13/06/2023

GIANFRANCO LACCONE
Sedersi sulla riva del fiume e attendere
Dopo la scomparsa di Mister B, la destra è nelle condizioni dei comunisti dopo Stalin

Gianfranco Laccone, 13/6/2023

La destalinizzazione giunse nel 1956, a tre anni dalla morte di Stalin, per mano del suo stesso successore, Chruščëv ; i democristiani impiegarono molto meno per liberarsi della figura di Moro (i morotei di Bari, sua città di elezione, lo fecero la notte successiva alla sua morte, migrando nelle varie correnti); quanto tempo ci vorrà per liberarsi del peso di questa figura già santificata che, come dice oggi il manifesto, il 12 giugno 2023 è “asceso in campo”?


Non credo che Tajani rappresenti il Chruščëv italiano, in grado di avviare la necessaria demolizione del mito per permettere al Paese di andare avanti. Il Paese si è identificato con questa figura che, ora che è ufficialmente scomparsa, non so nemmeno se sia mai esistita o se fosse scomparsa da molto tempo e sostituita da una controfigura, ricostruita negli anni come un androide, come ancora oggi si favoleggia nel caso di Mao. Perché questo è stato un personaggio che si è realmente costruito da sé, in modo imperfetto e grottesco, come capitava di fare da bambini con il meccano (un gioco di metallo anni Cinquanta, spazzato via dalla plastica e dal Lego), dove era impossibile costruire dei pupazzi, pupazzi che comunque costruivamo e immaginavamo potessero esistere per popolare un mondo di gru, palazzi e castelli di metallo. Un mio conoscente, verso la fine degli anni ’90, lo incontrò per caso di notte nei corridoi di un hotel di Bruxelles e non lo riconobbe, piccolo, goffo e incerto nell’andare, così diverso dalle immagini che già trent’anni fa la TV ci proiettava.

Non ci vuole molta fantasia nell’immaginare quello che succederà a breve; non esiste un erede politico e i suoi eredi materiali faranno, in un tempo più o meno breve, quello che hanno fatto gli eredi degli Agnelli: cercheranno di de-personalizzare le aziende, creando una rete che permetterà la sopravvivenza, qualunque sistema economico politico subentri tra qualche anno. Perché siamo in guerra e alla fine del conflitto (che finirà prima o poi) non si sa bene cosa accadrà. Se non ripeteranno gli errori della famiglia torinese, che ha perso il treno dell’auto elettrica, daranno un senso al lavoro svolto nella società italiana dal mondo berlusconiano.

Perché quello del Cavaliere è stato un mondo che la sinistra non ha saputo creare per dare un sogno al Paese ed un esempio al mondo. Senza il mazzarinismo di Dell’Utri, senza il colbertismo privatistico di Tremonti, senza il talleyrandismo di Gianni Letta la sua dimensione politica non sarebbe esistita e non sarebbe stata possibile la creazione di quella zona d’ombra che unisce il sogno alla terribile realtà. Un sogno in cui attori da Commedia dell’arte come Mike Buongiorno, Corrado o Raimondo Vianello sono diventati personaggi della Commedia, in grado di fare della loro vita uno spettacolo e di bloccare persino i ladri nello loro attività, con uno stile degno dell’episodio di S. Francesco con il lupo.

Perché figure come Nicolini, in grado di far uscire lo spirito festoso e popolare degli italiani e neutralizzare la tragica notte della prima Repubblica, sono state mortificate dalla sinistra; a loro si è preferito privilegiare figure simili a quelle di Fouché e farle salire nelle responsabilità di Stato.

Mentre questo avveniva, molti degli uomini di sinistra della generazione del Cavaliere sognavano di imitare le sue gesta con il mondo femminile; chi non poteva, si contentava di guardare lo sconcio nazional-popolare che ha travolto prima la TV e poi i nascenti social media. In tal modo la destra ha allevato una generazione di donne con lo stomaco di ferro, in grado di accettare tutto per la conquista del potere, mentre il mondo femminista si contentava di difendere poche e limitate vittorie (divorzio, aborto) e rifugiarsi nell’Aventino della differenza. A don Camillo e Peppone si sono sostituite reali coppie anagrafiche che hanno costituito “gli opposti che si attraggono”, nel reality che viviamo giornalmente e che sostituisce la vita reale.

Politicamente Fratelli d’Italia recupererà il serbatoio elettorale, ma incorrerà nel rischio di morire per il troppo mangiare, evocando così la grande letteratura europea rinascimentale. Perché la bulimia di potere, le cui avvisaglie si sono manifestate nelle nomine fatte in questi mesi di governo in assenza del controllo berlusconiano, è difficile se non impossibile da curare.

Il Cavaliere amava il sistema del libero mercato (così come si è affermato nel tempo, con tutti i suoi falsi miti e le trappole economiche) ma temeva il mercato globale e si preoccupava di mantenersi amici coloro che lo avrebbero contrastato. Amava comandare ma non gradiva la guerra, badava agli interessi di famiglia ma aveva sorrisi ed anche lacrime per tutti (non erano false quelle piante a Brindisi in memoria dei migranti della Kater y Rades, già allora vittime dell’Europa-fortezza, dove nel 1997 non mi sembra sia andato alcuno del governo in carica).

Quando nel 1994, nella tornata uninominale delle elezioni con metodo maggioritario, Berlusconi si candidò in un collegio chiave a Roma, pensai che la sinistra dovesse contrapporgli un simbolo altrettanto nazional-popolare, come la “casalinga di Voghera”; invece candidò Luigi Spaventa, economista di buon livello, ex-ministro ed erede della storia familiare che seguiva quella dello Stato italiano dalle sue origini, e perse. C’erano a Roma tante donne antiberlusconiane, semplici e forti, come Annarella di Trastevere che avrebbero rappresentato bene il popolo che – a naso – non si sarebbe fidato di questa novità dal sapore antico. Invece niente. 

 Oggi la destra è nelle condizioni dei comunisti dopo Stalin: non ha più un sogno, può avere solo rimpianti, e si è infilata in una guerra che non ama ma che è necessaria per fare affari in assenza di potere reale nei media e avere quella patente di “lotta per la democrazia” che ancora le manca. E la sinistra, quella che ama la democrazia ma non ne vede traccia nei governi democratici, cosa vuole fare?

La storia ci ricorda che fermarsi e riflettere è essenziale, difendendo la propria memoria nei momenti difficili come questi, attendendo lungo il fiume e riorganizzando le idee e le forze.

La guerra in Ucraina ha fatto perdere il senso delle cose e ha travolto le coscienze; forse la UE perderà questo conflitto, come la Germania fece nella Prima guerra mondiale, senza avere perso una battaglia. Oppure lo vincerà e farà in quell’occasione come fece la Francia (assieme agli altri alleati): chiese troppo e favorì in tal modo Hitler. O farà come l’Italia nel 1943, si sveglierà all’improvviso dall’incubo e cercherà di allearsi con qualcuno che le avrebbe permesso di leccarsi le ferite di un insulso conflitto fatto per conquistare l’Impero…

La morte di Mr. B affonda le destre pigliatutto al potere, più la von der Leyen che la nostrana Presidente; l’apparenza sembra molto diversa, ma è solo questione di tempo.

Noi, che crediamo in un’onesta democrazia con i suoi piccoli pregi e i suoi reali difetti, abbiamo un futuro solo se abbiamo voglia e capacità di ricostruire il sogno per la democrazia popolare, un tempo chiamata democrazia progressiva. Quel sogno sostituito da Mr B con le luci della ribalta ora spente.

 Giuseppe Veneziano, Non sono un santo, dalla serie Operette immorali, acrilico su tela, 2018

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