe, según el relato del poderoso lobby sionista, el mote de antisemitas.

Yo me muevo en un mundo que va desde la militancia pura y dura hasta el academicismo de toda laya. En general la militancia de izquierda levanta la bandera del antisionismo. Muchas organizaciones políticas y sociales tienen entre sus filas militantes personas de origen judío.

Clarisa Lita Alberstein, dirigente del MST, Frente de Izquierda y de Trabajadores – Unidad, durante un acto de solidaridad en Tucumán, 30-8-2025

En el amplio mundo académico sobre todo latinoamericano pasa algo similar. Con mayor presencia institucional o sin ella, las voces críticas en muchos casos provienen, como en mi caso personal, de profesionales de origen judío que, desde dentro de la academia dicen: en mi nombre no. Claro que somos repudiados por otro sector académico de origen judío que, pese a todo lo que vemos a diario, sostienen y apoyan de modo incondicional a Israel. Aún dentro de las filas de cierto progresismo.

Cuando veo que compañeros, amigos y colegas levantan las banderas de Palestina en actos, actividades, etc., no impugnan al judaísmo como tal y cuando presto mayor atención a sus discursos no encuentro el menor atisbo de antisemitismo entre esas declaraciones o posiciones.

Al margen de todo lo anterior, la pregunta que me asalta inmediatamente es cómo define el establishment comunitario judeo-sionista al antisemitismo y porqué, en todo caso, se niegan al debate público con quienes tenemos una mirada diametralmente opuesta. Aún dentro de las comunidades islámicas, sirio-libanesas, etc (el mundo árabe, musulman, islámico, etc es tan amplio como el mundo judío ashkenazí o sefardí) existen una cantidad de posiciones en torno a la cuestión palestina que es imposible catalogarlas de «antisemitas» siendo que la defensa del pueblo palestino es la defensa de un pueblo originario semita.

Esto de ver antisemitismo en toda expresión de apoyo al pueblo palestino o de impugnación al Estado de Israel, termina banalizando el verdadero odio antijudío que hoy existe pero que es marginal. Quienes hoy apoyan al sionismo y al Estado autoproclamado judío son sectores de la ultraderecha global, otrora odiadora de judíos como los Liberfachos argentinos, los Vox españoles, los seguidores de Orban en Hungría, etc etc. Para ser francos, los que hoy apoyan a Israel practican la islamofobia más rampante y asocia todo lo musulmán, islámico, árabe, etc etc con terrorismo. Una bandera palestina para los carcamanes del mundo occidental y cristiano es sinónimo de una bandera «terrorista».

Vuelvo a insistir, si el lobby sionista que gusta de portar el disfraz de víctimas eternas quiere debatir, que lo haga, pero que deje de hablar en nombre de la totalidad de judíos y deje de mezclar términos y conceptos para justificar su adhesión al peor genocidio del S XXI al que estamos asistiendo. Cuando la pesadilla termine, quizás las jóvenes generaciones de judíos que nacieron en el seno de familias judeo-sionistas, despierten y rompan lazos para denunciar a viva voz la defensa de un pueblo como el Palestino que lleva más de un siglo de persecución, opresión y bombardeos.


16/02/2025

Contro la repressione e la militarizzazione del Wallmapu da parte dei governi di Cile e Argentina
Dichiarazione di 79 organizzazioni

 VOCIDALLASTRADA, 16/2/2025

Di fronte alla brutale repressione scatenata dagli Stati del Cile e dell’Argentina, rispettivamente sotto i governi di Gabriel Boric e Javier Milei, con il pretesto delle “indagini” legate agli incendi nella regione, le organizzazioni riunite nell’Espacio Día a Día per Julia Chuñil esprimono la nostra più profonda solidarietà ai popoli Mapuche e Tehuelche, in particolare alle comunità di El Maitén ed Esquel, nella provincia di Chubut.

Denunciamo che queste misure repressive, basate sulla criminalizzazione delle lotte e sulla militarizzazione territoriale, non colpiscono solo le comunità direttamente coinvolte, ma rispondono anche a una strategia più ampia promossa dal capitale estrattivo e dal colonialismo contemporaneo. Il suo scopo principale è lo sfruttamento delle risorse naturali a scapito della distruzione dei territori ancestrali. Aziende come Forestal Arauco S.A., insieme ad altri attori del settore forestale ed estrattivo, traggono vantaggio dall'espropriazione sistematica di terre e risorse, violando i diritti fondamentali dei popoli indigeni.

Rifiutiamo l'applicazione della legge antiterrorismo e la militarizzazione del  Wallmapu come strumenti di oppressione imposti dagli Stati del Cile e dell'Argentina. Queste politiche non solo violano i diritti umani, ma aggravano anche la violenza e l'espropriazione dei popoli indigeni. Il proseguimento di questa offensiva, sostenuta dai governi di Boric e Milei con il sostegno della falsa opposizione, cerca di soffocare le legittime richieste di autodeterminazione del popolo Mapuche.

In questo scenario, chiediamo solidarietà nazionale e internazionale per continuare a denunciare la repressione e chiediamo:

  • Processo e punizione per i responsabili degli incendi,

  • Smilitarizzazione del Wallmapu e ritiro immediato delle forze repressive,

  • Espulsione delle imprese forestali ed estrattive responsabili del saccheggio dei territori,

  • Riconoscimento e rispetto dell'autodeterminazione del popolo della nazione Mapuche,

  • Attuazione effettiva della Convenzione 169 dell'OIL, che garantisce i diritti dei popoli indigeni.

Riaffermiamo il nostro impegno a continuare a organizzarci e a lottare contro questo sistema di espropriazione e violenza. Non accettiamo l'impunità con cui operano i governi e le grandi aziende e riaffermiamo che continua la resistenza contro questo modello di dominio basato sul colonialismo e sul saccheggio dei territori ancestrali.

La presente dichiarazione è firmata dalle seguenti organizzazioni:

1. Abya Yala Rompe el Cerco

2. Acuerpamientx Feminista

3. Agrupación Cultural Violeta Parra

4. Agrupación Kintulafken

5. Agrupación por la memoria histórica Providencia Antofagasta

6. Amerindia Chile

7. Amerindia Continental

8. Amulepe Taiñ Weichan

9. Archivo APJ

10. Archivo de la Resistencia Visual

11. Asamblea constituyente CA

12. Asociación AD KIMVN

13. Asociación AYÜN, Chaltumay

14. Asociación Mapuche Kimün

15. Bordando en cuerpo

16. Cabildo Plaza P de Valdivia

17. Casa Salvador Allende Toronto (Canadá)

18. Centro Cultural Caleta Horcón

19. Centro Ecoceanos

20. Chile Mejor sin TLC

21. Claudio Escobar

22. CODEPU

23. Colectivo ComuniCAOS

24. Colectivo corazón del tiempo / Puelmapu territorio ancestral mapuche (nor Patagonia argentina)

25. Colectivo Cueca Sola

26. Colectivo Mujeres en RESISTENCIA,

27. Colectivo Paulo Freire Chile

28. Colectivo Pueblo Soberano

29. Colectivo Sequía

30. Colectivo ULT

31. Colectivo VientoSur

32. Comisión Ética Contra la Tortura

33. Comité por un Chile Digno - Noruega

34. Comunidad de pueblos originarios pakcha Calle Larga

35. Confederación Nacional de Trabajadoras y Trabajadores de la Educación SUTE CHILE

36. Coordinadora Ambiental El Bosque-San Bernardo

37. Coordinadora El Apañe

38. Coordinadora Nacional de Inmigrantes Chile

39. Coordinadora por Palestina

40. Corporación La Caleta

41. Defensa Popular

42. Diario digital Werken Rojo

43. Efecto Radio

44. Escuela Popular Campesina de Curaco de Vélez

45. Espacio Político-Cultural Casa Roja

46. FORO LATINOAMERICANO VÄXJÖ SUECIA

47. Fuerza Ecologista Verde

48. Fundación Chile Sin Ecocidio

49. Fundación CIJYS

50. Fundación Ecolety

51. Fundación Marisol Vera

52. HUE NEHUEN

53. ⁠Huerta Comunitaria Jano Venegas

54. Jornadas Antifascistas

55. Londres38, espacio de memorias

56. Magallanes Antifascista

57. Marcha Mundial de las Mujeres-Chile

58. MIT (Movimiento Internacional de Trabajadores)

59. Movimiento Acción Migrante

60. Movimiento de pobladores y pobladoras en lucha. MPL.

61. Movimiento por el Agua y los Territorios MAT

62. MovimientoFemNNA

63. MST

64. Mujeres por el Buen Vivir

65. Noelia Minka Comunicaciones

66. Núcleo de Estudios en Conflictos Socioambientales NECOSOC

67. Partido de Trabajadores Revolucionarios

68. Radio Hue Nehuen

69. Radio La Comuna

70. Rambuen

71. Resumen Latinoamericano,

72. Revista Micelio Sur Sur-

73. SICNoticia

74. Somos Cerro Blanco

75. Trawunche Madrid (Coordinación de Apoyo al Pueblo Mapuche)

76. Trvntrv Mallin Mew

77. TRVNTRV MALLIN MEW y HUE NEHUEN

78. Yaguel Lavkenche, Gulumapu (Tirúa, Chile)

79. Canal La Comuna

Contra la represión y la militarización del Wallmapu por los gobiernos de Chile y Argentina
Comunicado de 79 organizaciones

Ante la brutal represión desatada por los Estados de Chile y de Argentina, bajo los gobiernos de Gabriel Boric y Javier Milei, respectivamente, con el pretexto de “investigaciones” vinculadas a los incendios en la región, las organizaciones reunidas en el Espacio Día a Día por Julia Chuñil expresamos nuestra más profunda solidaridad con los pueblos Mapuche y Tehuelche, en especial con las comunidades de El Maitén y Esquel, en la provincia de Chubut.


Denunciamos que estas medidas represivas, basadas en la criminalización de las luchas y la militarización territorial, no solo afectan a las comunidades directamente involucradas, sino que responden a una estrategia mayor promovida por el capital extractivista y el colonialismo contemporáneo. Su propósito central es la explotación de los bienes naturales a expensas de la destrucción de los territorios ancestrales. Empresas como Forestal Arauco S.A., junto a otros actores del sector forestal y extractivo, se benefician del despojo sistemático de tierras y recursos, vulnerando los derechos fundamentales de los pueblos originarios.

Rechazamos la aplicación de la ley antiterrorista y la militarización del Wallmapu como herramientas de opresión impuestas por los Estados de Chile y Argentina. Estas políticas no solo vulneran derechos humanos, sino que también profundizan la violencia y el despojo contra los pueblos originarios. La continuidad de esta ofensiva, avalada por los gobiernos de Boric y Milei con el respaldo de la falsa oposición, busca sofocar las legítimas demandas de autodeterminación del pueblo mapuche.

En este escenario, convocamos a la solidaridad nacional e internacional para seguir denunciando la represión y exigimos:

  • Juicio y castigo a los responsables de los incendios,
  • Desmilitarización del Wallmapu y retiro inmediato de las fuerzas represivas,
  • Expulsión de las empresas forestales y extractivistas, responsables del saqueo de los territorios,
  • Reconocimiento y respeto a la autodeterminación del Pueblo Nación Mapuche,
  • Aplicación efectiva del Convenio 169 de la OIT, garantizando los derechos de los pueblos originarios.

Ratificamos nuestro compromiso de seguir organizándonos y luchando contra este sistema de despojo y violencia. No aceptamos la impunidad con la que operan los gobiernos y las grandes empresas, y reafirmamos que la resistencia continúa frente a este modelo de dominación sustentado en el colonialismo y el saqueo de los territorios ancestrales.

El presente comunicado es suscrito por las siguientes organizaciones:

1.                 Abya Yala Rompe el Cerco

2.                Acuerpamientx Feminista

3.                Agrupación Cultural Violeta Parra

4.                Agrupación Kintulafken

5.                Agrupación por la memoria histórica Providencia Antofagasta

6.                Amerindia Chile

7.                Amerindia Continental

8.               Amulepe Taiñ Weichan

9.                Archivo APJ

10.            Archivo de la Resistencia Visual

11.             Asamblea constituyente CA

12.            Asociación AD KIMVN

13.            Asociación AYÜN, Chaltumay

14.            Asociación Mapuche Kimün

15.            Bordando en cuerpo

16.            Cabildo Plaza P de Valdivia

17.             Casa Salvador Allende Toronto (Canadá)

18.            Centro Cultural Caleta Horcón

19.            Centro Ecoceanos

20.           Chile Mejor sin TLC

21.            Claudio Escobar

22.           CODEPU

23.           Colectivo ComuniCAOS

24.           Colectivo corazón del tiempo / Puelmapu territorio ancestral mapuche (nor Patagonia argentina)

25.           Colectivo Cueca Sola

26.           Colectivo Mujeres en RESISTENCIA,

27.            Colectivo Paulo Freire Chile

28.           Colectivo Pueblo Soberano

29.           Colectivo Sequía

30.           Colectivo ULT

31.            Colectivo VientoSur

32.           Comisión Ética Contra la Tortura

33.           Comité por un Chile Digno - Noruega

34.           Comunidad de pueblos originarios pakcha Calle Larga

35.           Confederación Nacional de Trabajadoras y Trabajadores de la Educación SUTE CHILE

36.           Coordinadora Ambiental El Bosque-San Bernardo

37.            Coordinadora El Apañe

38.           Coordinadora Nacional de Inmigrantes Chile

39.           Coordinadora por Palestina

40.           Corporación La Caleta

41.            Defensa Popular

42.           Diario digital Werken Rojo

43.           Efecto Radio

44.           Escuela Popular Campesina de Curaco de Vélez

45.           Espacio Político-Cultural Casa Roja

46.           FORO LATINOAMERICANO VÄXJÖ SUECIA

47.            Fuerza Ecologista Verde

48.           Fundación Chile Sin Ecocidio

49.           Fundación CIJYS

50.           Fundación Ecolety

51.            Fundación Marisol Vera

52.           HUE NEHUEN

53.           Huerta Comunitaria Jano Venegas

54.           Jornadas Antifascistas

55.            Londres38, espacio de memorias

56.           Magallanes Antifascista

57.            Marcha Mundial de las Mujeres-Chile

58.           MIT (Movimiento Internacional de Trabajadores)

59.           Movimiento Acción Migrante

60.           Movimiento de pobladores y pobladoras en lucha. MPL.

61.            Movimiento por el Agua y los Territorios MAT

62.           MovimientoFemNNA

63.           MST

64.           Mujeres por el Buen Vivir

65.           Noelia Minka Comunicaciones

66.           Núcleo de Estudios en Conflictos Socioambientales NECOSOC

67.            Partido de Trabajadores Revolucionarios

68.           Radio Hue Nehuen

69.           Radio La Comuna

70.           Rambuen

71.             Resumen Latinoamericano,

72.            Revista Micelio Sur Sur-

73.            SICNoticia

74.            Somos Cerro Blanco

75.            Trawunche Madrid (Coordinación de Apoyo al Pueblo Mapuche)

76.            Trvntrv Mallin Mew

77.            TRVNTRV MALLIN MEW y HUE NEHUEN

78.           Yaguel Lavkenche, Gulumapu (Tirúa, Chile)

79.            Canal La Comuna