Sergio Ferrari, 7/9/2025
Traduzione a cura del Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati
Fin dall'inizio, il progetto economico del governo Milei ha puntato ad aprire le porte dell'Argentina agli investimenti stranieri, con due obiettivi: facilitare l'ingresso di grandi capitali e accelerare le esportazioni nel breve termine.
La leva per promuovere l'arrivo di questi capitali è il Regime di
Incentivazione dei Grandi Investimenti (RIGI), uno dei pilastri della Legge di
Base e Punto di Partenza per la Libertà degli Argentini. Si tratta di un
pacchetto di agevolazioni fiscali, tributarie e legali della durata di
trent'anni per gli investimenti privati stranieri o nazionali in megaprogetti
che superano i 200 milioni di dollari. Secondo il decreto 749, che ha sancito
questo pacchetto, il governo anarchico-libertariano del presidente Javier Milei
concettualizza il RIGI come “uno strumento per attrarre investimenti
significativi per l'economia nazionale, che altrimenti non si svilupperebbero”.
I settori prioritari sono l'industria forestale, il turismo, le infrastrutture,
l'estrazione mineraria, la tecnologia, la siderurgia, l'energia, il petrolio e
il gas. Il decreto sostiene che, nel contesto attuale, gli incentivi concessi
nell'ambito del RIGI contribuiranno a rendere “la ripresa economica più rapida,
sostenibile e duratura”.
Il termine per aderire a questo regime speciale di promozione del capitale transnazionale scade nel luglio 2026, ma il governo potrebbe prorogarlo. (https://www.boletinoficial.gob.ar/detalleAviso/primera/312707/20240823).
Alleanza per un controllo cittadino
A un anno dall'entrata in vigore del RIGI, cinque organizzazioni e
istituzioni argentine - la Fondazione Ambiente e Risorse Naturali (FARN), il
Centro di Studi Legali e Sociali (CELS), lo Spazio di lavoro fiscale per
l'equità (ETFE), il Centro di politiche pubbliche per il socialismo (CEPPAS) e
la Scuola di politica e governo dell'Università Nazionale di San Martín (EPYG/
UNSAM) - insieme al Transnational Institute (TNI), con sede ad Amsterdam, Paesi
Bassi, hanno elaborato un primo bilancio multitematico. Esso si concentra sui
risultati dell'applicazione del RIGI, ma con un occhio di riguardo per i
diritti umani, la giustizia ambientale e la sovranità territoriale. Pubblicato
in agosto dall'Osservatorio RIGI, questo rapporto rappresenta un contributo
scientifico di rilevanza internazionale.
Secondo Luciana Ghiotto, ricercatrice associata del TNI e del
Consiglio Nazionale delle Ricerche Scientifiche e Tecniche, CONICET, (presso la
sede dell'Università Nazionale di San Martín), questa sinergia tra diverse
organizzazioni nazionali e internazionali, promossa in modo articolato, è
coerente con “la tradizione di lavorare insieme alle organizzazioni del Sud del
mondo”. E simile all'esperienza vissuta in altri paesi, come la Colombia, dove
il TNI fa parte della campagna internazionale #Frenemos el Poder de las
Transnacionales (Fermiamo il potere delle multinazionali). Nel caso
dell'Argentina, spiega Ghiotto, “abbiamo partecipato alla campagna contro
l'Accordo di libero scambio (ALCA) negli anni 2003-2005 ed esiste già una
tradizione di lavoro e analisi congiunta con diverse organizzazioni sociali e
accademiche che oggi compongono l'Osservatorio del RIGI”.
La giovane ricercatrice sottolinea la ricchezza che apporta la
diversità all'interno dell'Osservatorio: “L'alleanza è stata costruita grazie
all'azione di organizzazioni come la FARN e il CELS che, già nel 2024, hanno
avuto un ruolo attivo nei dibattiti sulla Legge di Base, di cui fa parte il
RIGI”. Tali dibattiti hanno cercato di mostrare i possibili impatti negativi
che il Regime di Incentivazione avrebbe avuto sull'ambiente e sui territori.
Successivamente, “una volta approvata la Legge di Base, abbiamo convenuto sulla
necessità di agire congiuntamente con approcci diversi per poter analizzare le
implicazioni del RIGI”. Ghiotto spiega che questo regime mira a promuovere
l'afflusso di capitali attraverso la concessione di “vantaggi fiscali,
valutari, doganali e di certezza giuridica” agli investitori. Inoltre, “ogni
organizzazione dell'Osservatorio contribuisce con le proprie conoscenze e
capacità di analisi sui diversi aspetti inclusi nel decreto”.
Bilancio preliminare: RIGI, rinviato
In questo primo anno, il Regime di Incentivazione ha ricevuto
diciannove progetti per oltre 30 miliardi di dollari. Sette di questi progetti,
per un valore di 13,067 miliardi di dollari, sono stati approvati, uno è stato
respinto e gli altri sono ancora in fase di valutazione. Il tutto, tuttavia,
molto lontano dai 40 miliardi di dollari che inizialmente il governo Milei
pensava di attrarre.
Due dei progetti approvati riguardavano il settore degli
idrocarburi, due quello minerario, due quello delle energie rinnovabili e uno
quello siderurgico. Secondo l'Osservatorio, e sulla base di uno studio
dell'Istituto di Ricerche Politiche dell'Università di San Martín e del
CONICET, nel settore degli idrocarburi i principali investimenti sono orientati
alla costruzione di infrastrutture per l'esportazione, dove si concentrano gli
importi più elevati. Nel settore minerario, il rame e il litio sono in testa
alle iniziative proposte, con progetti localizzati principalmente nelle
province di San Juan, Salta e Catamarca.
Il RIGI, spiega Ghiotto, riflette l'orientamento del governo verso
un minore intervento statale nella gestione dei beni comuni e con un ruolo
preponderante per il settore privato. Secondo la ricercatrice e attivista
sociale, questa visione costituisce una prospettiva “allarmante, in particolare
perché l'espansione dei diritti degli investitori avrà un impatto sulla vita
quotidiana delle persone che vivono nei territori interessati da questi
progetti”. Inoltre, sostiene Ghiotto, il RIGI non prevede meccanismi di
pianificazione industriale né incorpora disposizioni per la protezione
ambientale o sociale degli ecosistemi e delle comunità nelle aree di influenza.
Non mantiene nemmeno la promessa eterna di creare nuovi posti di
lavoro a livello locale. Anche nelle proiezioni più ottimistiche pubblicate dal
governo, gli investimenti approvati prevedono poco più di mille nuovi posti di
lavoro diretti. Questa cifra risulta ancora più limitata se si considera che
non esiste un piano concreto di industrializzazione o di creazione di filiere
produttive che consenta a questi investimenti di avere un impatto economico
duraturo per le regioni coinvolte (https://observatoriorigi.org/2025/08/14/el-rigi-tras-su-primer-ano/).
Tutto al servizio del grande capitale
Secondo il CELS, il RIGI rientra nella strategia del governo Milei
“per attirare investimenti estrattivi attraverso lo smantellamento delle
protezioni legali alle comunità indigene e ai produttori locali”. Di
conseguenza, “l'uso dell'apparato di sicurezza statale è orientato al controllo
dei conflitti socio-ambientali attraverso la sorveglianza, il monitoraggio e la
repressione delle resistenze”. Ne è un esempio il fatto che il governo Milei
abbia smantellato l'architettura istituzionale che esisteva per garantire e
proteggere i diritti dei popoli indigeni sui loro territori. La principale
misura ufficiale in tal senso è stata l'abrogazione della legge 26.160,
approvata nel 2006, che dichiarava lo stato di emergenza territoriale indigena,
obbligava lo Stato a effettuare un censimento nazionale dei territori abitati
dalle comunità e sospendeva gli sfratti. Verso la fine del 2024, quando tale
legge è stata abrogata, era stata censita poco meno della metà dei territori
comunitari. Il decreto di abrogazione riconosce che esistono ancora più di 250
conflitti territoriali.
Un altro esempio critico affrontato anche dal Centro di Studi
Legali e Sociali riguarda l'agricoltura familiare, poiché il governo ha
indebolito la politica volta ad accompagnare e rafforzare questo settore.
Appena salito al potere, Milei ha licenziato quasi tutti i lavoratori
dell'Istituto Nazionale dell'Agricoltura Familiare. Una delle conseguenze di
questo svuotamento è stato l'abbandono dei produttori che vivono in luoghi
difficili da raggiungere, dove solo questo organismo poteva arrivare. Nel luglio
2025 Milei ha abrogato con un decreto la maggior parte degli articoli della
Legge sull'agricoltura familiare contadina indigena, che mirava a rafforzare
questo settore. Questo abbandono da parte dello Stato ha indebolito la
posizione dei produttori e delle produttrici e la loro capacità di resistere ai
tentativi di sfratto, generalmente promossi dagli imprenditori locali.
Da parte sua, il TNI mette in guardia da un grave pericolo che
accompagna l'applicazione del regime speciale di incentivi al grande capitale
imposto da Milei: il meccanismo di risoluzione delle controversie tra
investitori e Stati (ISDS), che amplia i diritti degli investitori stranieri e
nazionali a scapito degli Stati e apre la porta a potenziali richieste di
arbitrato internazionale, cosa che, di fatto, è costata molto cara
all'Argentina. Diverse società con progetti RIGI (Rio Tinto, Chevron, Shell e
Pan American Energy, tra le altre) hanno già ampiamente utilizzato questo
meccanismo di arbitrato per esercitare pressioni o citare in giudizio diversi
Stati per politiche pubbliche che, secondo loro, danneggiano i propri interessi
e i propri profitti. “La combinazione del RIGI e di queste aziende”, sottolinea
il TNI, “crea uno scenario ad alto rischio per la sovranità normativa, le
finanze pubbliche e la capacità dello Stato di dare priorità agli interessi
sociali e ambientali”.
Il litio e il rame tra i settori più ambiti dagli investimenti stranieri. Foto Litium Triangle South America
Governo indebolito e situazione instabile
Nella loro analisi del contesto politico argentino, le sei
organizzazioni dell'Osservatorio concordano sul fatto che tutto sembra indicare
che gli investitori internazionali guardano con cautela alla possibilità di
investire capitali prima delle elezioni di ottobre 2025, quando sarà rinnovata
metà della Camera dei deputati e due terzi del Senato.
Se il piano economico del governo non funzionerà e i risultati
elettorali non saranno favorevoli, Milei difficilmente riuscirà a promuovere
gli investimenti desiderati. Inoltre, sottolineano, a questa situazione
instabile si aggiungono le tensioni sociali esistenti, la mancanza di
partecipazione dei cittadini, l'assenza di meccanismi di responsabilità e la
criminalizzazione delle comunità locali. Tutti questi fattori configurano uno
scenario particolarmente preoccupante quando si tratta di progetti estrattivi
che potrebbero essere realizzati fino a 30 anni.
La riflessione finale di Ghiotto sul progetto economico del
presidente Milei e del suo partito anarchico-libertariano afferma che “è il
progetto della libertà del capitale” e che il suo obiettivo è quello di
“portare investimenti nel settore primario-estrattivo, poiché l'interpretazione
che ne danno [i governanti] è che l'Argentina non ha altro da offrire al mondo
se non le sue risorse naturali a basso costo e senza
restrizioni”. Da qui il fatto che il RIGI rappresenti uno strumento
centrale, accompagnato da un Comando Unificato di Sicurezza Produttiva che
garantisce agli investitori non solo la sicurezza giuridica, ma anche quella fisica
dei loro investimenti. Ed è per questo che il piano di Milei non accetta alcuna
protesta che possa fermare il libero arbitrio del capitale. Resta da vedere
cosa succederà con il RIGI, come verranno attivate le sue clausole quando
inizieranno le proteste e la resistenza contro alcuni dei progetti estrattivi
approvati.
Quello sarà il momento di misurare realmente la pressione e il
ricatto esercitati dal grande capitale per non perdere nessuna delle sue enormi
aspettative di guadagno.
La conclusione macro-regionale è categorica per la ricercatrice e attivista sociale del Cono Sud: “In questo modo, il RIGI argentino può servire da monito per il resto dei paesi latinoamericani sui rischi della nuova ondata di quadri normativi ‘amichevoli’ con gli investimenti che proliferano nella regione, che ampliano il quadro di protezione dei trattati bilaterali di investimento”.
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