Milena Rampoldi, ProMosaik, 29/11/2021
La grande femminista e filosofa dell’esistenzialismo francese Simone de Beauvoir rimane fino ad oggi una delle donne simbolo del femminismo contemporaneo. In questo saggio di Julia Profanter, pubblicato da ProMosaik LAPH, incentrato sull’opera minore di Simone de Beauvoir, intitolata L’invitée, viene sottolineato lo stretto legame tra letteratura e vita e la forte impronta autobiografica dell’opera. Ne ho parlato con l’autrice.
Simone de Beauvoir a Saint-Germain-des-Prés c. 1946. L’invitée fu pubblicato nel 1943 (ed.it. L’invitata, Mondadori 1993/2000)
Perché hai scelto di scrivere questo saggio proprio su quest'opera di Simone de Beauvoir?
Prima di iniziare il processo creativo e di ricerca sul mio elaborato finale conoscevo solo l’opera più famosa di Simone de Beauvoir, Le deuxième sexe. Durante la mia ricerca ho scoperto il primo libro (relativamente sconosciuto) dell’autrice, L’Invitée, che mi ha affascinato fin dall’inizio. Ciò che mi ha colpito è la tematica del femminismo e della liberazione del genere femminile in generale da un lato, dall’altro i paralleli tra il romanzo e la vita impressionante dell’autrice. Una volta aperto L’Invitée non riuscivo più a metterlo giù e sentivo un impulso insopprimibile di spulciare la vita dell’autrice in relazione al suo primo romanzo.
Che cosa possiamo imparare oggi dal femminismo di Simone e quali sono i suoi limiti?
La visione di Simone de Beauvoir era una donna sicura di sé, autonoma e forte, per niente impressionata dal dominio del genere maschile e liberata dal ruolo attribuito alle donne per secoli, cioè matrimonio, maternità̀ e famiglia. Secondo me questa visione, soprattutto il principio “io, come donna*, posso fare e diventare quello che voglio” è un’inspirazione e un concetto fondamentale del femminismo, in modo particolare per le ragazz* e donne* giovani alle quali dovrebbe essere insegnato e predicato. L’appello di de Beauvoir alle donne di non accettare la subordinazione all’uomo è altrettanto importante e recente come era 60 anni fa.
Un limite, ovvero una mia critica al femminismo di Simone de Beauvoir è che a volte sembra che lei non lasci spazio alle donne “non altrettanto emancipate” come lei stessa. Anche in L’Invitée rappresenta solamente donne “forti ed indipendenti”, che secondo me non rispecchia la realtà – né degli anni 40 né di oggigiorno. La mia visione è un femminismo che accoglie tutt*: persone che si considerano del tutto autonome/emancipate, persone che sono ancora in fase di sviluppo e che si avvicinano pian piano alle tematiche del femminismo, persone che non ne hanno mai avuto a che fare ma vorrebbero interessarsi in merito, ecc. – un femminismo per tutt*, non solo per coloro che femminist* lo sono già.
Che rapporto vedi tra femminismo ed esistenzialismo?
Per cambiare le strutture patriarcali e porre fine al dominio del genere maschile bisogna innanzitutto rendersi conto dell’oppressione subliminale ed i meccanismi patriarcali ai quali siamo abituat* e che quindi a volte a prima vista non si notano neanche. La consapevolezza e la riflessione soggettiva aprono gli occhi e fanno sì che le persone assumano la responsabilità della propria vita e, nella migliore delle ipotesi, anche della vita de* altri* adoperandosi per il femminismo e la parità dei sessi.
Che rapporto vedi tra femminismo e libertà?
Il femminismo è strettamente collegato al concetto di libertà: l’emancipazione della donna* implica diverse forme di libertà per le quali il femminismo ha combattuto per tanti anni. Cominciando dalla libertà sessuale, la libertà di scelta, la libertà di lavorare senza il permesso del marito, la libertà di scegliere se si vuole diventare madre o no. Al giorno d’oggi secondo me, femminismo significa la libertà di rompere comportamenti e ruoli tradizionali, di togliere stigma da certi concetti e normalizzarne altri – anche se io ora dico questo trovandomi in una posizione molto privilegiata, mentre ci sono altre donne* in tutto il mondo che stanno ancora combattendo lotte per diritti basilari.
Come vivere il femminismo in questa epoca del biofascismo e dell'etnocentrismo e militarismo imperanti?
Secondo me è molto importante capire ed accettare che esistono diverse forme di vivere il femminismo e che la propria non è necessariamente quella “giusta” – è semplicemente quella che hai scelto tu. Altre persone, il femminismo lo vivono diversamente, forse a piccoli passi, forse è pure invisibile ai tuoi occhi – ma l’importante è collegarsi, sostenersi, non giudicarsi a vicenda. Solo unit* riusciremo a combattere le nuove tendenze dell’epoca che minacciano quello che abbiamo compiuto finora.
In che direzione credi si potrebbero approfondire tematiche come queste?
Il femminismo va approfondito in TUTTE le direzioni. Comunicazione, scambio, sostegno, empatia e tanta pazienza ci faranno scoprire delle direzioni inaspettate. Nuove branche del femminismo, nuovi input, nuove idee, nuove sfide, nuove forze.
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