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17/01/2025

Invito ad un grande meeting di forze e personalità civili e politiche siriane
Sovranità, cittadinanza, transizione democratica (SAMA)
15-16 febbraio 2025

Originale arabo: الاجتماع الموسع للقوى والشخصيات المدنية والسياسية السورية  

Tradotto da Ayman El Hakim, Tlaxcala

La mattina dell’8 dicembre 2024, gli uomini liberi del Sud sono entrati nella capitale Damasco, seguiti dalle fazioni armate del Nord e di varie province, per porre fine a mezzo secolo di tirannia e sanguinosa oppressione.

Questo storico evento nazionale ha segnato l’inizio della fine dell’ingiustizia, del dispotismo e del potere di monopolio. Purtroppo, abbiamo anche assistito a pratiche e iniziative incompatibili con i principi fondamentali della rivoluzione del 18 marzo 2011: “Uno, uno, uno, il popolo siriano è uno”. Curdi e arabi uniti, cristiani e musulmani mano nella mano, sunniti e alawiti solidali - uno Stato di cittadinanza per tutti i siriani, dove le persone sono cittadini e non sudditi. Questi principi, per i quali il nostro popolo ha sacrificato quasi mezzo milione di martiri, rimangono la pietra angolare della nostra visione.


Ricordiamo al nostro popolo che la liberazione dalla tirannia non giustifica la presenza di combattenti non siriani sul suolo della nostra amata patria. Rifiutiamo categoricamente qualsiasi forza militare che monopolizzi il processo decisionale nazionale, indipendentemente dalle sue dimensioni o dal suo potere. Non accetteremo alcuna ideologia che sostituisca cinquant’anni di miseria ideologica baathista e non tollereremo alcuna autorità imposta con la forza delle armi.

I siriani hanno rovesciato il regime criminale di Assad, ma non è un segreto che ci siano mani ben note alla maggioranza dei siriani, mani capaci di riprodurre il regime tirannico con nuovi abiti, perpetuando le ferite di sanguinosi conflitti interni, crimini di guerra e liquidazioni.

Oggi, mentre le potenze regionali hanno concesso a Hay’at Tahrir al-Sham (HTS) l’autorità operativa a Damasco, assistiamo a palesi tentativi di manipolare coloro che sono entrati nel palazzo presidenziale. Ogni fazione cerca innanzitutto di garantire i propri interessi, assicurandosi che le nuove autorità siano favorevoli al progetto di costruzione di organismi in linea con la visione turca della regione. 

Questi attori stanno sfruttando il fatto che coloro che oggi controllano Damasco mancano di legittimità popolare, perché le loro mani sono macchiate di sangue siriano, hanno liquidato alleati e oppositori e sono suscettibili di influenze da parte di potenze straniere in nome di equazioni regionali, internazionali e locali che non facilitano il raggiungimento della stabilità nel Paese e nella regione.

Noi siriani ci troviamo ora sotto una nuova autorità debole, ostacolata dalla biografia dei suoi leader. Le milizie armate, compresi i combattenti stranieri, sono diventate la parte più potente dell’apparato di sicurezza e militare, cercando di imporre la loro visione, copiata dalla dittatura che abbiamo conosciuto per sessant’anni, su qualsiasi dibattito o dialogo nazionale interno. Allo stesso tempo, le forze esterne svolgono il ruolo di mentore e supervisore supremo dei passi compiuti dal “governo provvisorio”.

Lo Stato siriano non può essere ricostruito senza lo sforzo concertato di tutti i cittadini, basato sul senso di appartenenza alla patria. Nessun decisore a Damasco, né la sua opposizione, può permettersi di sorvolare sulle cause profonde della nostra attuale tragedia: dal 2011, i politici, i gruppi armati e il regime hanno tutti cercato una convalida esterna per ottenere “legittimità” e mantenere il potere.

La maggior parte delle parti in conflitto, in varia misura, ha contribuito a instillare paura e divisione tra i siriani, riducendoli a identità settarie, religiose, etniche o tribali, perpetuando così l’assenza di uno Stato basato sulla cittadinanza - una situazione iniziata con il regno di Assad senior. In altre parole, un ritorno alle strutture autoritarie ottomane.

Sia gli islamisti che i laici sono caduti nella trappola del populismo, guidati da emozioni momentanee, a caro prezzo. È giunto il momento di un dialogo razionale e saggio, lontano dalla retorica delle sconfitte e delle vittorie. 

In una situazione come quella che stiamo vivendo, chiediamo ai siriani di aderire ai principi fondamentali su cui la grande maggioranza dei siriani concorda:

1. Sovranità e uguaglianza dei cittadini.

2. Dignità e diritti umani per tutti, indipendentemente dalla nazionalità, dalla religione o dalla confessione.

3. Uguaglianza di genere: le donne sono uguali agli uomini.

4. Libertà di espressione e partecipazione politica.

5. Stato di diritto.

6. Sviluppo economico equilibrato.

Misure che riteniamo necessarie:

- Istituire un Consiglio militare nazionale: gli ufficiali liberi dovrebbero formare un consiglio per supervisionare la ricostruzione di un esercito nazionale siriano unificato.

- Convocare una conferenza nazionale generale che includa tutte le forze nazionali siriane, nessuna esclusa, sotto il patrocinio dell’ONU. Questa conferenza sarebbe allineata con la riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del 18 dicembre 2024 per attuare la risoluzione 2254 del Consiglio di Sicurezza, che mira a creare un organo di governo di transizione, un comitato per la stesura della costituzione e un organo giudiziario indipendente per la giustizia di transizione.

- Formare un governo tecnocratico ad interim: il suo mandato terminerà con l’elezione di un governo secondo la nuova costituzione.

- Rilanciare e sviluppare la rete siriana per elezioni libere ed eque. 

- Creare la Commissione nazionale siriana per i diritti umani: una collaborazione tra organizzazioni per i diritti umani e avvocati per garantire e proteggere tutti i diritti umani in Siria, eliminando ogni discriminazione nei confronti delle donne. 

- Rispettare la Dichiarazione universale dei diritti umani: tutte le parti devono impegnarsi a rispettare i principi che la Siria ha ratificato nel 1968, distinguendo così tra chi sostiene la cittadinanza e la democrazia e chi cerca di riprodurre la dittatura.

- Penalizzare i discorsi d’odio e l’incitamento al settarismo: emanare leggi contro i discorsi d’odio basati sulla religione, la razza, l’etnia o la nazionalità e modificare il codice penale per aumentare le pene per la violenza settaria sistematica e l’omicidio.

Punti aggiuntivi:

- Occupazione straniera: il mondo, così come il popolo siriano, è ben consapevole della presenza di molteplici forze di occupazione nel nostro Paese, in particolare delle truppe usamericane, turche e israeliane attualmente stanziate sul suolo siriano. Abbiamo assistito alla palese aggressione israeliana contro il territorio siriano, prendendo di mira infrastrutture militari, centri di ricerca e fabbriche di difesa. Sembra esserci un tacito accordo o un coordinamento tra le autorità de facto, i loro sostenitori e l’esercito israeliano per disimpegnarsi alle condizioni israeliane e a quelle delle potenze che sostengono l’attuale regime. Eppure non abbiamo sentito alcuna condanna da parte del Consiglio di Sicurezza, delle parti occidentali, e nemmeno una richiesta chiara e inequivocabile di ritiro di tutte le forze straniere dal territorio siriano. Questa è una lezione per tutti i siriani, che devono lavorare per costruire un esercito nazionale, teso al ritiro di queste forze straniere e preservando l’unità del territorio siriano e di tutto il suo suolo nazionale.

- Sanzioni economiche: il popolo siriano soffre da due decenni di sanzioni unilaterali che colpiscono ogni aspetto della vita. Chiediamo la revoca immediata e incondizionata di queste sanzioni per alleviare le sofferenze del nostro popolo.

Tutte queste richieste richiedono un’azione urgente. Il ritardo, la procrastinazione o la negligenza sono inaccettabili. La storia ci insegna che l’assenza di scadenze chiare porta a conseguenze catastrofiche.

Un appello all’azione:

Dopo tre settimane di discussioni tra forze politiche e civili, abbiamo riconosciuto la necessità di organizzare il più grande incontro possibile per unire tutti coloro che si impegnano a costruire uno Stato sovrano, una cittadinanza inclusiva e una transizione democratica. Questo incontro centrale si svolgerà in una città siriana in grado di ospitarlo, con incontri paralleli in videoconferenza a Ginevra e nelle principali città siriane.

L’obiettivo di questo grande incontro nazionale è quello di elaborare una tabella di marcia unitaria, incoraggiare la collaborazione tra gli attori principali e immaginare una Siria che rispecchi il suo popolo. Tutti gli indizi che abbiamo raccolto oggi mostrano che le autorità de facto intendono istituire apparati militari e di sicurezza che ripetono le tragedie che il nostro popolo ha subito a Idlib per mano degli stessi decisori che ora controllano Damasco. Tra queste, la confisca del potere decisionale dei sindacati professionali e la perpetuazione di atti di rappresaglia e di vendetta contro ampie fasce della nostra popolazione.

Il Comitato preparatorio invita tutti i siriani a unirsi a questo sforzo, rifiutando l’esclusione e la divisione, al fine di prevenire una nuova dittatura ed evitare i pericoli della guerra civile e della divisione.

Viva la Siria libera e indipendente!

Il Comitato preparatorio del grande incontro delle forze e delle personalità civili e politiche siriane

Per iscriversi, compilare il modulo qui:   https://syrnc.org


Sunniti, alawiti, drusi, cristiani, arabi, curdi: un solo popolo

TAREK WILLIAM SAAB
Estimado Presidente Petro: Ocúpese de los graves problemas de Colombia que nosotros resolvemos los de Venezuela



El Ministerio Público de Venezuela a través de su titular, Tarek William Saab, exigió al presidente de Colombia, Gustavo Petro evitar realizar comentarios injerencistas sobre Venezuela y su sistema judicial.

Saab recordó en la misiva que fue en Colombia donde se entrenaron y desde donde se embarcaron mercenarios contratados por una empresa extranjera, con el objetivo de desencadenar un baño de sangre en el país.

A continuación el comunicado integro:

Excelentísimo señor Presidente Gustavo Petro. He leído con sorpresa su último pronunciamiento en una red social, en el que se refiere a las personas detenidas en distintos procesos penales en nuestro país.


 

Conocido y respetado Presidente con quien en una época compartí encuentros e ideales de emancipación para nuestra Patria Grande: Venezuela ha sido y sigue siendo amenazada desde el territorio colombiano por criminales grupos narco/paramilitares que controlan buena parte del territorio bajo su jurisdicción.

Debo recordarle que fue en Colombia donde se entrenaron y desde donde se embarcaron los mercenarios contratados por una nefasta empresa extranjera para venir a desencadenar un baño de sangre en nuestro país. Eso ocurrió a la vista de las autoridades colombianas y hasta el día de hoy no hay un solo procesado por esos hechos.

Los jefes máximos del narcoparamilitarismo colombiano, Álvaro Uribe e Iván Duque, han incluso amenazado nuevamente a Venezuela con una intervención militar extranjera, de manera pública y notoria, hecho ante el cual usted ha guardado silencio.

En las semanas previas a la toma de posesión del presidente Nicolás Maduro, se han capturado decenas de mercenarios entrando a nuestro territorio desde Colombia. ¿Los organismos de seguridad de su país no saben quién entra y quién sale de su geografía?

Por el bien de la paz del continente, usted debería verificar que los organismos de seguridad colombianos cumplan con sus deberes y resguarden la frontera que compartimos.

Celebra usted la liberación de una persona, como un hecho excepcional, al parecer por desconocimiento de la realidad venezolana: Desde finales del año pasado se han liberado más de 1.500 personas detenidas durante las acciones violentas que siguieron a la elección del 28 de julio. Este Ministerio Público sigue revisando esas y otras causas con la finalidad de brindar los beneficios de ley a quienes corresponda.

En un contexto de agresión trasnacional y multifactorial contra Venezuela, que hemos calificado como el máximo ensayo de una guerra híbrida contra nuestro país y sus instituciones, hemos defendido a través de la Unidad Cívico Militar: la democracia, la estabilidad y la paz interna de manera ejemplar, con pleno respeto a las garantías constitucionales y los Derechos Humanos.

Es bien sabido que dentro de esa guerra no convencional hay participación de algunas organizaciones no gubernamentales, que reciben financiamiento de la USAID: contexto que Ud. no puede, en aras de ser objetivo, ignorar.

Estimado Presidente, yo no veo al jefe de Estado Nicolás Maduro Moros entrometiéndose en los asuntos internos de Colombia. Respondemos cuando desde Colombia los enemigos de Venezuela nos atacan vilmente para desencadenar actos terroristas.

Con todo respeto le digo, Usted debe ocuparse de Colombia, que tiene múltiples y graves problemas aqui nosotros nos ocupamos de los nuestros.

¿Cree Usted que atacando a Venezuela se va salvar de los verdugos que amenazan a nuestras democracias populares? ¿No le parece que su discurso se parece demasiado a la de estos personajes que convirtieron a vastas regiones de Colombia en una fosa común? ¿Que gana usted pareciéndose a esos asesinos seriales? La paz del continente necesita una aproximación distinta de usted, en su condición de Jefe de Gobierno.

Al pueblo venezolano y al pueblo colombiano nos unen poderosos lazos desde los tiempos de la independencia. Tenemos una cultura compartida y deseamos el fortalecimiento de la relación binacional para beneficio mutuo.

Por eso deseamos una Colombia en paz, como hemos logrado de manera colosal que haya paz en Venezuela.

Que América sea tierra libre de paramilitarismo y de lacayos a sueldo que piden invasiones a los países hermanos.

Caracas, 16 de enero de 2025

Tarek William Saab

Fiscal General de la República




 

FRANCISCO CARRIÓN
Le nouvel ami et protecteur de Mohamed VI : Youssef Kaddour, le champion espagnol qui a juré “fidélité jusqu’à la mort” au roi du Maroc


Sportif accompli, il était devenu une idole à Melilla. Il fut un éphémère conseiller du gouvernement local. Il a tout abandonné pour répondre à l’appel du monarque alaouite.

Francisco Carrión, El Independiente, 12 / 01 / 2025
 Traduit par Tafsut Aït Baâmrane, Tlaxcala

 

Mohamed VI et Youssef Kaddour | GV

Certains ont été incrédules lorsqu’ils ont entendu parler de « sa nouvelle mission ». Au cours de la dernière décennie, il a remporté une demi-douzaine de championnats du monde et d’Europe d’arts martiaux sous les couleurs espagnoles. Il était devenu une idole à Melilla, un modèle pour les jeunes de la ville autonome. Youssef Kaddour reçoit hommages et récompenses dans son « coin de terre » et devient même un éphémère conseiller du gouvernement local. Jusqu’à ce que Mohamed VI croise son chemin.

Youssef Abdesselam Kaddur (Melilla, 1985) a fêté ses 40 ans le 2 janvier. Il est devenu l’un des plus fidèles confidents de Mohamed VI. Un écuyer et garde du corps qui a rejoint l’entourage formé par le clan des boxeurs Azaitar, les trois frères Abu Bakr, Ottman et Omar qui accompagnent le monarque dans tous ses déplacements depuis son divorce avec Lalla Salma en 2018 et qui jouissent d’une vie de haut niveau, dans les résidences et les dépenses luxueuses du monarque.

Shopping avec le monarque à Abu Dhabi

Sa présence imposante, sculptée par des heures en salle de sport, n’est pas passée inaperçue. L’été dernier, il a passé ses vacances avec Mohammed VI à Medik, une ville côtière près de Tétouan. Début janvier, Kaddour a accompagné le roi lors de sa visite à Abou Dhabi, la capitale des Émirats arabes unis. Sur les images qui ont été diffusées, le natif de Melilla se promène avec le monarque alaouite dans un centre commercial de la ville. Tous deux descendent un escalator au milieu de la foule présente dans le centre. Mohammed VI, le bras en écharpe, porte une chemise orange vif et un bas de survêtement ; Kaddour, lui, porte une chemise blanche.

Ce n’est pas la première fois qu’il est filmé en train d’accompagner le monarque malade. À Melilla, cette amitié ne surprend pas. « Je me souviens avoir reçu une photo de cette relation étroite avec le pouvoir marocaine, mais je ne me souviens pas d’autres détails », admet Eduardo de Castro, l’ancien président de Melilla. Kaddour a été conseiller à la jeunesse dans son premier gouvernement, fruit de l’accord entre Ciudadanos, PSOE et Coalición por Melilla qui a évincé Juan José Imbroda. Il a été nommé le 4 juillet 2019 et est resté en poste jusqu’en novembre de la même année.

« Il ne s’est ni bien ni mal comporté. Il n’a pas joué un rôle important. Il n’avait pas le temps de faire quoi que ce soit », se souvient De Castro. Kaddour a rejoint l’exécutif dans le quota de Coalición por Melilla, la formation fondée en 1995 par Mustafa Aberchán en tant que scission du PSOE Melilla et qui fait l’objet d’une enquête depuis 2023 pour un complot présumé de fraude électorale, de corruption et de vol de votes par correspondance. « Dès que j’ai su qu’il était lié au Maroc, je lui ai retiré la médaille de la ville et tout autre avantage. C’est de la déloyauté », dit De Castro, aujourd’hui retiré de la vie politique. « Dès que j’ai eu connaissance de tout cela, j’ai dit qu’il devait être démis de ses fonctions. C’est ce que j’ai fait lors du premier changement de gouvernement », ajoute-t-il.

Kaddour avec le président de la ville autonome de Melilla, Juan José Imbroda (Parti Populaire, droite) en 2018, lors de la remise de la Médaille d'or

Une enfance marquée par les brimades à l’école

Jusqu’à la fin de la dernière décennie, Kaddour était une figure importante de Melilla. Ses réseaux sociaux attestent de cette idylle avec sa ville natale. En 2017, après que des groupes locaux ont dénoncé le manque de soutien du gouvernement local à sa carrière sportive, il reçoit une série d’hommages signés par le Centre UNESCO de Melilla et l’Association de la presse sportive de la ville autonome. Un an plus tard, le gouvernement de la ville lui a décerné la Médaille d’or de Melilla, la plus haute décoration. Cette distinction a été acceptée à l’unanimité par les groupes politiques représentés à l’Assemblée.

À l’époque, Kaddour se vantait de ses origines mélilliennes. Dans l’une des vidéos publiées sur son compte Youtube, il reconnaît avoir été victime de brimades à l’école. « Mon enfance n’a pas été facile. J’ai été victime de brimades. Je me souviens encore de choses comme être battu à l’école, qu’on me prenne des choses, qu’on m’appelle par des noms, qu’on me donne des surnoms, j’ai vraiment vécu des moments difficiles », explique-t-il. Ces souvenirs amers sont confirmés par sa mère. « Il n’a pas passé de très bons moments à l’école lorsqu’il était enfant. Il était toujours très en colère. Nous savions qu’il vivait mal et c’est pourquoi nous avons eu l’idée géniale de lui faire faire du karaté pour qu’il sache se défendre », raconte sa mère. « J’ai commencé à nager et à faire du karaté pour gagner en confiance et savoir me défendre. Une fois que j’ai essayé le sport, c’était comme une drogue pour moi. Il s’agissait avant tout de m’améliorer : essayer d’être le meilleur en tout, que ce soit en classe ou dans n’importe quel sport ».

Intime avec les frères Azaitar
Kaddour collectionne les photos sur les réseaux sociaux avec les frères Azaitar, devenus la « nouvelle famille » de Mohamed VI après son divorce.

Une ambition et une compétitivité qu’il a conservées intactes à l’âge adulte, sur les tatamis où il s’entraînait et affrontait ses rivaux. Alejandro Liendo, l’un de ses entraîneurs pendant ses années au sommet de la discipline, le confirme : « Nous avons préparé ensemble le championnat d’Espagne de grappling et le championnat du monde de BJJ [jiu-jitsu brésilien] . Il a été champion dans les deux et son implication en tant qu’athlète a été exceptionnelle ». « Très discipliné, avec une très grande capacité d’effort et de sacrifice, comme cela est exigé d’un athlète d’élite de ce niveau. Il ne se plaignait jamais, il était toujours prêt à donner 100 % de sa journée et il avait une personnalité irrésistible », se souvient-il dans une conversation avec ce journal.

Kaddour a régné sur le grappling (sans kimono), le grappling gi (avec kimono) et le jiu-jitsu brésilien. Entre 2016 et 2018, il a bénéficié de l’ADO, le programme de soutien au développement et à la promotion des athlètes espagnols de haut niveau au niveau olympique. Sa dernière médaille remonte au printemps 2019 à Bucarest. Dans la capitale roumaine, il a remporté le bronze au championnat d’Europe de grappling. Les succès de sa carrière sportive, qui a débuté en 2011 avec une médaille d’or aux championnats d’Europe de Lisbonne, se sont achevés à Bucarest.

Kaddour à l’académie des frères Azaitar en 2020

Le Maroc, sa nouvelle patrie

Le jeune homme, qui a étudié les sciences de l’environnement à l’université de Grenade et a passé de longues périodes de formation aux îles Canaries, a inauguré quelques mois plus tard son éphémère carrière politique, dont il n’existe pratiquement pas de photos ou de vidéos. En 2020, ses pas l’ont conduit au Maroc, sous la houlette d’Aboubakr Azaitar, un ancien détenu en Allemagne devenu boxeur, qu’il considère comme « un frère ». Aboubakr est l’un des membres de « cette nouvelle famille » - comme certains l’appellent avec un malaise évident au palais - qui suit Mohammed VI dans ses absences prolongées du trône.

En août 2020, Kaddour annonçait dans ses réseaux « une nouvelle étape ». « « Avec beaucoup d’enthousiasme et de nouveaux objectifs. Alhamdulillah pour les personnes qui chaque jour font ressortir la meilleure version de moi, comme cette grande équipe. De grandes nouvelles sont à venir. Insha’allah. Focus sur la mission », écrit-il. Il l’accompagne d’un cliché sur lequel il pose torse nu avec d’autres « camarades de mission » sur un fond dominé au centre par le portrait de Mohammed VI en costume. De part et d’autre de l’image figurent les portraits des boxeurs qui composent l’entourage du monarque.

Depuis lors, il a éliminé toute mention de son origine melillienne et les mentions « Maroc » et le drapeau du pays sont reproduits dans tous les messages qu’il publie. Au cours des quatre dernières années, sa présence sur les médias sociaux s’est limitée à rappeler ses exploits et à diffuser des messages de motivation : « S’entraîner en s’amusant, persévérer en se reposant et vivre ce dont on rêve. Ma plus grande motivation et ma plus grande force, c’est la foi. La foi pour Allah » ; la reproduction de citations du prophète Mohamed ; le récit de ses voyages et de ses sorties avec les frères Azaitar ; ou encore la vassalité à Mohammed VI. « Que Dieu protège sa majesté le roi Mohammed VI et lui accorde la victoire, ô Allah tout-puissant, que Dieu le protège, prolonge sa vie et guide ses yeux vers l’héritier du prince secret, le puissant Moulay Hassan, et bénisse la vie de tous les membres de l’estimée famille », a-t-il posté lors de l’un des anniversaires de son accession au trône.

Youssef avec son défunt frère dans une image d’archive

La mort de son frère qui a scellé son destin avec Mohammed VI

Contacté par ce journal, Kaddour n’a pas souhaité s’exprimer. « Il n’y a pas lieu d’attendre, je n’ai pas l’habitude de parler de mes affaires, mais je vous remercie de votre intérêt », a-t-il répondu à une demande d’interview. Une tragédie familiale, la mort de son frère Souli Abdesselam en 2021, a scellé ce lien avec le monarque alaouite qu’il ne cache plus. Le roi alaouite est intervenu personnellement dans le rapatriement du corps.

« Aucun mot ne saurait exprimer notre gratitude pour l’amour et le soutien qui nous ont été témoignés après le décès de mon frère Souli. En particulier à Sa Majesté le Roi Mohammed VI qui, dès le moment du décès, a tout mis en œuvre pour le rapatriement de mon frère, sans tarder plus d’une journée, amenant les proches à l’enterrement, s’occupant de tous les détails et de l’état de la famille, montrant ainsi qu’il est une grande personne. Ma famille et moi-même lui serons éternellement reconnaissants, il aura notre amour et notre loyauté jusqu’à notre mort. Nous lui sommes profondément reconnaissants ».

Un serment qu’il réalise aujourd’hui en tant que garde du corps et complice de Mohammed VI, protagoniste de relations avec les frères Azaitar que le makhzen - le cercle dirigeant du roi - et sa famille biologique considèrent avec beaucoup de suspicion. « Toutes ces relations cachent quelque chose », affirme un membre de l’opposition marocaine, conscient du cercle alternatif d’amis et de fidèles que le roi s’est constitué, loin de tout protocole ou des cercles traditionnels de Rabat.

« À Melilla, nous l’avons perdu de vue. C’était une personne de prestige jusqu’au moment où cette relation avec le Maroc a circulé. Depuis, je n’ai plus de nouvelles de lui. Il continuera à être espagnol, bien que pour le Maroc, la double nationalité n’existe pas. Pour eux, c’est un Marocain qui a choisi de gagner sa vie avec Mohamed VI », conclut De Castro. Dans l’un de ses derniers messages sur Instagram, à l’occasion de l’anniversaire de la Marche verte d’occupation du Sahara alors espagnol, Kaddour résume l’idéal de sa nouvelle vie : « Dieu, la patrie et le roi ».


Le Kaddour new look

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