Tradotto da Alba Canelli
Editato da Fausto Giudice
In questo periodo di pandemia, i governi hanno trasformato i cittadini in “esseri così spaventati dalla morte da rinunciare alla vita”, scrive Raoul Vaneigem in questo articolo. Lo scrittore chiede il “ritorno dei vivi, l'unità dell'Io e del mondo”.
Raoul Vaneigem (Lessines, Belgio, 1934) è uno scrittore e filosofo belga, co-fondatore e co-animatore dell'Internazionale Situazionista (1957-1972). Medievista e specialista delle eresie, è autore di una quarantina di libri, a cominciare dal leggendario Trattato di saper vivere ad uso delle nuove generazioni (1967). Vive in Francia, dove contribuisce attivamente ai dibattiti dei movimenti sociali di rottura. Libri più recenti: La liberté enfin s'éveille au souffle de la vie, Le Cherche Midi, 2020), che rende omaggio ai “Gilets jaunes et all’insurrezione della vita cha hanno iniziato” e L’Insurrection de la vie quotidienne. Testi e interviste (Grevis, 2020), dedicato agli “insorti che, in tutto il mondo, lottano per liberare la vita e l'essere umano dalla mortificante dittatura del profitto”. Bio-bibliografia
Il crimine contro l'umanità è l'atto fondatore di un sistema economico che sfrutta l'uomo e la natura. Il corso millenario e sanguinoso della nostra storia lo conferma. Dopo aver raggiunto il suo apice con il nazismo e lo stalinismo, la barbarie ha recuperato i suoi fronzoli democratici. Oggi è stagnante e, rifluendo come una risacca in una stretta, si ripete in forma parodica.
È questa ripetizione caricaturale che i gestori del presente cercano di mettere in scena. Li vediamo che ci invitano allegramente allo spettacolo di una decadenza universale in cui si mescolano il gulag sanitario, la caccia agli stranieri, l'uccisione dei vecchi e degli inutili, la distruzione delle specie, il soffocamento delle coscienze, il tempo militarizzato del coprifuoco, la fabbrica dell'ignoranza, l'esortazione al sacrificio, al puritanesimo, alla denuncia, alla colpa.
L'incompetenza degli sceneggiatori convalidati non diminuisce l'attrazione delle folle per la maledizione contemplativa del disastro. Al contrario! Milioni di creature tornano docilmente al canile dove si rannicchiano fino a diventare l'ombra di se stessi.
I gestori del profitto hanno raggiunto un risultato che solo la reificazione assoluta avrebbe potuto pretendere: hanno reso noi esseri così spaventati dalla morte da rinunciare alla vita.
La propagazione di una mentalità carceraria
In nome della menzogna che la propaganda chiama verità, si permette al trattamento politico e poliziesco di sostituire il trattamento sanitario che la semplice preoccupazione per il bene comune richiede. Nessuno si fa ingannare da questo gioco di prestigio: i governi nascondono e convalidano così l’erosione degli ospedali pubblici alla quale l'avidità impone loro di ricorrere.
La rabbia e l'indignazione non hanno modificato la pressione dello stato, che sta sperimentando il grado di abiezione a cui il servilismo delle popolazioni può cadere senza rompersi. I miserabili al potere se ne fregano di qualche sfogo corporativista e sindacale. Gli insulti e le esecrazioni non sono forse un modo di riconoscerli, se non di giurare loro fedeltà?
Mentre analisti e sociologi discutono sul capitalismo, le ubuesche mafie del profitto e i loro pallottini statali perseguono legalmente l'uccisione redditizia dei vivi. In attesa del prossimo allarme epidemico, spuntini edonistici vengono serviti a coloro che si sono assunti il rischio di essere vaccinati con prodotti la cui efficacia, a torto o a ragione, viene rivendicata nel contesto di un'economia in cui la quotazione in borsa e i profitti competitivi hanno un ruolo predominante. Lodiamo i cittadini che sono entrati coraggiosamente nella mischia dei detersivi emeriti, dove un bianco lava più bianco dell'altro. È vero che non avere paura non ha lo stesso significato a seconda che si sia disposti ad esporsi a radiazioni e veleni che uccidono. O se, al contrario, ci si ribella agli inquinamenti, si sradicano e si ignorano i decreti che li legalizzano.
Il pensiero del potere è un pensiero morto, vola sulle tombe. Il suo odore di carogna è l'odore del denaro. Ci soffocherà finché lo combatteremo nei suoi cimiteri invece di costruire luoghi di vita e di farci la guerriglia con armi che non uccidono - e la cui portata è quindi sconosciuta ai nostri nemici. Come possiamo tollerare ancora che la paura di morire per un virus ci impedisca di vivere?
Gli Champs-Élysées in pieno lockdown,
4 aprile 2020
Con i suoi alti e bassi, l'esistenza quotidiana non dimostra forse che niente ripristina la salute meglio della festa e del divertimento? Il piacere del corpo, attento ai sapori, alle carezze e alle atmosfere calde, stimola le difese immunitarie dell'organismo. Protegge dalle grida di allarme che il dolore spinge nell'urgenza, quando è troppo tardi, quando il danno è fatto. Non c'è bisogno di essere uno scienziato per saperlo.
Mai il crimine contro i vivi è stato glorificato con tanto cinismo, con tanta beffarda stupidità. Tutto è stato e viene fatto contropelo. Come il famoso debito senza fondo e senza ragione, l'abisso della pandemia inghiotte tutto ciò che viene a portata di mano. Le devastazioni del degrado climatico, gli effetti mortali dell'inquinamento e del cibo avvelenato, i cancri, gli infarti, l'aggressività suicida, i disturbi mentali, il gioco è fatto!
La verità del sistema economico dominante è la menzogna che rende il mondo alla rovescia la norma e la realtà. Le maschere velano i sorrisi, soffocano la parola e stordiscono i bambini di fronte a un familiare che gli diventa estraneo.
La maledizione del lavoro è diventata un'ossessione, gli insegnanti sono troppo preoccupati dai gesti di sicurezza per arricchire la loro conoscenza e quella degli altri. Le nostre società sono lentamente corrotte dalla banalizzazione del comportamento ossessivo, come chiamiamo l'angoscia aggressiva che coglie gli abitanti di una città assediata. Il ritiro terrorizzato, la sfiducia e la paranoia inventano allora dei nemici interni a cui dare la caccia. In questo caso, il nemico principale è chiaramente identificato: la vita e la sua libertà insolente.
Naturalmente, siamo abituati da molto tempo alle pratiche della giungla sociale, poiché vi siamo confinati dalla nascita. Tuttavia, le peggiori epoche di oscurantismo e dispotismo assoluto hanno mantenuto una finestra aperta su un'altra realtà. Per quanto illusorio possa essere stato, il principio della speranza galvanizzava le velleità di rivolta. L’ergastolo a cui ci condanna l'era glaciale del profitto ha previsto delle sbarre che imprigionano i nostri sogni. Avete pensato a questo paradigma, fasulloni ecologisti?
Marcatori a terra per distanziare le persone in una fila
Il grande rovesciamento
Privati del diritto alla vita che il privilegio stesso della specie umana ha reso imprescrittibile, non abbiamo altra scelta che ripristinarlo e assicurare la sovranità alla quale non abbiamo mai smesso di aspirare. Il principio “niente è vero, tutto è permesso” ha risposto, per millenni, alla principale preoccupazione del Potere gerarchico: favorire un caos in cui il richiamo dell'Ordine giustificasse e rafforzasse la sua autorità. Non c'è niente come lo spettro dell'anarchia, del non potere, del casino, per proteggerci dai delinquenti spingendoci nelle braccia sicuritarie dello stato canaglia.
Tuttavia, capovolta e presa in una prospettiva di vita, la stessa affermazione segna una determinazione radicalmente diversa. Esprime il desiderio di ripartire da zero, di reinventare tutto, di ricostruire tutto liberandosi di un mondo congelato nel ghiaccio del profitto. Nessuna bacchetta magica spezzerà le catene che la nostra schiavitù ha forgiato, ma vorrei che la convinzione - trasmessa e rafforzata di generazione in generazione - che esse siano irrefragabili, che nessuno sforzo possa spezzarle, fosse inclusa nel peso eccessivo che viene loro attribuito.
Un effetto reale di ammaliamento dà credito alla favola dell'impotenza nativa delle donne e degli uomini. Vanifica i tentativi di emancipazione che sono stati fatti nel corso della storia. Per secoli, le vittorie della libertà hanno celebrato le loro sconfitte, il culto delle vittime ha onorato la vocazione sacrificale e ha inaridito le nostre società militarizzandole.
Rompere l'incantesimo non è un "Che fare" leninista, non è una sfida insurrezionale. Qual è la coerenza e la razionalità paradossale di questo incantesimo universale? Ad una gestione degli esseri e delle circostanze che il potere ha a lungo attribuito ad un intervento soprannaturale. La favola di un mandato celeste consegnato dagli dei ha conferito a un bruto astuto e tirannico le caratteristiche spaventose di un extraterrestre, un incantatore di fulmini e incantesimi. La decapitazione di Dio e di Luigi XVI, l'ultimo monarca di diritto divino, mise fine non al potere ma alla paura di essere afferrato da esso al minimo accenno di dissenso.
Cartelli durante il lockdown di maggio 2020 a Parigi: "Soldi per il servizio pubblico", "Salviamo le vite piuttosto che i profitti".
Per quanto mortale rimanga, l'autorità statale ha perso ciò che restava del suo portamento, tanto è sopraffatta dal ridicolo della sua incontinenza. Inoltre, ci sono le donne che, con le loro dita inesorabili, stanno strappando il "malocchio" che il patriarcato si ostina a lanciare su di loro.
L'opposto di tale decadenza non è meno evidente. Un irresistibile movimento di cambiamento sta avvenendo in tutto il mondo. Ha il suo ritmo e le sue condizioni. La rinascita della vita segna i primi passi degli esseri umani su una terra di cui sono stati derubati. Questo rinnovamento non ha bisogno di profeti, Cassandre o aruspici. È indifferente alle sfide, la resistenza è sufficiente.
Il capitalismo apocalittico e il catastrofismo anticapitalista formano i due poli opposti da cui sta per scaturire come un arco elettrico un abbagliante ritorno alla vita. Sotto la rassegnazione di milioni di esistenze condannate alla repressione e alla noia (il grande dissolutore di energie), si sta accumulando una forza insurrezionale che, nel tempo incommensurabile di un lampo, spazzerà via le nostre piccole lotte corporative, politiche, competitive e settarie.
Una rivoluzione latente, frammentata, frammentaria, fatiscente, cerca confusamente il punto di congiunzione dove, in una rabbia comune, l'individuo e il collettivo ritroveranno la lucidità e la loro unità. Al tempo di Goebbels, il peso delle menzogne e la loro credibilità avevano il peso di una verità a cui la mistica nazionalista e il dinamismo del capitalismo conferivano una consistenza illusoria.
Qual è la situazione oggi? Il dinamismo del capitano d'industria - che il focus finanziario e speculativo del capitalismo ha lasciato - non alimenta più la minima speranza di miglioramento sociale. Le multinazionali stanno stroncando sul nascere le politiche protezionistiche, nazionaliste e sovraniste. Il fallimento comprovato delle grandi verità scientifiche, corrotte dal profitto, ha portato alla debacle dell'idea di progresso, a lungo percepita come benefica, a causa della comodità che forniva per la sopravvivenza.
Gli eredi degli esperti che giuravano che la nube di Chernobyl aveva evitato i bei cieli della Francia hanno irrimediabilmente screditato la comunità scientifica in generale e la medicina in particolare. Non so se l'autodifesa sanitaria arriverà fino all'automedicazione assistita, ma non c'è dubbio che la relazione tra paziente e curante prenderà una piega meno meccanica, meno mercantile. Più umana, più emotiva.
In contrasto con i sondaggi, i barometri statistici e altri sondaggi d'opinione prefabbricati, si darà libero sfogo all'innovazione e all'inventiva, esplorando nuovi territori, diffondendo aberrazioni e creazioni di genio. L'intelligenza sensibile selezionerà, raffinerà e riconoscerà il proprio mentre utilizza i doni che la natura elargisce, senza riserve o discernimento. L'intelligenza sensibile è la nuova razionalità.
Fare affidamento sull'autonomia individuale e collettiva
Sì, ho fiducia in questa intelligenza sensibile che per tanto tempo è stata messa in ombra e screditata dall'intelligenza intellettuale. Come rivela il progressivo sgretolamento della piramide gerarchica, l'intellettuale non è mai stato altro che lo strumento della classe superiore, la mente padrona che regna sul corpo e sulle parti inferiori della società.
La sua funzione dominante si esercita anche nella corrosione critica con cui infesta il vecchio mondo per il quale lavora. Il disprezzo con cui ha travolto questo movimento di “zoticoni incolti e incontrollabili” che i Gilet gialli dovrebbero rimanere, dalla sua nascita in Francia, è indicativo del malessere che lo rode. Mentre una parte dell'homo intellectualensis cerca di rimediare al suo errore iniziale e di farsi perdonare sventolando la bandiera tarlata delle “convergenze delle lotte”, la parte della coscienza che si risveglia svela in lui, come in ognuno di noi, il dramma del pensiero separato dalla vita, dell'astrazione che ci esilia dalla nostra sostanza viva. Perché l'intellettualità è un difetto comune a tutti noi come la divisione del lavoro e lo status invariabile di sfruttatore e sfruttatrice.
Quando invoco il ritorno dei vivi, l'unità del sé e del mondo, è questa parte della coscienza che invoco, perché fa parte del divenire umano ed è sempre stata la luce che ci guida.
La rinascita della terra e del corpo fa parte dei miei sogni. Ne rivendico la follia soggettiva.
La coscienza umana è il pensiero universale che è la realtà meglio condivisa e più repressa della nostra storia. Ciò che gli era proibito si sta disintegrando, ciò che lo incendia - addirittura lo illumina, in tutti i sensi - è poco più di una scintilla, ma non si spegne. Quindi, perché non scommettere sulla combustione che cova nel cuore dei nostri desideri?
Mi autorizzo a voler realizzare i suoi disegni, tanto i giochi del possibile e dell'impossibile si moltiplicano in noi e intorno a noi. I militanti della speranza e della disperazione sono giustificati, sono d'accordo, nel tassare l'ottimismo, la chimera, la fantasia, molte delle mie idee che contribuirebbero a nutrirle se non le ingerissero come puro rullo di tamburi intellettuale. Il risveglio dei vivi è una minaccia per il piccolo marchese dell'ideologia. I calci al sedere del potere li hanno colpiti nelle fondamenta.
La vita è una festa, festeggiamo la vita
Tendo a pensare che una coscienza risvegliata scuota il mondo più facilmente dell'ondata di entusiasmo gregario. La radicalità è uno splendore attraente, una scorciatoia che taglia i sentieri ordinari della riflessione laboriosa. Creare la mia felicità promuovendo quella degli altri è più conforme alla mia volontà di vivere che i lamenti del pensiero critico, il cui muro chiude o almeno oscura i nostri orizzonti.
Ci sono scoppi d'impazienza in cui griderei volentieri “Lasciate perdere tutto! Spazzate via i turiferari del denaro! Rompete gli ormeggi del vecchio mondo, prendetevi l'unica libertà che ci rende umani, la libertà di vivere!”
Non ignoro che il ricorso alle parole d'ordine e alle obiurgazioni dà più importanza alla coltre dell'inerzia che alla coscienza che la incrina e la spezzerà a suo tempo. Ma niente e nessuno mi impedirà di rallegrarmi al pensiero che non sono il solo a chiedere un tornado festivo che ci liberi, come da una brutta colica, dai morti viventi che ci governano. Il ritorno della gioia di vivere non si preoccupa della vendetta, dei regolamenti di conti o dei tribunali popolari. Il respiro degli individui e delle comunità scavalca le strutture corporative, sindacali, politiche, amministrative e settarie, ed evacua il progressismo e il conservatorismo, la messa in scena di un egualitarismo cimiteriale, che è ormai la sorte delle democrazie totalitarie. Apre all'individualista, amareggiato dal calcolo egoista, le vie di un'autonomia in cui la scoperta di se stesso come individuo unico e incomparabile offre la migliore garanzia di diventare un essere umano completo.
L'individuo accetta i consigli, ma rifiuta gli ordini. Imparare a correggere i propri errori esime dai rimproveri. L'autonomia fa parte del dolce stil novo destinato a soppiantare il regno dell'inumano.
Lascia marcire ciò che sta marcendo e prepara il raccolto. Questo è il principio alchemico che presiede alla trasmutazione della società di mercato in una società viva. Non è forse l'aspirazione a vivere oltre la sopravvivenza che mette in moto l'insurrezione della vita quotidiana ovunque? C'è un potere poetico che nessun potere può superare, né con la forza né con l'inganno. Se la coscienza è lenta ad aprirsi a queste prove, è perché siamo abituati a cogliere tutto attraverso l'estremità piccola del cannocchiale, interpretiamo le nostre lotte quotidiane in termini di sconfitte e vittorie senza capire che è l'anello al naso che ci porta al macello.
Vagando tra la decadenza e il rinnovamento, abbiamo acquisito il diritto di schivare e lasciare una danza macabra, di cui tutti conosciamo i passi, per esplorare una vita di cui abbiamo, ahimè, solo sperimentato godimenti furtivi. La nuova innocenza della vita ritrovata non è né una beatitudine né uno stato edenico. È lo sforzo costante richiesto dall’armonizzazione del vivere insieme. Tocca a noi tentare l'avventura e ballare sul sepolcro dei costruttori di cimiteri.
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