المقالات بلغتها الأصلية Originaux Originals Originales

03/11/2023

GIDEON LEVY
Ecco i bambini estratti dopo il bombardamento del campo profughi di Jabalia a Gaza

Gideon LevyHaaretz, 2 novembre 2023
Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Palestinesi che cercano i sopravvissuti sotto le macerie degli edifici distrutti in seguito ai bombardamenti israeliani nel campo profughi di Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza, 1 novembre 2023. Abed Khaled /AP

Un terrorista di Hamas è stato estratto dalle macerie, portato in braccio dal padre. Il suo volto è coperto di polvere, il suo corpo si muove ondeggiando come un sacco, il suo sguardo è vuoto. Non è chiaro se sia vivo o morto. È un bambino di tre o quattro anni e il padre, disperato, lo ha trasportato di corsa all’Ospedale Indonesiano della Striscia di Gaza, che era già pieno di feriti e di morti.

Un’altra terrorista è stata estratta dai rottami. Questa volta è chiaramente viva, i suoi capelli chiari e ricci sono bianchi di polvere; ha cinque o sei anni e viene portata in braccio dal padre. Guarda a destra e a sinistra, come se si chiedesse da dove arriveranno i soccorsi.

Un uomo con un gilet a brandelli ha tra le mani un lenzuolo bianco piegato come un sudario con cui copre il corpo di un bambino e lo scuote con disperazione. È il corpo di suo figlio, un neonato. Questo neonato non aveva ancora avuto la possibilità di arruolarsi al quartier generale militare di Hamas nel campo profughi di Jabalia. Aveva vissuto solo pochi giorni – l’eternità di una farfalla – ed è stato ucciso.

Decine di giovani hanno continuato a scavare tra le macerie a mani nude nel disperato tentativo di estrarre persone ancora vive o il corpo di qualche vicino, smuovendo pezzi di muro per liberare un bambino la cui mano spuntava dalle rovine. Forse questo bambino era un terrorista della forza Nukhba di Hamas.

Tutt’intorno ci sono centinaia di uomini, con vestiti stracciati, che si stringono le mani disperati. Alcuni di loro sono scoppiati in lacrime. Un riscaldatore solare israeliano con un adesivo in ebraico giace tra le macerie, a ricordo dei giorni passati. “Non abbiamo tempo per i sentimenti ora”, dice ad Al Jazeera Mansour Shimal, residente del campo.

Martedì pomeriggio, i jet dell’aviazione israeliana hanno bombardato il Blocco 6 del campo profughi di Jabalia. In Israele, la notizia è stata a malapena riportata. Al Jazeera ha riferito che sei bombe sono state sganciate sul Blocco 6, lasciando un enorme cratere, in cui una fila di appartamenti grigi è caduta come un castello di carte. I piloti avranno riferito di aver centrato l’obiettivo. La vista era orribile.

Quando mi sono recato nel quartiere Daraj di Gaza nel luglio 2002, il giorno dopo l’assassinio di Salah Shehadeh, ho visto una scena assai dura. Ma erano paesaggi pastorali rispetto a ciò che si è visto a Jabalia martedì. A Daraj sono stati uccisi 14 civili, di cui 11 bambini: circa un decimo del numero di persone uccise nel bombardamento di martedì a Jabalia, secondo i rapporti palestinesi.

In Israele non hanno mostrato le immagini di Jabalia. Eppure, difficile da credere, sono avvenute. Alcune reti estere le hanno trasmesse a ciclo continuo. In Israele hanno detto che il comandante del battaglione centrale di Hamas a Jabalia, Ibrahim Biari, è stato ucciso in un attacco dell’aviazione nel campo profughi più affollato di Gaza e che decine di terroristi sono stati uccisi. L’uccisione di Shehadeh fu seguita da un incisivo dibattito pubblico in Israele. Quello che è avvenuto martedì a Jabalia è stato a malapena raccontato. È accaduto prima che venissero diffuse le brutte notizie sui soldati israeliani uccisi, mentre il fuoco di guerra continuava a crepitare.

Secondo i rapporti, circa 100 persone sono state uccise nell’attentato di Jabalia e circa 400 sono rimaste ferite. Le immagini dell’Ospedale Indonesiano erano terribili. Bambini bruciati gettati uno accanto all’altro, tre o quattro su un letto sudicio; la maggior parte di loro è stata curata sul pavimento per mancanza di letti sufficienti. “Curare” è la parola sbagliata. A causa della mancanza di medicinali, gli interventi chirurgici salvavita sono stati eseguiti non solo sul pavimento, ma anche senza anestesia. L’Ospedale Indonesiano di Beit Lahia è ora un inferno.

Israele è in guerra, dopo che Hamas ha ucciso e rapito con una barbarie e una brutalità che non possono essere perdonate. Ma i bambini estratti dalle macerie del Blocco 6 e alcuni dei loro genitori non hanno nulla a che fare con gli attacchi a Be’eri e Sderot.

Mentre i terroristi imperversavano in Israele, gli abitanti di Jabalia erano rannicchiati nelle loro capanne nel campo più affollato di Gaza, pensando a come passare un altro giorno in queste condizioni, peggiorate dall’assedio della Striscia degli ultimi 16 anni. Ora seppelliranno i loro figli in fosse comuni perché a Jabalia non c’è più spazio per tombe individuali.

GIDEON LEVY
These Are the Children Extracted After the Bombardment of Gaza's Jabaliiya Refugee Camp

 Gideon Levy, Haaretz, 2/11/2023

A Hamas terrorist was taken out of the debris, carried in his father’s arms. His face is covered with dust, his body jerking like a sack, his stare blank. It’s not clear if he’s alive or dead. He is a toddler of three or four, and his desperate father rushed him to the Gaza Strip's Indonesian Hospital, which was already bursting with wounded and dead people.


Palestinians look for survivors under the rubble of destroyed buildings following Israeli airstrikes in Jabaliya refugee camp, northern Gaza Strip, on Wednesday. Photo: Abed Khaled /AP

Another terrorist was extracted from the wreckage. This time she’s clearly alive, her fair, curly hair is white with dust; she’s five or six, being carried by her father. She looks right and left, as though asking where help will come from.

A man in a tattered vest scribbles here and there, a white sheet folded like a shroud in his hands, covering an infant’s body, and he’s waving it in despair. It’s the body of his son, a newborn baby. This infant hadn’t yet had a chance to join Hamas’ military headquarters in the Jabaliya refugee camp. He had only lived a few days – a butterfly’s eternity – and was killed.

Dozens of youngsters continued digging in the rubble with their bare hands in a desperate effort to extract still-living people or the bodies of neighbors, raising destroyed walls from the hand of a child sticking out of the ruins. Perhaps this child was a terrorist in Hamas' Nukhba force.

All around stood hundreds of men, dressed in rags, clasping their hands together hopelessly. Some of them burst into tears. An Israeli solar heater with a Hebrew sticker lies in the rubble, a reminder of days gone by. “We have no time for feelings now,” says camp resident Mansour Shimal to Al Jazeera.

On Tuesday afternoon, Israel Air Force jets bombed Block 6 in the Jabaliya refugee camp. In Israel, it was barely reported. Al Jazeera reported that six bombs had been dropped on Block 6, leaving a huge crater, into which a row of gray apartment buildings fell like a house of cards. The pilots must have reported successful hits. The sights were horrific.

When I went to Gaza’s Daraj Quarter in July 2002, the day after Salah Shehadeh’s assassination, I saw harsh sights. But they were pastoral compared to what was seen in Jabaliya on Tuesday. In Daraj, 14 civilians were killed, 11 of them children – about a tenth of the number of people killed in the bombing on Tuesday in Jabaliya, according to Palestinian reports.

In Israel, they didn’t show the Jabaliya scenes. And yet, hard to believe, they did take place. A few foreign networks broadcast them in a loop. In Israel, they said the commander of Hamas’ central battalion in Jabaliya, Ibrahim Biari, was killed in an air force strike in the most crowded refugee camp in Gaza and that dozens of terrorists had been killed. Shehadeh’s killing was followed by a penetrating public debate in Israel.

What took place on Tuesday in Jabaliya was barely even heard about here. It happened before the bad news about the Israeli soldiers who were killed was released, while the wartime campfire was crackling away.

According to the reports, about 100 people were killed in the Jabaliya bombing and some 400 were wounded. The pictures from the Indonesian Hospital were horrifying, no less. Burnt children thrown one beside another, three and four on one filthy bed; most of them were treated on the floor for lack of enough beds. “Treatment” is the wrong word. Due to the lack of medicines, life-saving surgery was carried out not only on the floor, but without anaesthesia. The Indonesian Hospital in Beit Lahia is now a hell.

Israel is at war, after Hamas murdered and kidnapped with barbarism and brutality that cannot be forgiven. But the children who were extracted from the debris of Block 6 and some of their parents have nothing to do with the attacks on Be’eri and Sderot.

While the terrorists ran rampant in Israel, Jabaliya’s people were huddled in their huts in Gaza’s most crowded camp, thinking how to pass another day in these conditions, which were worsened by the siege of the last 16 years. Now they will bury their children in mass graves because in Jabaliya, there's no room left for individual ones.

02/11/2023

België: een voorbeeldige oproep tot handelen
Belgique : Un appel à l’action exemplaire
Belgium: An exemplary call to action
Belgica : un appello all’azione esemplare
Bélgica: Una llamada a la acción ejemplar
Belgien: Ein vorbildlicher Aufruf zum Handeln
رفض التعامل مع المعدات العسكرية الموجهة للحرب في فلسطين
NL FR EN IT ES DE AR



  • Centrale nationale des employés (CNE/Puls), member of the Confederation of Christian Trade Unions (CSC/ACV)
  •  Union Belge du Transport (UBT/BTB), member of the Fédération Générale du Travail de Belgique (FGTB/ABVV)
  • Syndicat des Employés, Techniciens et Cadres de Belgique (SETCa/BGTK), member of the FGTB
  • CSC/ACV-Transcom (transport and communications)

Rifiuto di maneggiare attrezzature militari per la guerra in Palestina

31/10/2023

Mentre in Palestina è in corso un genocidio, i lavoratori dei vari aeroporti del Belgio vedono armi dirette alle zone di guerra.

Il carico e lo scarico di queste armi consente di rifornire le organizzazioni che uccidono persone innocenti.

Noi, i diversi sindacati attivi nel settore dell'assistenza a terra, chiediamo ai nostri iscritti di non occuparsi di voli che trasportano materiale militare verso la Palestina/Israele, come del resto erano già previsti accordi e regole chiare all'inizio del conflitto con la Russia e l'Ucraina.

Chiediamo un cessate il fuoco immediato e chiediamo ai governi belgi di essere coerenti e di non tollerare spedizioni di armi attraverso gli aeroporti belgi. Come sindacati, dichiariamo la nostra solidarietà a coloro che stanno agendo per la pace.

Il fronte sindacale comune

  • ­    Centrale nazionale degli Impiegati (CNE), membro della Confederazione dei sindacati cristiani (CSC/ACV)
  • ­    Unione Belga del Transporto, membro della Federazione generale belga del lavoro (FGTB/ABVV)
  • ­    Sindacato degli impiegati, tecnici e dirigenti del Belgio (SETCa), membro della FGTB
  • ­    CSC-Transcom (trasporti e comunicazioni)

Negativa a manejar material militar para la guerra en Palestina

31-10-2023

Mientras se comete un genocidio en Palestina, los trabajadores de los distintos aeropuertos de Bélgica ven pasar armas destinadas a zonas de guerra.

La carga y descarga de estas armas permite reabastecer a las organizaciones que matan a inocentes.

Nosotros, los diferentes sindicatos activos en el sector de la asistencia en tierra, hacemos un llamamiento a nuestros miembros para que no manipulen vuelos que envíen material militar a Palestina/Israel, como también había acuerdos y normas claras al comienzo del conflicto entre Rusia y Ucrania.

Pedimos un alto el fuego inmediato y solicitamos a los gobiernos belgas que sean coherentes y no toleren el envío de armas a través de los aeropuertos belgas. Como sindicatos, declaramos nuestra solidaridad con quienes están actuando por la paz.

El frente sindical común

  • Centrale nationale des employés (CNE), miembro de la Confederación de Sindicatos Cristianos (CSC/ACV)
  • Union Belge du Transport, miembro de la Fédération Générale du Travail de Belgique (FGTB/ABVV)
  • Syndicat des Employés, Techniciens et Cadres de Belgique (SETCa), miembro de la FGTB
  • CSC-Transcom (transportes y comunicaciones)

Weigerung, militärische Ausrüstung für den Krieg in Palästina zu handhaben

31.10.2023

Während in Palästina ein Völkermord im Gange ist, sehen ArbeiterInnen an den verschiedenen Flughäfen in Belgien Waffen, die für Kriegsgebiete bestimmt sind, wegfahren.

Das Be- und Entladen dieser Waffen ermöglicht den Nachschub für Organisationen, die unschuldige Menschen töten.

Wir, die verschiedenen im Bereich der Bodenabfertigung tätigen Gewerkschaften, rufen unsere Mitglieder dazu auf, keine Flüge abzufertigen, die militärisches Material nach Palästina/Israel transportieren, da es zu Beginn des Konflikts mit Russland und der Ukraine ebenfalls klare Vereinbarungen und Regeln gab.

Wir fordern einen sofortigen Waffenstillstand und bitten die belgischen Regierungen, konsequent zu sein und keine Waffenlieferungen über belgische Flughäfen zu dulden. Als Gewerkschaften erklären wir unsere Solidarität mit denjenigen, die sich für den Frieden einsetzen.

Die gemeinsame Gewerkschaftsfront

  • Centrale nationale des employés (CNE), Mitglied des Christlichen Gewerkschaftsbundes (CSC/ACV)
  • Union Belge du Transport, Mitglied der Fédération Générale du Travail de Belgique (FGTB/ABVV)
  • Syndicat des Employés, Techniciens et Cadres de Belgique (SETCa), Mitglied der FGTB
  • CSC-Transcom (Verkehr und Kommunikation)

    رفض التعامل مع المعدات العسكرية الموجهة للحرب في فلسطين

     

    31 أكتوبر 2023

     

    بينما تجري عمليات إبادة جماعية في فلسطين، يرى العاملون في مطارات مختلفة في بلجيكا شحنات أسلحة في طريقها إلى منطقة الحرب.

     

    إن تحميل أو تفريغ هذه الأسلحة يعني المساهمة في إمداد الأنظمة التي تقتل الأبرياء.

     

    نحن، عدد من النقابات العاملة في مجال الخدمات اللوجستية الأرضية، ندعو أعضاءنا إلى عدم التعامل مع أي رحلات جوية تحمل معدات عسكرية إلى فلسطين-إسرائيل، مثلما كانت هناك اتفاقيات وقواعد واضحة في بداية الصراع مع روسيا وأوكرانيا.

     

    إننا ندعو إلى وقف فوري لإطلاق النار ونطلب من الحكومات البلجيكية أن تكون حازمة وأن لا تتسامح مع تسليم الأسلحة عبر المطارات البلجيكية. كنقابات، نقف مع أولئك الذين يناضلون من أجل السلام.

     

    الجبهة النقابية المشتركة:

     

    المركز الوطني للموظفين (CNE)، عضو اتحاد النقابات المسيحية (CSC/ACV)

     

    الاتحاد البلجيكي للنقل، عضو الاتحاد العام للعمل في بلجيكا (FGTB/ABVV)

     

    نقابة الموظفين والفنيين والكوادر البلجيكية (SETCa)، عضو FGTB

     

    CSC-Transcom (المرور والاتصالات)

Nueva York, Nueva York: tan lejos, tan cerca de Gaza

Fausto Giudice, Basta!يكف, 28-10-2023
Traducido por  María Piedad Ossaba

El viernes 27 de octubre tuvieron lugar en Nueva York, a 800 metros de distancia uno del otro, dos eventos casi simultáneos. Tenían un tema común pero enfoques diametralmente opuestos: uno desde arriba, el otro desde abajo.

Primer evento: la votación de una resolución no vinculante propuesta por los Estados árabes en la que se pide una "tregua humanitaria inmediata, duradera y sostenida" entre Israel y Hamás y se exige la provisión "continua, adecuada y sin trabas" de suministros y servicios vitales a los civiles atrapados en el enclave. El lugar: el Salón de la Asamblea General de la ONU, en el Palacio de Cristal a orillas del Hudson. Los actores: delegaciones de los 193 Estados miembros. Resultado de la votación: 120 votos a favor, 45 abstenciones y 14 votos en contra. Los Estados europeos fueron minoría entre los que votaron a favor, ya que sólo 13 (Armenia, Bélgica, Bosnia-Herzegovina, España, Francia, Liechtenstein, Luxemburgo, Malta, Montenegro, Noruega, Portugal, Rusia y Suiza) de los 46 miembros del Consejo de Europa votaron a favor de la resolución, mientras que 22 se abstuvieron, desde Alemania hasta el Reino Unido. Merece la pena conocer la lista de las 14 delegaciones que votaron en contra:

Austria, Croacia, República Checa, Fiyi, Guatemala, Hungría, Israel, Islas Marshall, Micronesia, Nauru, Papúa Nueva Guinea, Paraguay, Tonga, USA. El ridículo dejó de matar hace mucho tiempo. Algunos consideraron que el texto no condenaba claramente a Hamás, mientras que otros, como Túnez, consideraron que equiparaba a los verdugos (Israel) con las víctimas (Palestina).

 Segundo evento: durante unas horas, el pasillo de la estación de tren Grand Central estuvo literalmente negro de gente, abarrotado hasta los topes de neoyorquinos todos con camisetas negras [vendidas al precio de 12,95 dólares] que llevaban dos inscripciones: "Los judíos dicen alto al fuego ya" en la espalda y "No en nuestro nombre" en el pecho. Algunas banderolas  proclamaban el derecho de los palestinos a la libertad y a la vida. La mayoría de los manifestantes eran jóvenes, blancos y mayoritariamente judíos, pero también había personas de la 2ª y de la 3ª edad, así como personas no blancas. La manifestación fue convocada por una organización relativamente joven, Jewish Voice for Peace (Voz judía por la paz), que ha experimentado una considerable expansión. Se definen como "la mayor organización judía progresista antisionista del mundo. Estamos organizando un movimiento popular, multirracial, interclasista e intergeneracional de judíos usamericanos en solidaridad con la lucha por la libertad de los palestinos, guiados por una visión de justicia, igualdad y dignidad para todos los pueblos". En definitiva, una respuesta y una alternativa a los múltiples lobbies sionistas de USA, de los cuales el más estruendoso es el AIPAC [American Israel Public Affairs Committee, Comité Usamericano de Asuntos Públicos de Israel]. La policía neoyorquina se comportó correctamente, sin utilizar gases lacrimógenos ni balas de goma, y se limitó a esposar y detener cortésmente a unos 200 manifestantes. Después de todo, no estaban tratando con salvajes de los guetos negros, ¿verdad?

¿Qué podemos concluir de estos dos eventos?

Por el primero: las resoluciones no vinculantes de las instancias superiores suelen tener el mismo efecto que mear en un violín. Pero al menos tienen la ventaja de dar una idea del estado de las relaciones entre los gobiernos representados en la ONU y la opinión dominante en sus países.

Por el segundo: 3.300 manifestantes de abajo [una estimación basada en la superficie de la sala central: 3.300 m2], la mayoría de ellos judíos, manifestándose por el derecho de los palestinos a la vida y a la libertad en una ciudad con 1,6 millones de judíos, es una gota en la piscina. Nada que ver con los 100.000 manifestantes de hoy en Londres. La difusión de vídeos de la manifestación en los medios electrónicos está llegando a millones de personas y (tal vez) haga reflexionar a algunas de ellas antes de seguir tragándose los horrores escupidos por el Propagandaministerium globalizado. (ver vidéos de la sentada)

 

 

01/11/2023

Lettre ouverte aux Israéliens par des Israéliens : nous méritons la vérité sur le 7 octobre
מכתב פתוח מישראליות/ים לישראליות/ים

Mondoweiss, 31/10/2023
Traduit par Fausto GiudiceTlaxcala

Note de la rédaction de Mondoweiss : La déclaration suivante a été rédigée par un groupe de citoyens israéliens qui souhaitent garder l’anonymat pour leur sécurité et par crainte de représailles de la part du gouvernement.

מכתב פתוח מישראליות/ים לישראליות/ים - עברית להלן

En tant qu’Israéliens, nous demandons une commission officielle sur les événements du 7 octobre. Un génocide est perpétré à Gaza au nom des victimes israéliennes et nous ne savons toujours pas qui a été tué, comment il a été tué et qui l’a tué. Nous exigeons des réponses et vous devriez en faire autant.
 

Photo des événements du 7 octobre 2023 publiée par l’armée israélienne

À nos compatriotes israéliens,

Nous vous lançons un appel depuis le brouillard du génocide. Nous pleurons et nous nous inquiétons pour “les nôtres”, ainsi que pour ceux que la plupart d’entre vous ignorent ou considèrent comme des “animaux”.

Lorsque les responsables militaires israéliens ont commencé à répandre dans les médias israéliens anglophones des rumeurs sur les “bébés décapités”, nous avons été immédiatement frappés. Nous avons compris que la propagande de notre gouvernement ne serait pas la même que lors des précédentes attaques meurtrières contre Gaza.

Alors qu’Israël continue de diffuser des images de supposés “bâtiments du Hamas” dans le camp de concentration de Gaza (qu’est-ce qui ne l’est pas, aux yeux des Israéliens ?) pour excuser ses bombardements, la rhétorique nationale et internationale d’Israël contient désormais quelque chose de beaucoup plus proche de la propagande d’extermination nazie.

Nous savons quel est l’objectif de cette propagande. Plus de 8 500 enfants, femmes et hommes palestiniens ont été exterminés - et ce chiffre augmente à l’heure où nous écrivons ces lignes. Beaucoup sont coincés sous les décombres de leurs maisons, mourant lentement. D’autres sont confrontés à la soif, à la famine et aux maladies infectieuses. Dans le même temps, de hauts responsables israéliens, et même notre président, ne cessent de clamer qu’il n’y a “pas de civils innocents” à Gaza.

Ne vous y trompez pas, ce qu’Israël fait actuellement à Gaza hantera les Israéliens pendant des décennies. Il est temps de s’assurer que tous les Israéliens le comprennent. Et cette compréhension doit commencer par une divulgation complète des événements du 7 octobre 2023.

Voici quelques demandes que chaque Israélien devrait faire dès maintenant, même s’il nie le génocide en cours à Gaza. La première est une liste complète de toutes les victimes israéliennes qui ont été identifiées. Il n’existe pas de liste exhaustive sur un site web officiel du gouvernement. La liste publiée par Ha’aretz est partielle. Certains noms attendent d’être “autorisés à être publiés”, et nous aimerions savoir ce que cela signifie.

L’absence d’une liste complète, trois semaines après le début de l’opération, conduit à la prochaine demande des citoyens israéliens : la mise en place d’une commission d’enquête officielle. Les échecs massifs des unités de renseignement et de combat, ainsi que l’insistance des Israéliens à transformer Gaza en une prison à ciel ouvert au cours des décennies précédentes, devraient évidemment être abordés par une telle commission. Nous aimerions savoir comment ces échecs ont contribué à la mort de civils le 7 octobre et les jours suivants.

Par ailleurs, selon le porte-parole du Hamas, 50 captifs israéliens ont déjà été tués à la suite de la décision de notre gouvernement de bombarder Gaza. Vous pouvez ou non considérer le porte-parole du Hamas comme une source fiable, mais nous savons que des captifs israéliens, des proches de nombreuses personnes ici présentes, ont été dispersés dans toute la bande de Gaza et qu’Israël ne semble pas connaître leur emplacement précis.

Les citoyens israéliens devraient se demander s’ils soutiennent les bombardements aveugles qui menacent la vie des captifs. Un accord d’échange est sur la table. Nous savons que le Hamas l’a proposé dès le premier jour. La vengeance génocidaire aveugle d’Israël ne tient pas compte du bien-être des prisonniers israéliens.

Et tandis que notre armée extermine des êtres humains à Gaza, les plateformes israéliennes de hasbara (propagande) tournent à plein régime, en particulier à l’étranger. Les restes carbonisés d’êtres chers sont exhibés, sans nom, dans le seul contexte d’appels déshumanisants à l’éradication des détenus du camp de concentration de Gaza. En voyant ces images, destinées à un public occidental et au mépris total des familles des survivants, nous constatons une fois de plus que nous méritons tous des informations précises sur l’identité de ces victimes et sur la manière dont elles sont mortes.

Sans enquête indépendante, nous ne pouvons qu’espérer rassembler des articles sporadiques et des témoignages de survivants. Les théories du complot vont fleurir. Nous voyons déjà des tentatives de nier le fait même que des civils israéliens ont été tués par des combattants du Hamas.

En outre, nous rejetons les tentatives d’Israël de qualifier ses soldats et autres agents de sécurité tombés au combat de victimes du terrorisme équivalentes aux victimes civiles. Si un soldat israélien n’est qu’un civil israélien, un civil israélien n’est qu’un soldat. Nous rejetons cette équation dangereuse.

Enfin, la question de savoir qui a tué certains civils israéliens nous hante. Il ressort de plusieurs rapports que certains ont été tués par l’armée israélienne. Qu’ils aient été pris dans des tirs croisés, ou qu’ils aient été délibérément visés par des chars ou des hélicoptères pour éliminer des combattants du Hamas ou empêcher le Hamas de faire d’autres captifs, nous méritons une réponse.

Nous exigeons des réponses parce qu’un génocide est perpétré à Gaza au nom des victimes israéliennes, même si les familles endeuillées s’opposent fermement à cette atrocité vengeresse. Nous exigeons des réponses et vous devriez en faire autant.

 מכתב פתוח מישראליות/ים לישראליות/ים

אנו קוראות אליכם מערפל רצח העם. אנו מתאבלים ואנו דואגים ל”שלנו” כמו גם לשלום אלה שרובכם מתעלמים מהם או מחשיבים ל”חיות אדם“.

כאשר אנשי בטחון ישראלים החלו להפיץ שמועות באמצעות תקשורת ישראלית דוברת אנגלית על “תינוקות ערופי ראש”, הופתענו. הבנו שהתעמולה של ממשלתנו לא תהיה זהה לזו שראינו בהתקפות רצחניות קודמות על עזה.

ישראל ממשיכה להציג תמונות של ‘בנייני חמאס’ כביכול במחנה הריכוז בעזה (איזה בניין אינו כזה, בעיניים ישראליות?), כדי לתרץ את ההפצצה שלהם, אך השיח הפנימי והבינלאומי של ישראל מכיל כעת משהו הרבה יותר דומה לתעמולת ההשמדה הנאצית.

אנו יודעות מהי מטרת התעמולה הזו. יותר מ-8,500 ילדים, נשים וגברים פלסטינים ילידים כבר הושמדו – והמספר עולה עם כתיבת שורות אלו. רבות לכודות מתחת להריסות בתיהם, גוססות באיטיות. אחרים סובלים  מצמא, רעב ומחלות זיהומיות. במקביל, בכירים בישראל, אפילו הנשיא שלנו, ממשיכים לצעוק לעולם כי “אין אזרחים חפים מפשע” בעזה.

בל נטעה, מה שישראל מעוללת כעת בעזה עכשיו ירדוף את הישראלים במשך עשרות שנים. עכשיו הזמן לוודא שכל ישראלי/ת מבינים זאת. והבנה זו צריכה להתחיל בחשיפה מלאה של אירועי 7 באוקטובר 2023.

הנה כמה דרישות שכל ישראלי/ת צריכים להציב עכשיו, גם אם הם מכחישים את הג’נוסייד המתחולל בעזה. הראשונה היא רשימה מקיפה של כל הקורבנות הישראלים שזוהו. אין רשימה מקיפה באתר ממשלתי רשמי. הרשימה שפרסם עיתון “הארץ” היא חלקית. חלק מהשמות ממתינים ל”אישור לפרסום”, ואנו תוהים מתי יאושרו לפרסום.

היעדר רשימה מקיפה, שלושה שבועות לאחר האירועים, מוביל לדרישה הבאה שאזרחי ישראל צריכים להציב – הקמת ועדת חקירה רשמית. ועדה כזו תידרש כמובן לכשלים עצומים מצד יחידות מודיעין וצבא, אך עליה לעסוק גם בהתעקשות הישראלית להפוך את עזה למכלאה הגדולה בעולם במשך עשרות שנים. ברצוננו לדעת כיצד כישלונות אלו תרמו למספר הגבוה של הרוגים אזרחיים ב-7 באוקטובר ובימים שלאחר מכן.

יתרה מכך, לפי דובר חמאס, 50 שבויים ישראלים כבר נהרגו כתוצאה מהחלטת ממשלתנו על הפצצות שטיח בעזה. בין אם דובר חמאס מקור מהימן או בלתי מהימן בעיניכם, אנו יודעות ששבויים ישראלים, אהובים על רבים כאן, פוזרו ברחבי הרצועה ונראה שישראל לא יודעת את מיקומם המדויק.

אזרחי ישראל צריכים לשאול את עצמם האם הם תומכים בהפצצות חסרות הבחנה המאיימות על חייהם של שבויים. הצעה לעסקת חליפין מונחת על השולחן. אנו יודעים שחמאס מציע זאת מהיום הראשון. נקמת רצח העם העיוורת של ישראל מתעלמת משלומם של שבויים ישראלים.

ובעוד הצבא הישראלי משמיד בני אדם בעזה, ערוצי ההסברה הישראלית נכנסו להילוך גבוה, במיוחד בחו”ל. שרידיהם המפוחמים של יקירי ישראלים רבים מוצגים לראווה, חסרי שם, כאשר ההקשר הוא רק קריאות לחיסול הכלואים במחנה הריכוז בעזה, שעברו דה-הומניזציה מוחלטת. בראותנו את התמונות הללו, המיועדות לקהל מערבי, ותוך התעלמות מוחלטת ממשפחות הניצולים, אנו מציינים שוב כי לכולנו מגיע מידע מדויק מי הם הקורבנות הללו וכיצד הם מתו.

ללא חקירה עצמאית, אנו יכולות רק לקוות לחבר כתבות מפה ומשם ועדויות של ניצולים. תיאוריות קונספירציה כבר פורחות. אנו כבר רואים ניסיונות להכחיש את עצם עובדות ההרג של אזרחים ישראלים על ידי חמאס.

יתרה מכך, אנו דוחות את הניסיונות הישראלים לתייג חיילים ואנשי כוחות צבאיים שנהרגו כקורבנות טרור שקולים להרוגים אזרחיים. אם חייל ישראלי הוא רק אזרח ישראלי, אזרח ישראלי הוא רק חייל. אנו דוחים את המשוואה המסוכנת הזו.

לבסוף, השאלה מי הרג אזרחים ישראלים במקרים מסוימים מטרידה אותנו. מכמה דיווחים עולה כי חלקם נהרגו על ידי הצבא הישראלי. בין אם הם נלכדו באש צולבת, או שכוחות ישראלים ירו לעברם באמצעות טנקים ומסוקים כדי לחסל אנשי חמאס או למנוע מהם לקחת עוד שבויים, מגיעה לנו תשובה.

אנו דורשות תשובות כי בעזה מתבצע רצח עם בשם קורבנות ישראלים, למרות שמשפחות שכולות מתנגדות נחרצות לזוועת הנקמה הזו. אנו דורשות תשובות וגם אתם צריכים לדרוש תשובות